martedì 29 maggio 2018

ARENA - DOUBLE VISION (2018)

Sono passati già tre anni dall'album precedente (il discreto The Unquiet Sky) ed ecco che gli Arena rifanno capolino in questi giorni con un nuovo lavoro: Double Vision. Il titolo potrà sembrare già sentito ed in effetti lo è: è lo stesso di un brano pubblicato giusto 20 anni fa all'interno di The Visitor (ma a livello sonoro non ci sono somiglianze così marcate col brano in questione), album che in un certo sensò portò il gruppo verso lidi più "duri" e più commerciali rispetto a quelli degli esordi. Se infatti il gruppo di Mike Pointer, Clive Nolan e soci era nato come "risposta ai Marillion" in un periodo nel quale, orfani di Fish, questi ultimi cercavano un approccio più da "classifica" è altrettanto vero però che gli stessi Arena col passare del tempo appiattivano il loro sound infarcendolo di riff di facile presa e trasformando il loro new prog in un prog metal melodico tutt'altro che originale (laddove invece i Marilllion, al contrario, si riappropriavano di sonorità più cangianti e sfornavano lavori sempre più convincenti). E' proprio a quel The Visitor del 1998 che questo nuovo album vorrebbe ispirarsi (purtroppo non certo nella discutibile copertina) riuscendoci solo in parte, ma regalando comunque ottimi momenti.

L'intento è in effetti proprio quello di offrire un qualcosa che suoni simile agli ultimi album ma che in un certo senso suoni anche affine ai primi lavori della band. Questa "doppia visione" è evidente soprattutto nella differenza tra "struttura" del disco e sonorità effettive. Se infatti la prima abbandona i tanti brani di breve durata, abbracciando invece pezzi più lunghi ( solo 7) e addirittura una suite di ben 23 minuti di durata (la più lunga della carriera), dall'altra nel sound non si sente un cambiamento particolarmente incisivo, anzi a tratti le sonorità si fanno persino più pesanti e meno ariose rispetto a quelle dell'album precendente.
La partenza con "Zhivago Wolf" è abbastanza emblematica: inizio con riffone stile prog metal e voce, sviluppo più "classico", con un ritornello "facile" ma indovinato, che nel finale si fa più veloce e incalzante. Pezzo orecchiabile e in pieno stile Arena insomma con qualche sfuriata metal qua e là. Lo stesso inizialmente si potrebbe dire con il secondo pezzo,"The Mirror Lies", che sembra avere una struttura simile ma presente una maggiore varietà: il riffaccione è spezzato da parti acustiche e più delicate e anche il ritornello è orecchiabile ma più articolato. 

"Scars" parte con un intro acustica con chitarra e voce in evidenza per poi rivelarsi una semiballad sferzata comunque nella seconda parte da sonorità più potenti, resta comunque tra i pezzi più canonici dell'album, per quanto piacevole. Di durata simile è la seguente "Paradise of Thieves" ma in questo caso si torna a sonorità più prettamente prog metal che però sembrano sviluppate meglio, così come il crescendo che conduce al ritornello (ancora una volta poco originale ma ben costruito) quasi "pendragoniano" (con un Nolan meno in primo piano) anche grazie ad una chitarra che non si limita ad offire riff ma regala qualche breve assolo molto piacevole.
"Red Eyes" è tra i pezzi più lunghi dell'album e ancora una volta è aperta da un riffone chitarristico stavolta quasi hard rock ma le strofe risultano più ariose e in linea con un pezzo new prog. Nella seconda parte si fanno più presenti le tastiere ma l'andamento del pezzo rimane pressochè invariato. Con un ritornello migliore forse sarebbe stato uno dei pezzi migliori del disco. L'esatto opposto di "Poisoned", unica vera ballata e unico brano "acustico" dell'album: piacevolissima, orecchiabile, con un ritornello di facile presa.

E si arriva  così alla famigerata suite da quasi 23 minuti: "The Legend of Elijah Shade". I primi minuti sono quanto di più Marillioniano (quelli di Fish) possa esserci (ascoltate ad esempio la parte che comincia al quarto minuto): piano, cantato teatrale, chitarre acustiche, saliscendi umorale. Sembra insomma di essere tornati indietro nel tempo anche per il gruppo con sonorità che fanno tanto "Songs form the lion's cage". Al sesto minuto la suite si indurisce ma mantiene sonorità new prog assimilabili a quel citato "The Visitor", per poi dal minuto 14 tornare a spostarsi sui solidi lidi rocciosi e assimilabili a quelli degli altri brani (non prima di una breve digressione di Nolan all'organo). Gli ultimi minuti ci riportano invece a sonorità classiche e lontane nel tempo, con la chiusura epica che rimanda a quelle di Sirens (1996) e Solomon (1995), ma di durata inferiore. Un pezzo a tratti davvero evocativo e ben ideato, forse però poteva durare qualche minuto meno.

Double Vision è insomma come detto un prodotto ambivalente: da un lato si sforza di riproporre una struttura e alcune caratteristiche abbandonate nel corso degli anni dal gruppo, dall'altra parte però questo si scontra con sonorità troppo simili agli ultimi (non eccezionali se paragonati ai primi) album, anzi a tratti enfatizzando ancora di più l'adagiarsi sul riff facilotto che appiattisce i pezzi. 
In definitiva se amate gli Arena ci troverete le consuete sonorità orecchiabili ed epiche, perfino qualche bella sorpresa qua e là, se invece cercate la rinascita sonora del gruppo o il miglior album della loro discografia potreste restare delusi

Voto 7

venerdì 25 maggio 2018

Sneaky Pete - seconda stagione [Serie Tv 2018]

Avevamo chiuso la recensione della prima stagione di Sneaky Pete con una considerazione: probabilmente sarebbe stata più azzeccata una stagione autoconclusiva, c'è infatti il rischio che questo tipo di produzioni (è insito nel genere) finiscano per diventare ripetitive e spesso la parodia di se stessi (vedi le ultime stagioni di Dexter). Il reiterare certe soluzioni, alcuni escamotages classici, rendere alcuni personaggi sempre più sprovveduti ma sempre più fortunati nel farla franca o scampare alla morte (vedi sempre le ultime stagioni di Dexter) quando invece prima erano ingegnosi, sono tutte possibilità che bisogna mettere in conto una volta che si decide di far durare una serie di quel genere per più stagioni. Rischio quindi che si può applicare perfettamente anche a Sneaky Pete. Torna quindi il gangster che tiene il nostro Marius/Pete sotto scacco, tornano i suoi "complici", torna il piano per sgraffignare il bottino del gangster magari levandoselo definitivamente dai piedi, torna la famiglia "finta" da tenere buona per poter fare il colpo... Ci troviamo insomma davanti al classico more of the same: situazioni assimilabili a quelle della prima stagione però elevate al quadrato: più personaggi, più segreti, più situazioni bizzarre, più grane da risolvere, colpo più in grande stile...Si nota insomma a tratti una maggiore esagerazione e una certa confusione nel dipingere le varie sottotrame. Il risultato è una seconda stagione meno lineare e più precaria ma che alla fine funziona lo stesso grazie alla forza dei personaggi. Però non c'è Bryan Cranton.

sabato 19 maggio 2018

Serie A 38> Juventus vs Verona 2-1 - Lacrime nella pioggia

13 Maggio 2012 - 19 Maggio 2018, da Del Piero a Buffon. Sette anni, sette scudetti, quattro Coppe Italia, ma oggi è sembrato come vedere riavvolgersi un nastro. Ad una ad una le bandiere lasciano e ti accorgi che una volta anche tu eri bambino, poi sei stato adolescente, sei diventato un uomo, ma non sono i primi peli bianchi a darti la dimensione del tempo che passa quanto partite come queste in giornate come queste. Solo domani, quando nella prima partita ufficiale, non leggendolo nella formazione, inizieremo a capire quanto grande sarà la sua assenza.

venerdì 18 maggio 2018

Sneaky Pete - prima stagione [Serie Tv 2015-17]

Non si può certo dire che Bryan Cranston, dopo la chiusura di Breaking Bad, sia rimasto con le mani in mano, anzi negli ultimi anni si è imbarcato in una miriade di progetti: sia come attore nei ruoli più disparati (Trumbo, Proprio lui?), che come doppiatore (L'isola dei cani), che come produttore (Philip K. Dick's Electric Dreams). Non si è fatto mancare nulla insomma. Ci mancava solo che si mettesse a fare pure il regista o lo sceneggiatore e il quadro era completo. No, a dire la verità ha fatto pure quello e tutto in una sola serie tv: Sneaky Pete. Quest'ultima infatti non solo è stata creata dallo stesso Cranston (assieme a David Shore) ma egli ne è anche lo sceneggiatore, il regista (per un episodio) e ci recita pure. Ha fatto un po' tutto lui insomma. Uscita nell'arco di un paio di anni (dal pilota, del 2015, alle seguenti 9 puntate rilasciate nel 2017) sul servizio streaming di Amazon Video, Sneaky Pete è forse quanto di più vicino ci possa essere per Cranston alla serie ideata a suo tempo da Vince Gilligan: così come per Walter White, la serie è basata infatti su un criminale (Pete Murphy) costretto a barcamenarsi continuamente tra vicende criminose e vita quotidiana in una famiglia inconsapevole, solo che qui non ci troviamo davanti ad uno spacciatore ma ad un truffatore: talmente truffatore che pure la famiglia non è la sua vera famiglia e pure l'attore protagonista non è Bryan Cranston ma Giovanni Ribisi

lunedì 14 maggio 2018

Serie A 37> Roma vs Juventus 0-0 - Il Sette, Re Di Roma

Dispari, difettivo, idoneo, felice, fortunato, congruente, odioso, ma soprattutto PRIMO... proprio come noi. Sono le proprietà matematiche del numero sette. In Juve-Milan mi sono soffermato sulla numerologia del numero quattro, parlando del ricorso che tale numero ha avuto in quella partita sin dalla coreografia sugli spalti, ma non c'è numero più magico del sette. Dalle sette meraviglie del mondo a i sette cavalieri dell'apocalisse. Dai sette mari ai sette nani. Dai sette re di Roma al sette re di Roma.

sabato 12 maggio 2018

The Good Place - seconda stagione [Serie Tv 2017-18]

E' difficile per una serie tv comica riuscire a far ridere e allo stesso tempo offrire spunti di riflessione, una morale, un qualcosa che vada al di là della sola battuta fine a se stessa. Il 90% delle produzioni si affidano così al facile e sicuro doppio senso o, al contrario, risultano troppo "buoniste" per essere efficaci a livello comico-dissacrante. La prima stagione di The Good Place dimostrava invece che era possibile un perfetto connubio tra momenti leggeri ed altri più "impegnati" senza mai perdere di vista l'obiettivo primario: far divertire. Il merito principale della creatura di Michael Schur (Brooklyn Nine-Nine) era quello di offrire sempre nuove soluzioni e trovate, sviando il "gia' visto" e il banale, anche quando sembrava si ficcasse in un vicolo cieco. Il punto forte della serie insomma è sempre stata la trama.

giovedì 10 maggio 2018

FINALE COPPA ITALIA> Juventus vs Milan 4-0 - Il Milan fa all-in ma il poker lo caliamo noi

Questa storia parte con un autogol sugli spalti e finisce con uno in campo... o forse dovremmo tornare un po' più indietro, alla scorsa estate, quando la corazzata Milan ci scippava Bonucci per interrompere la nostra lunga egemonia nazionale con un gioco di prestigio basato su una serie di equilibri spostati, fumo bancario e specchi di mercato. A quanto pare invece non ci si può improvvisare apprendisti stregoni, né spacciare un improvvisato intruglio alchemico cinese per un formula matematica ben collaudata e scientifica come quella bianconera. Quale che sia l'inizio di questa storia quindi il suo risultato finale è sempre lo stesso, semplice e immediato come moltiplicare 4x4.

domenica 6 maggio 2018

Serie A 36> Juventus vs Bologna 3-1 - Sorci Verdi e Costa sicura

Per citare Sandro Scarpa: "Dopo Madrid la squadra ha spento tutto: testa, gambe, luci, motore, solo nervi. E Douglas Costa se l'è caricata sulle spalle come uno zainetto e ha scalato da solo l'Everest", non è dunque un caso che questa partita mi abbia ricordato molto da vicino proprio quello Juve-Samp, arrivato subito dopo la delusione del Bernabeu. Alla vigilia di quella partita dissi che sarebbe stata la partita più importante della stagione, perché sarebbe stata la partita in cui avremmo capito come quella eliminazione avrebbe influito sulla squadra. Eccettuato per il vantaggio del Bologna, quella partita la vincemmo in maniera simile: Spenti, stanchi ma con un asso nella manica, Douglas Costa. Di fatto fu da quella partita che capimmo che avremmo avuto bisogno di giocatori come Douglas Costa.

giovedì 3 maggio 2018

Ash vs Evil Dead - terza stagione [Serie Tv 2018]

Non c'è cosa peggiore per una serie tv che essere "cancellata" a pochi episodi dalla fine di una stagione. Gli autori sono lì  che si inventano il cliffhangerone che lasci tutti con l'acquolina in bocca in vista della stagione successiva (o a volte ne immaginano uno esagerato e shock per cercare di "salvare la baracca") e sbam: gli chiudono la porta in faccia. In questo modo spesso non solo si gettano alle ortiche delle premesse interessanti per il futuro (se il cliffhanger non è così invadente) ma pure l'intera serie (se si lascia tutto in sospeso)  mollando gli spettatori con quella vaga sensazione...di esserselo preso in quel posto.
In pratica il telefilm resta in un certo senso "monco", perdendo anche quell'interesse che potrebbe avere per chi lo deve recuperare "a posteriori", pensiamo ad esempio a serie, certo non esaltanti, ma comunque "incomplete", come The Event, The Whispers, The Mist (si, iniziano quasi tutte con "The")...Una sola stagione e senza un vero finale.
Quanto detto sopra si puo' applicare (purtroppo) per certi versi alla terza e (ahinoi) ultima stagione di Ash vs Evil Dead, chiusa come un fulmine a ciel sereno a pochi passi dal tranguardo (a questo punto finale). Una stagione inferiore probabilmente alle prime due ma con piu' di una scena memorabile, che evidentemente non ha riscosso (a livello di ascolti) quanto previsto.

martedì 1 maggio 2018

American Gods - prima stagione [Serie Tv 2017]

Cercare di descrivere in poche righe cosa è (e di cosa parla) American Gods è impresa piuttosto ardua. E allora partiamo dal titolo: American Gods parla di Dei (americani ci aggiungiamo), abbastanza ovvio. Si ma quali Dei? Tutti. Tutti? Esatto, non si fanno distinzioni tra cattolici, musulmani, pagani, "Dei moderni" molto più terreni, si arriva perfino a scomodare figure del folklore e della superstizione. Tutti gli Dei hanno infatti il loro spazio ed esistono se c'è qualcuno crede in loro. Ecco allora che possono benissimo coesistere pure più di un solo Gesù Cristo, a seconda di come viene idealizzato dalle religioni che lo venerano. E tutti questi Dei stanno in America. Cosa ci stanno a fare? Non si sa bene, ma sostanzialmente si fanno la guerra, una guerra che vede fronteggiarsi due grandi fazioni: quella degli Dei Antichi e quella degli Dei moderni che in qualche modo li hanno soppiantati (idealmente la tv, internet, i telefonini ecc). Se tutto questo vi sembra folle in realtà è una delle poche cose che si possa chiamare "filo conduttore" delle puntate, perchè il resto sarà un misto tra il folle, il, grottesco, il bizzarro, lo splatter, il drammatico...
Tutto in sole 8 puntate che, va bene durano attorno ai 60 minuti ognuna, ma sono decisamente poche per tutto questo minestrone di eventi ed ambizioni. Basteranno?