lunedì 14 maggio 2012

Serie A 38> Juventus vs Atalanta 3-1 – Del Piero: Lui è leggenda

La passione è ciò che ci rende uomini. Ciò che ci fa piangere, esultare e a volte entrambe le cose assieme. Ciò che ci distingue dai corpi inanimati e dalle piante. Anche se, quest’oggi, mi piace pensare che persino i peli d’erba del campo di siano girati al passaggio del Capitano.

Tutto finisce, prima o poi, nulla è per sempre. Ma solo noi juventini sappiamo come sarà non vedere più il capitano con noi. Così come solo noi comprendiamo e sentiamo sulla pelle e nel cuore, ogni singola parola di questa lettera, perchè dall'inferno al paradiso ognuno di noi ha provato le stesse emozioni sulla propria pelle, uniti gli uni gli altri come fratelli e distanti da tutto il resto come gli abitanti in un lontanissimo pianeta. Solo noi conosciamo il significato di questo trionfo e nessun altro.

Quest’oggi a Torino è passata la storia, beato chi c’era! Nella parata di stelle, le tre sul nostro petto dell’agognato scudetto dell’orgoglio e del ritorno, si è assistito al congedo di una leggenda. Solo lui, come noi, può capire quello che oggi è successo. Solo lui come noi sa cosa ha voluto dire mandar giù veleno ed esser costretto con la forza, dagli altri, a dire che fosse vino. Solo lui come noi, noi juventini! Da quel giorno a Foggia ad oggi pomeriggio in questa meravigliosa casa, che è lo Juventus Stadium, per diciannove anni il capitano ci ha guidato attraverso tutto questo ed oggi è giunto il giorno del doloroso addio. Dell’emozione che riga il volto in uno stadio che pare un tempio in adorazione, quando Alex si erge sulla balaustra e saluta tutti.

Nella giornata della festa più bella, del record di imbattibilità (38 partite su 38) in cui anche chi era rimasto a secco di gol l’ha fatto (Marrone e Barzagli) e in cui anche il destino, pur di realizzare la giornata perfetta è stato disposto a sacrificare uno dei suoi figli preferiti. Con Manninger già pronto, infatti, Chiellini si stira e macchia la festa, ma al suo posto etra Barzagli, il ventesimo marcatore, che entra giusto in tempo per segnare su rigore. Difficile sarà vedere Chiellini domenica nella finale di Roma, ma speriamo potergli dedicare un’altra stella. D’altronde anche nel giorno più perfetto, una piccola nuvola può offuscare il cielo.

Ricorderemo questa giornata a lungo e molti di noi rimpiangeranno di non essere stati allo stadio per anni. Ma se alla fine dovesse arrivare questa Coppa Italia, davvero sarebbe un anno memorabile più di quello che davvero è. Davvero potremmo lasciarci andare alle lacrime più dolci.

lunedì 7 maggio 2012

Serie A 37> Cagliari vs Juventus 0-2–CAMPIONI D’ITALIA, 30 volte Uber Alles

Trenta scudetti entrarono a Trieste tutti e trenta in tripudio. la lunga cavalcata è arrivata a destinazione, la nave è salpata nell’onirico porto senza ritardi, anche dopo il tribolato infortunio buffoniano col Lecce. Il riscatto è compiuto, la gioia è immensa, dopo sei anni di inferno e purgatorio siam giunti nel nostro meritato paradiso. Un pensiero particolare va dunque a lui, il portierone che per tre giorni ha avuto un solo pensiero in testa, la speranza di non aver il più grande rimorso sulla coscienza. Passando per il capitano, forse all’epilogo con questa maglia, ma, dovesse essere così, epilogo più dolce di quello che avrebbe (forse) pensato. Pirlo, il faro, l’elemento fondamentale di questa traversata, regista che detta ritmi e cadenze. Senza dimenticare neppure chi non ha potuto esserci, come Nedved (li in tribuna) ma anche Camoranesi, Trezeguet e tutti quelli che sono stati con noi in B

Poi Conte, artefice di questo artificio che dal settimo posto di Ferrara-Zaccheroni-Del Neri ci porta di nuovo a casa, la terra della vittoria. Colui che attira i mugugni e le ire degli avversari, forse quelli più talebani. La chioccia che difende la sua creatura da tutto e tutti. Il presidente, mai domo e sulla strada dell’orgoglio sempre vivo. E Dedicato anche a noi, che abbiamo sofferto e siam stati scherniti, canzonati, derisi e persino compatiti come i poveri cristi. A no che abbiamo riempito quel fantastico stadio ogni volta, che abbiamo cantato “siamo noi, siamo noi…” per gran parte della stagione senza finire la frase, come scaramantici Paolo Bitta, sempre divisi tra speranza, presunzione e rassegnazione, quando 4 punti ci dividevano da quella vetta che era stata nostra per gran parte della stagione.

Più forti di ancora quei pochi che vedono i Muntari un lontano feticcio pagano, che ancora non riescono a vedere cosa ha fatto questa squadra. Imbattuta per 37 partite, con la miglior difesa, un possesso palla da big europea (terza), col maggior numero di uomini in gol, 22 vittorie senza contare i molti pareggi, eppure siamo a 81, uno in meno del Milan scudettato dello scorso anno e con una partita in meno. Con una finale di Coppa Italia ancora da disputare che potrebbe incorniciare il capolavoro. che dire ancora di più? Giusto il fatto che con il gol di Cambiasso non dato ora zitti col gol di Muntari, che segniamo al 6’ come i sei anni in esilio e al 29’ (st) come gli scudetti che avevamo fino a ieri e che non ci riconoscevano. Per finire con un simbolo 5 Maggio 2002, Udinese-Juventus 0-2 e Lazio-Inter 4-2 --- 6 Maggio 2012, Cagliari-Juventus 0-2 e Inter-Milan 4-2. Mai uno scudetto della Juve fu’ più simbolico e significativo.

giovedì 3 maggio 2012

Juventus vs Lecce 1-1–non ci pensate più, è andato

Fare 10 vittorie consecutive era una cosa successa soltanto ad una Juve, quella che rischia di rimanere l’ultima scudettata, non fare questo filotto ora significa non eguagliarla, con tutta la cabala che ne consegue. Certo mi si dirà che santifico troppo le impressioni e le cose successe nella ciclica storia, che la batosta è davvero terribile e può portare a giudizi affrettati, ma tutti i giudizi affrettati che porterà alla fine rischieranno di essere veri.

Proviamo ad accendere il cervello, le possibilità di vittoria finale a mio parere si sono capovolte. Con quale morale scenderanno in campo questi calciatori, senza esperienza di vittoria alle spalle, e con quale morale scenderà in campo Buffon, che resterà nella storia della Juventus anche per questo. D'altronde come si è visto al primo sbaglio si sarebbe pagata cara e non c’è bisogno di perderle queste partite per uscirne sconfitti.

L’atteggiamento della squadra mi ha fatto arrabbiare parecchio. Più volte quest’anno abbiamo giocato con questa spocchia e superficialità, non chiudendo una partita dominata, gigioneggiando troppo con la palla tra i piedi, poche volte ci è andata bene molte altre l’abbiamo pagata. Dopo una serie di cross lunghi e tacchi pericolosi di Bonucci cade in fallo proprio chi per altre due volte, nella stessa partita, ci aveva fatti imprecare. Tanto tuonò che piovve. Questo grandissimo campione, che di nome fa Gianluigi, non è la prima volta che si cimenta in queste “Buffon-ate”, tanto più grave è il gesto perchè come detto reiterato nella stessa partita.

Sarà stata la stanchezza per le troppe partite in pochi giorni fatto sta che in Italia le chiacchiere sono troppe. Le partite prima di essere giocate in campo sono giocate in tv e nei bar ogni santo giorno. La disfatta di Perugia non ci insegnato nulla, o quanto meno agli juventini dell’ultima ora. Non si festeggia mai prima nel calcio, non ci si deve mai fidare degli animali feriti, e in questi giorni ho visto e sentito troppa sicurezza. Qui non centra la stramaledetta scaramanzia, ma una tecnica mediatica che ai disperati porta l’ultima speranza. Complimentoni a chi si è fatto abbindolare dai “tanto avete vinto”, un applauso ai senza cervello che se ne fottono della matematica.

Ma quello che mi darà più fastidio alla fine e di far ridere i polli… o dovrei dire le acciughe. Perchè va bene perderlo ma far ridere i fessi è la sconfitta più amara.