E' in quel momento che Brady, attrice di colore, stufa di ricoprire ruoli da comprimaria o da donna indifesa, si presenta come candidata per il ruolo di attore principale. Si attore, perché si dà il caso che il film da "ricreare" al computer è una vecchia pellicola in bianco e nero (Hotel Reverie appunto), una di quelle stile Casablanca, con il classico amore impossibile tra la bella di turno ed il burbero protagonista (che Issa si propone di interpretare). Tutte le star maschili infatti hanno rifiutato e lei è rimasta l'unica candidata. Nonostante l'evidente particolarità della scelta, la sua determinazione ne farà una candidata perfetta, forse troppo. Brandy infatti finirà per entrare troppo nel ruolo e vivere un'esperienza molto più reale di quanto prospettatole.
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"Piacere Brand...Brando. Marlon Brando. Alla tua salute bambina" |
Le dinamiche alla base della puntata a ben vedere sono tutt'altro che originali e anzi ricordano fortemente quelle di altri prodotti usciti parecchi anni fa, tipo Quantum Leap. Abbiamo la persona del presente che si ritrova nel passato (in questo caso non reale ma ricreato), in un corpo che non è il suo. Abbiamo il doversi necessariamente attenere ad un copione prestabilito per fare andare la storia in un certo modo (tipo che se sei nel corpo di un pianista devi imparare a suonare il piano o almeno fingere di saperlo fare). Abbiamo coloro che "dall'esterno" comunicano con il viaggiatore e gli forniscono consigli su come comportarsi per non fare fallire la missione. Abbiamo l'imprevisto: se muori nel corpo dell'ospitante muori anche tu. Insomma il 90% delle situazioni sono simili a quelle del mitico telefilm dei primi anni '90. C'è quindi davvero poco di nuovo nell'idea o nello sviluppo, l'unica variante è che qui il viaggio non è nel tempo ma all'interno di una simulazione. Si respira insomma aria di fantascienza vintage, dove l'aspetto più emozionale è preponderante rispetto a quello più riflessivo (proprio come faceva Quantum Leap).
Non mancano certamente gli spunti di riflessione, che sono tra l'altro quanto mai attuali: il ruolo dell'intelligenza artificiale usata in maniera sempre più massiccia mette infatti a rischio professioni un tempo considerate inattaccabili. Se anche gli attori, i cantanti, diventano digitali, potremo ancora considerare in futuro questa forma di espressione come arte? O prevarrà soltanto l'aspetto meramente economico?
Meno riuscita è invece, come detto, tutta la parte più "fantascientifica" e filosofica della vicenda. Poco approfondita è infatti la presa di consapevolezza della simulazione di essere tale, ad un certo punto si assiste ad una scena che sembra rimandare a The Truman Show ma ci si ferma un passo prima. Viene meno tutto il patos dato dalla scoperta del mondo che non è reale.
Anche l'idea alla base della puntata stessa non sembra perfettamente centrata: perchè un giovane, che odia i vecchi film in bianco e nero e non ne guarderebbe mai uno, dovrebbe guardarsene uno fatto oggi ma perfettamente identico nella sostanza ad un altro dell'epoca (stessa trama, stessa recitazione, stessi attori, stesse battute, stesse scenografie), solo perchè uno dei personaggi è interpretato da un attore di oggi?
Interessante insomma l'idea di unire l'omaggio al cinema d'epoca con l'analisi sulle tecnologie digitali, ma le due cose a tratti cozzano un po'.
La puntata risulta comunque riuscita, pur nella sua prevedibilità e con i suoi difetti. Forse perchè ricorda certe cose più emozionali della serie, tipo San Junipero, e pur non raggiungendone il livello è sicuramente al di sopra della sufficienza.
Voto 7
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