venerdì 26 settembre 2025

Adolescence - miniserie (2025)

Citata da chiunque e in qualunque contesto (anche per supportare tesi in antitesi tra loro), premiata dal pubblico e premiatissima dalla critica (guardare il trionfo gli ultimi Emmy), ma davvero Adolescence è la serie dell'anno? O è il classico bluff che acquista consensi più grazie al passaparola e ai meme che al contenuto? Cosa la rende così diversa da tutte le altre serie in circolazione? 

Beh, una cosa indubbiamente colpisce fin da subito: il suo particolare stile visivo. Ogni puntata è infatti un lunghissimo piano sequenza senza stacchi. Immaginate la difficoltà di attori e della troupe nel dover girare tutto senza un'attimo di pausa. Non è certo il primo esperimento di questo tipo, nemmeno tra i più recenti (singolare che l'altra serie premiatissima agli Emmy, The Studio, sfrutti la stessa tecnica). Ci sono indubbiamente esempi più celebri. Ma è il modo col quale è stato concepito il tutto che risulta peculiare. La bravura degli autori sta nel non fare mai sembrare le scene troppo forzate, come fosse un semplice esercizio di stile che dopo un po' stanca. No, qui al contrario, la cosa è resa in maniera così naturale che dopo un po' ci si fa prendere dalla recitazione dimenticandosi dell'aspetto tecnico, per poi magari tornare a chiedersi solo in determinati momenti "come ha fatto la telecamera ad attraversare quella finestra?". I movimenti sono fluidi e naturali anche nelle situazioni più movimentate, laddove spesso in questi casi in passato abbiamo assistito alle classiche "telecamere ballerine" che dopo un po' causavano mal di testa nello spettatore. Il piano sequenza continuo piuttosto che sembrare artificioso, insomma, contribuisce invece a dare un senso di realismo alle scene e rendercele più plausibili (anche nei momenti più eccessivi), non permettendo mai allo spettatore di staccare dalle emozioni. Magari è una caratteristica non necessaria, ma contribuisce indubbiamente a donare stile alla rappresentazione delle varie sequenze. 

Si, Ok il lato tecnico, ma a livello di contenuto? Di trama? 

"Non vi preoccupate, questi non hanno niente in mano, è un caso che si risolve facilmente, vedrete, e poi io sono il re degli avvocati d'ufficio"

Anche dal punto di vista contenutistico ci troviamo di fronte ad un telefilm particolare, che evita di percorrere strade troppo battute. Quello che inizialmente sembra un thriller poliziesco (lo è solo la prima puntata), in realtá è tante altre cose: un dramma intimista, un'analisi spietata sull'adolescenza, sull'essere genitori, sulle conseguenze delle proprie azioni e scelte, sul ruolo della scuola e dei social nell'epoca in cui viviamo, sulla rabbia maschile. 
Le puntate sono solo 4: non c'è alcun mistero insondabile da svelare, alcun depistaggio, colpo di scena, coup de theatre. Solo un ritrattato realistico e crudo sulle conseguenze di un omicidio e su tutto quello che gli ruota attorno. 
In questo senso Adolescence è piuttosto originale anche a livello strutturale: ognuna delle 4 puntate analizza un diverso momento e contesto collegato al crimine: l'arresto, l'indagine nella scuola, il colloquio con la psicologa, un momento di vita familiare. Tutte e 4 le puntate hanno un forte impatto emotivo e possiedono una caratteristica piuttosto originale e non priva di rischi: ci fanno vedere sempre e soltanto il punto di vista dell'assassino e dei suoi parenti. La vittima viene solo nominata, vista di sfuggita in foto, descritta attraverso gli interrogatori, tratteggiata sempre in merito alla sua morte. Una scelta coraggiosa indubbiamente (di solito in telefilm di questo tipo la prospettiva è quasi totalmente quella della famiglia della vittima) ma che espone a possibili inciampi.

Il concetto è questo: un omicidio causa un lutto, che a ben vedere riguarda non solo la famiglia della vittima ma anche quella dell'assassino, che oltre a porsi domande come "perchè non ho evitato che accadesse?" "come è stato possibile?", si interroga sul suo ruolo come genitore/sorella/fratello. In questo caso si tratta di un lutto fittizio: quella persona (l'assassino) di fatto non c'è più nell'immaginario dei parenti, eppure continua a vivere e a tormentare con la sua presenza i loro pensieri, come fosse un fantasma in carne e ossa. E in questo che la serie sceglie una strada pericolosa: il racconto dal punto di vista dei parenti dell'assassino è per forza di cose parziale ma è l'unico punto di vista (escluso quello delle forze dell'ordine). E più che naturale quindi ritrovarci di fronte alle fatidiche domande: "come ho potuto non accorgermi di nulla?", "mio figlio prima non era fatto così, quando è cambiato?", ma pure alle sentenze più temute e lapidarie ("mio padre mi picchiava a sangue eppure sono venuto su bene"). Insomma classico il cliché che recita "eh, ai miei tempi si che si stava bene, i giovani di oggi sono tutti folli". 
Qualcuno ci vedrà soprattutto questo. 

Certo, sicuramente l'operazione imbastita da Stephen Graham e Jack Thorne presenta una certa dose di furbizia, ma Adolescence va al di lá della semplice morale spiccia e cerca di mostrare tutte le possibili emozioni dello spettro umano di fronte ad una tragedia di questo tipo (anche quelle che mostrano aspetti discutibili). 
La serie è soprattutto un ritratto impietoso e spietato dell'adolescenza a tutto tondo, che si nutre molto spesso di rabbia, sofferenza, dolore. Non si sottrae quindi a scene che possono apparire troppo "caricate", apparentemente eccessive, o moraleggianti. Sono tutte reazioni istintive e umane (non necessariamente giuste) alla sofferenza e al bisogno di trovare pace o di rispondere a domande angoscianti.


"I giovani di oggi non hanno più rispetto per niente, si stava meglio quando si stava peggio, non ci sono più le mezze stagioni. Vero?"


Adolescence è comunque, come scritto sopra, anche tante altre cose.
È pure una riflessione sul ruolo dei social sulle nostre vite e sul percorso di crescita dei giovanissimi. 
È indubbio ad esempio che i social abbiano contribuito ad una radicalizzazione dei sentimenti, attraverso i loro meccanismi che "premiano" i contenuti più controversi, perché questi sono in grado di regalare più visualizzazioni e spingere a risposte di pari (basso) livello, creando un circolo vizioso secondo il quale ci si spinge sempre più in là. È una cosa che coinvolge tutti noi, ma per i ragazzini tutto finisce per essere ancora più amplificato: perché i social sono gran parte del loro mondo e un commento negativo, un insulto, possono innescare reazioni a volte estreme. I social ci rendono insomma più inclini all'odio e a costruirci "nemici", piuttosto che fornirci semplicemente persone con le quali capire e capirsi di più: non vogliamo più confrontarci con gli altri ma "vincere" su di loro (qualsiasi cosa questo significhi).
Ci stiamo insomma sempre più estremizzando tutti, in una società che sembra sempre più smarrita e incapace di mettere in primo piano il dialogo e la comprensione. Può non piacerci o possiamo fare finta di nulla, ma è in questo modo che vanno le cose. 

Adolescence ci mette poi di fronte anche ad un sistema scolastico britannico (storicamente oggetto di critiche e accuse) che non riesce a trovare un suo equilibrio tra repressività e permissivismo eccessivo. 
È anche un'analisi sulla crisi dell'uomo moderno, che purtroppo a volte prova a trovare delle certezze nella rabbia e in atteggiamenti tossici, in un mondo che sta (giustamente) cambiando. 
È pure una finestra sulla difficoltà di essere genitori in un contesto in costante mutamento, che spesso li lascia smarriti e incapaci di adeguarsi al cambiamento. I figli appaiono distanti e incomprensibili e anziché scegliere il dialogo spesso si sceglie di lasciarli soli con i loro problemi.
La serie affronta insomma tantissime tematiche scomode e dal forte impatto emotivo, senza timori.

Inutile poi citare l'interpretazione perfetta del giovane protagonista (Owen Cooper) in un ruolo non solo complesso da recitare "tecnicamente" (il già citato piano sequenza infinito) ma anche emozionalmente. Il suo passare nell'arco di una stessa scena dall'essere quasi dolce, indifeso, empatico, a mostrare esplosioni di rabbia incontrollata condite da linguaggio violento è stupefacente. Non stupisce che la critica lo abbia premiato. 


"Non sono stato io, quante volte glielo devo ripetere? Le avrò dato qualche coltellata e sarà morta per lo spavento, cosa posso farci? Perchè mi guarda così?"

Adolescence è insomma indubbiamente una delle migliori serie del 2025, premiata a ragione da pubblico è critica. Non ha paura di osare e di inquietare, scegliendo un approccio crudo e senza mezze misure (sia a livello tecnico che contenutistico) che può indisporre a volte, ma è un coraggio che sicuramente va premiato. 


PRO

- L'interpretazione dell'esordiente Owen Cooper in un ruolo complicatissimo
- La tecnica del piano sequenza continuo può risultare non necessaria, ma la sua fluidità e la perizia con cui è adottata contribuisce a rendere le scene più realistiche e costantemente "emozionali"
- Cruda, spietata, non fa sconti a nessuno, non ha paura di incamminarsi in possibili campi minati.

CONTRO

- Qualche scena troppo "caricata" ed esagerata (tipo le reazioni nella scuola)
- Corre il rischio in alcuni momenti di battere troppo sul tasto del moralismo spiccio, anche se non ci arriva mai fino in fondo
-Se non vi fate trascinare dal lato più emozionale (è difficile che accada) potrebbe annoiare in alcuni momenti

Voto 8+


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