lunedì 19 maggio 2025

Juventus 2-0 Udinese – 37ª Serie A 24/25 – nuotare o affogare


Champions, Europa o Conference? Ora sta solo a noi scegliere. Coi lupi alle calcagna e contro un Venezia con l’acqua alla gola, determinata a lottare per sopravvivere, sarà tutt’altro che una gita in gondola. Quando il Torino stenderà il tappeto rosso a Ranieri, manco fosse quello di Monaco in visita ufficiale, per guadagnarci “l’Europa che conta” (come si dice in gergo) dovremo scegliere se nuotare o affogare nella Laguna, senza poterci permettere di fare il morto a galla. E il pensiero corre a quella partita di andata: e a quel vergognoso punto interno conquistato all'ultimo respiro. Il gradino che per il momento ci fa restare con la testa fuori dall'acqua.

Contro l’Udinese l'imperativo era vincere, senza se e senza ma, per cogliere l’occasione di restare “padroni del nostro destino” (altra frase sputtanata). Dopo un’ora di attesa snervate, la sblocchiamo con Nico e la chiudiamo con Dusan, che sembra un preludio di pioggia, come quando arriva qualcosa attesa da tempo. Entrambi in gol con la nuova maglia (quella della Juve, per il momento) indossata appena in tempo per poter portare il vecchio sponsor in America, assieme al sub-sponsor Visit Detroit. Ad assistere a tutto, in tribuna, il dimissionario Calvo, altro bell'esempio di come rubare lo stipendio. Pagato per trovare un nuovo sponsor ma capace solo di fare beneficienza ai bambini di Save di Children.

Nel frattempo un Ranieri festante, celebrato per un cammino strepitoso, raccoglieva i frutti del suo pianto bergamasco. A farne le spese un Milan fuori da tutto, aggrappato alla sua Supercoppa per non affondare, rimasto in 10 per la stessa gomitata ricevuta dal Bologna, in finale di Coppa Italia. In un calcio sempre più fondato sulla disparità di giudizio, recitato da attori drammatici a cui si chiede di essere robot senza reazioni.

Sugli altri campi, quest’anno, non ci ha regalato mai nulla nessuno, l’abbiamo visto anche con l’Inter, sempre disposta a regalare punti alle nostre dirette avversarie, a costo di gettar via uno scudetto solo per farci un dispetto. Ma se pensiamo a tutto quello che invece abbiamo lasciato noi per strada, con tutti quei pareggi disseminati nel bosco da Pollicino Motta, la rabbia sale. A quest'ora non avremmo dovuto rimanere attaccati all'ultimo treno per il continente. Speriamo di poter sfatare il mal di trasferta di Tudor, vittorioso solo in casa dove però le ha vinte tutte.

Il primo passo l’abbiamo fatto, Ora però siamo alla resa dei conti.

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