giovedì 19 giugno 2025

Al Ain 0-5 Juventus – Fifa Club World Cup – Washington bianconera


Sto andando a Washington. Ma cosa vado a fare, non lo so
. Dicono ci sia tutto il mondo, ma io riparto dal fondo, più dal futuro preoccupato che con speranze di mercato. Mi alzo alle tre di notte... anzi non vado proprio a dormire. Peggio di me, comunque, sta messo solo quel giornalista di Fanpage, costretto a sorbirsi questo 5-0 notturno e a metter su una "reaction" scritta, più che un articolo giornalistico. Dopo dieci minuti aveva già capito come sarebbe finita e nonostante tutto non è andato a dormire, restando stoicamente a farsi del male con gli stecchini agli occhi.

Ma cos'è che sta volando? Sembra una pallina. Qualcosa sta ancora volando. E lentamente si avvicina. Proviene dal cross di Alberto Costa, stanotte in grande spolvero, è finisce sulla testa di Kolo Muani, in volo su Washington come il personaggio dell'omonima canzone di Lucio Dalla. È proprio da quel gol iniziale che parte la filippica del nostro "fanpager" contro le l'Al Ain. Reo di non aver bissato l'impresa del Monterrey contro l'inter. Altro che 10-0 del Bayern contro i dilettanti neozelandesi, sono gli emiratini ad essere indegni di partecipare a questa mensa.

Come se non bastasse la Juve lo trolla, scendendo in campo col pigiama a righe colorate in allenamento e vince in ciabatte, per citare la stessa penna. Cromaticamente, però, sembra più Fiorentina-Lazio, dato il celeste con richiami acquatici, o giù di lì, della nuova seconda maglia della Juve. Liquida come la pratica di questa partita, stappata, versata e bevuta già nel primo tempo, con quattro gol. Tutto sommato una buona amichevole estiva, anche in un'ora più fresca delle altre. Sempre meglio che restare svegli per vedere l'inter pareggiare col Monterrey. Dusan e koop quelli che sembrano divertirsi meno.
Conceição invece gioca e segna quasi volesse dimostrare di esser degno di rimanere. Yildiz è la ciliegina in mezzo a questa torta di doppiette. L’unico dei tre marcatori sicuro di rimanere  

Ma passiamo alle dolenti note. Partiti da Torino eravamo bianchi e neri e ci chiamavano zebra ma per mano di un bianco di nome John Elkann, abbiamo subito l'umiliazione più grande. Quella di essere costretti a fare da sfondo, e da screensaver, a un pagliaccio coi capelli arancio. Uno che chiama soccer il calcio e gioca a palla col mondo tenendolo in mano. Lo schiaccia fino a renderlo ovale, come il suo studio e come un pallone del Super Bowl. Uno che ad ogni piccolo movimento, spara... quando va bene solo cazzate. Nel suo show tutto americano passa dal parlare di uno sport (che non conosce) alla terza guerra mondiale (che vivrà nel suo bunker), spesso non capendo la differenza che passa tra l'uno e l'altra. Non sono sicuro se ti bombardo davvero, non sono non sono sicuro, dice citando incoscientemente Baglioni e parlando dell'Iran. Tutto mentre la Juve è dietro a fare da carta da parati.

I più imbarazzati sono proprio i due americani, per suo dispiacere entrambi neri. Come quando chiede se noi giochiamo a calcio insieme alle "femmine", ma non ha ancora deciso, il vero rischio è che diventiamo femminucce anche noi o se le femminucce corrano il rischio di diventare maschiacci se passano troppo tempo insieme a noi. Lo schifo più totale. La pagina più brutta del nostro mondiale e non siamo ancora stati eliminati.

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