lunedì 8 agosto 2011

L.A. NOIRE–Team Bondi, Rockstar Games

Atteso da tanti anni e dopo decisioni tribolate il tanto atteso ultimo videogame sfornato dalla Rockstar (in realtà da Team Bondi, ma questa è un'altra storia) ha visto la luce nel maggio di quest'anno. Il gioco, grazie anche ad un innovativa tecnica di animazioni facciali ha stupito tutti fin dai primi trailer circolati nei mesi che hanno preceduto la sua uscita, facendo subito presagire che sarebbe stato il gioco dell'anno e che di sicuro non avrebbe fatto rimpiangere quel capolavoro che va sotto il nome di Red dead redemption.
Il gioco però (a parte evidenti scelte legate alla natura semi-freeroaming del videogame) è diversissimo dagli altri titoli sfornati in questi anni dalla rockstar, e anzi ha un approccio opposto a Gta: l'azione in questo caso non è necessaria, anzi è del tutto superflua (e a dire la verità meno entusiasmante), l'umorismo è del tutto assente, la sensazione di poter fare tutto quello che ci pare e piace non si prova mai, nemmeno per un momento, il gioco mantiene una sua struttura "realistica" e non si discosta mai da quella.
Se proprio si vuole fare un paragone quindi va fatto con giochi come Heavy rain, che mantengono al centro di tutto la storia e le scelte dei protagonisti, anche se in quel caso entrambe erano sviluppate decisamente meglio.
Le decisioni vanno ponderate, le espressioni interpretate (e non sempre la prima impressione è quella esatta, anzi il gioco stesso prova gusto spesso a sviarci e prenderci per i fondelli).
La recitazione dei protagonisti (quasi ci si dimentica che sono dei personaggi di un videogame, visto che sono praticamente identici alle loro controparti reali) è magnifica, sicuramente la cosa migliore del videogame, la grafica (seppur con dei difetti) non è niente male (vista la vastità dello scenario), la storia è interessante (anche se diluita un po' troppo e relegata in secondo piano almeno fino ad un certo punto), l'atmosfera è azzeccata, l'innovatività della struttura di gioco farà storia, ma purtroppo il gioco non riesce a bissare il capolavoro con protagonista il caro John Marston.
Cole Phelps è meno carismatico (anche se la cosa è voluta), la storia è buona ma avrebbe meritato un maggiore approfondimento (alcune scelte sembrano dettate dalla fretta), la vastità e l'accuratezza della città avrebbero meritato maggiore "coinvolgimento".
Insomma i difetti ci sono. Eppure L.A Noire, nonostante sia un gioco controverso (o lo sia ama o lo si odia) è un esperimento sicuramente riuscito e coinvolgente, che sa dare soddisfazioni, soprattutto a coloro che vi si immergeranno e lo assaporeranno con calma, un caso alla volta e con la giusta meticolosità.
Red dead redemption è lontano, ma L.A. Noire non cerca un improbabile confronto, anzi ridefinisce molti parametri videoludici. E non è poco.
Voto 8