In mezzo al frastuono e al trambusto di un mercato in chiusura, fitto di voci sguaiate che confermano e smentiscono sé stesse, in continuazione, come di ciarlanti donnine che si affollano alle bancarelle delle "pezze americane" (perché è questo quello che è diventato il calciomercato italiano oggi) la Juve vince a Genova (e chiamalo poco) mettendo a segno la sua seconda vittoria su due, dal pronti via. Lo fa con l'uomo più discusso del momento, quello con l'eterna valigia in mano, nella sera del definitivo addio a Kolo Muani. Faremmo meglio a godercelo finché dura questo Dusan, visto che oramai resta. E faremmo bene a goderci questa sosta, visto che al rientro arriva l'inter.
Il Ferraris è da sempre un campo rognoso, anche a dispetto del fatto che un certo Motta, un anno fa, ci passeggiò agevolmente. Ma quello era un altro settembre. Un'illusione trasformatasi... tutti sappiamo in cosa. Oggi, tranne che per i novax, spero che molti di noi siano vaccinati per certe illusioni. Ma in fondo il tifoso non cambia mai: subito pronto ad esaltarsi come a deprimersi e soprattutto a fare confronti con l'erba del vicino. Ripartiamo dalla disillusione. Un nebbia che speriamo si dissipi con queste vittorie, ma la strada è lunghissima.
La gara col Genoa, al netto della vittoria (che per inciso resta la cosa più importante in assoluto) non è poi andata così malaccio, bisogna dirlo. Anzi, di cose buone se ne sono viste, a tratti. Innanzitutto si è sofferto il giusto, anche se la paura più grande l'abbiamo vissuta sul finale, con quella traversa che spezza quasi una maledizione. Poi nei movimenti, che sono parsi un po' più fluidi. Naturalmente resta il problema della finalizzazione. Alla squadra continua a mancare il suo punto di riferimento lì davanti e David riesce a sprecare tutti gli sforzi profusi dall'instancabile Yildiz, che illumina le zone d'ombra della nostra manovra. Il gol arriva da un calcio d'angolo di Kostic, su colpo di testa di Vlahovic. Una vittoria in serbo per l'inverno, se mi passate il gioco di parole. Un piccolo gruzzolo di due vittorie, comunque prezioso in una prospettiva in cui ogni passo conta, ma che stavamo per lasciare per strada proprio sul finale.
Quanti ne abbiamo visti (e subiti) di quei pareggi? A volte sembra tutto scritto. Soprattutto se stenti a trovare soluzioni offensive e lasci sempre all'avversario l'ultima azione della gara. Nell'arco di questi novanta minuti, in attesa del gol che la sbloccasse, chissà quanti tifosi bianconeri si sono trovati più a pensare agli ultimi colpi da fare in attacco, con la lancetta del mercato che ticchettava inesorabilmente, che alla stessa gara col Grifone. Di certo uno come me ha invece sempre più badato ai fatti che alle chiacchiere, soprattuto in tempi fatui come questi. Ecco perché accolgo a braccia aperte il gol dell'eterno figliol prodigo, come lui di rimando mima nelle sue esultanze. Perché le vittorie prima della sosta sono sempre le più belle, tanto quanto le beffe sono invece le più brutte. Se quella palla fosse entrata, altro che peperonata. Con quale spirito avremmo affrontato questo lunedì che è anche primo settembre? Ma sopratutto, con quale spirito avremmo affrontato l'inter tra due settimane, contro il loro dente avvelenato per la sconfitta interna con l'Udinese?
Invece possiamo tirare due sospiri di sollievo, il primo per la vittoria e l'altro perché finalmente il mercato si è chiuso. Ancora una volta siamo di fronte ad un settembre di illusioni e speranze, con sempre più pessimismo da confutare. La squadra allestita, a mercato chiuso, non sembra poter dire qualcosa di importante, ma sono sempre aperto a smentite eclatanti. Spero facciano di tutto per farmi ricredere ma so che questo è un lungo viaggio e che ogni giudizio non può essere formulato prima che il prossimo anno solare sia entrato e si sia adattato al pianeta terra. Buona sosta a tutti.
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