venerdì 31 marzo 2023

Cunk on Earth - mockumentary (2023)


Ricordate i film dei Monty Python? Col loro classico stile dissacrante ci raccontavano spesso la storia dell'umanità da un punto di vista assurdo e demenziale. Un umorismo tipicamente inglese che ha fatto scuola e al quale si sono abbeverati tantissimi artisti delle terre d'Albione. Cunk on Earth, disponibile su Netflix, riprende in parte quel tipo di stile ma lo trasla in un contesto moderno e "televisivo". Lo spunto di partenza di questa serie inglese infatti è un classico documentario della BBC, trasformato in questo caso in una sorta di mockumentary che parodizza il genere e ironizza sulle bizzarrie che hanno plasmato la nostra cultura.

L'attrice Diane Morgan (giá vista su Netflix in After Life) interpreta infatti Philomena Cunk, una giornalista decisamente impreparata, che in un documentario molto raffazzonato pone delle domande stupide o assurde agli intervistati, finendo per farli restare di stucco o mettendoli in costante difficoltá. Sia le elucubrazioni mentali della Morgan che le risposte degli "esperti" risultano estremamente naturali, tanto da fare immedesimare immediatamente lo spettatore nello spirito del documentario. Lo stile è brillante, logorroico ma sempre divertente e non si contano i giochi di parole ad effetto che hanno come comune denominatore modi di dire e slang. Per questo motivo ovviamente il mockumentary è fruibile soltanto in inglese (con sottotitoli), altrimenti ci si perderebbe il 90% del suo umorismo.

giovedì 23 marzo 2023

The Last Of Us - serie TV - prima stagione (2023)


Recensendo la trasposizione cinematografica di Uncharted avevamo parlato di quanto sia complicato conciliare l'aspetto "commerciale" di questo tipo di operazioni con la volontá di essere più fedeli possibile al materiale originale. Il film di Ruben Fleisher sceglieva un approccio radicale (simile a quanto fatto da molti altri prodotti usciti negli ultimi anni): prendere solo lo spunto di partenza dal videogame, lo strato più superficiale, per poi aggiungerci una dose massiccia di action a tutto spiano, priva di qualsiasi approfondimento o di rivisitazione della trama originale. Pure i due attori scelti per interpretare i protagonisti non erano esattamente la copia sputata di Sully e Nathan (sia fisicamente che caratterialmente) ma scelti perchè molto "spendibili" al botteghino.
Il risultato? Un successo di pubblico, molto meno per la critica e soprattutto per i fan del videogame di Naughty Dog, che si sono trovati di fronte ad una gigantesca occasione sprecata.

Per questo motivo un'altra trasposizione di un videogame a firma Naughty Dog, The Last of Us, era attesa al varco, soprattutto dai videogiocatori. In questo caso però la fiducia era sicuramente maggiore. Innanzitutto, trattandosi di una serie TV, poteva avere maggiore spazio per raccontare al meglio la storia, e The Last Of Us presenta sicuramente una trama più complessa e sfaccettata di quella di Uncharted. La notizia però che lasciava maggiori speranze di un adattamento degno era quella che annunciava che lo stesso Neil Druckman (sviluppatore del videogame) sarebbe stato regista e sceneggiatore (assieme a Craig Mazin) della serie. Un po' più perplessi inizialmente magari si poteva esserlo per la scelta del cast: i pur bravi Pedro Pascal e Bella Ramsey non sono esattamente identici ai due protagonisti del videogame. Avrebbero funzionato? Spoiler:assolutamente si. E visto che siamo in tema di spoiler lo diciamo subito apertamente: la serie TV tratta da The Last of Us non solo è riuscita ma (pur con qualche scivolone) è una tra le migliori trasposizioni videoludiche sul piccolo schermo.

sabato 18 marzo 2023

LOL- Far ridere senza ridere o ridere senza far ridere?



LOL (giunto ormai alla sua terza stagione) rappresenta un prodotto piuttosto singolare nel panorama dei reality sui servizi streaming. Non solo perchè si esaurisce nel giro di qualche ora, risultando tra i prodotti più veloci e facilmente fruibili dal pubblico, ma per la sua stessa natura: è costruito infatti su un insolubile paradosso. Si tratta di un programma comico mascherato da reality in cui lo scopo finale, più che mostrare una gara ad eliminazione, dovrebbe essere quello di far ridere il pubblico che segue lo show. Dovrebbe appunto. Il piccolo problema però è dato dal fatto che i comici sono in ogni caso dei "concorrenti", che devono cercare comunque di vincere un gioco con ogni mezzo possibile, anche quelli meno interessanti dal punto di vista umoristico per il pubblico da casa. La domanda sorge quindi spontanea. Lol funziona? E se funziona lo fa in quanto reality o programma comico? La questione non è banale e resta irrisolta.


"Sono napoletano: pizza pizza, mandolino, uè uè, ridi ridi ridi..."


In un "gioco" che prevede di cercare in tutti i modi di "fare ridere senza ridere" bisogna sacrificare innanzitutto la "finezza" della battuta, in favore dell'efficacia. Un rutto? Se fa ridere il concorrente avversario (magari giá ammonito) va bene. Un versaccio? Ok. La battutaccia da bar? Ottima. Il comico non deve badare in questo caso al come ottiene il risultato ma solo al risultato in se. Ma lo spettatore? Lui a differenza dei concorrenti può ridere sempre, non è costretto a trattenersi e quindi è molto meno "sensibile" alle pessime battute, gli manca il contesto, non è costantemente sul punto di scoppiare a ridere per ogni inezia. Ci sono quindi Fedez e Matano a fare da "tramite" e da voce (ridanciana) dello spettatore. Sono loro a condurre, letteralmente, il gioco verso certi tormentoni o creando situazioni comiche studiate (altrimenti totalmente improvvisate) che dovrebbero dare un canovaccio. Ma basta questo? A volte si è a volte no. Le seconde spesso sopravanzano le prime.

Se infatti la cifra stilistica deve essere quella dell'efficacia e non della finezza state pur certi che il comico/concorrente il 90% delle volte finirà per cadere nella sua stessa rete. Pensa di fare una battuta e mentre la pensa ride giá internamente. Quando arriva quindi a pronunciare determinate parole o a fare un gesto studiato per fare ridere gli altri sará lui stesso a ridere. Dal punto di vista della gara ad eliminazione insomma abbiamo dei concorrenti che si sabotano continuamente da soli. Molto poco appassionante. Ma lo scopo non dovrebbe essere quello di eliminare gli altri? LOL in pratica è un reality nel quale 2 volte su 3 i concorrenti si eliminano da soli in modo stupido e ripetitivo. E la suspense? Non serve, mica è un reality vero, è un programma comico appunto. E qui si torna al punto di partenza. Lo scopo del comico qui è far ridere il pubblico da casa o vincere il gioco? Non per tutti vale la stessa cosa.


"Secondo voi sono raccomandato? Si, vi sembro un comico d'altronde? Questo non vi fa ridere?"


Il comico di razza, quello navigato, che possiede ormai un curriculum e un campionario di battute e tormentoni di tutto rispetto si presenta a Lol come se stesso. Entra nello studio e comincia a snocciolare i suoi cavalli di battaglia. Nel frattempo però gli altri concorrenti, quelli più sconosciuti stanno lì per il gioco, per farsi notare, per vincere. E allora cominciano a boicottare, a fare linguacce, pernacchie, tartassare le orecchie degli altri perchè vogliono eliminare questo o quello, giudicati "pericolosi" per la vittoria finale. E questo atteggiamento a livello di reality "funziona". Il comico navigato è troppo preso da se stesso, dalle sue battute, dal mostrare la sua "tecnica" agli altri da non calarsi mai pienamente nel contesto "ad eliminazione". Finisce per fare le sue battute e ridere inevitabilmente o per restare in disparte fino al suo "momento", momento che spesso coincide con l'auto eliminazione di cui sopra. In pratica i comici più "bravi" e che catturano di più il pubblico sono quelli più sfavoriti dal meccanismo del gioco, destinati a non arrivare mai in fondo

Restano quindi gli altri, quelli che stanno lì per cercare di vincere e basta. Come ci arrivano? Nei modi più insulsi possibili. Trovano un verso o una frase che fa ridere gli altri? Li spammano a manetta fino ad ottenere il risultato desiderato. Funziona? Assolutamente si. Fa ridere lo spettatore? Per 5 secondi, poi stufa.
In pratica alla fine vince chi fa ridere tutti gli altri concorrenti e fa ridere meno lo spettatore. Una contraddizione.


"Ha riso, peccato. Dai, salviamolo per stavolta"


Perchè allora LOL tutto sommato è un programma che funziona? Cosa rende efficace un reality che si autosabota e un programma comico dove non si deve ridere e si fanno ridere "male" gli altri? Risposta ardua.
Si potrebbe pensare alla simpatia dei protagonisti scelti con cura, che amalgamati nel contesto creano un'atmosfera da "festa tra amici", di quelle che potremmo avere comunque nella nostra quotidianità, ma con il plus del cast composto da comici famosi. Ma basta solo questo? Magari è la singolare cattiveria che ci porta a sghignazzare di comici che non fanno ridere o che ci fa prendere in giro questo o quel personaggio famoso perchè lo abbiamo beccato in flagrante ("l'ho visto, ha riso lui!"). O forse vista la dinamica dei cartellini gialli o rossi finiamo per "tifare" il nostro personaggio preferito continuando a inveire contro Fedez che continua a non ammonire gli altri che continuano a ridere sotto i baffi (e accade spesso), come se guardassimo una partita. Chi lo sa.

sabato 11 marzo 2023

The Afterparty - serie TV (2022)


Il giallo è tra i generi letterari/cinematografici più classici. Il cosiddetto whodunit ne è l'espressione più tradizionale: c'è un gruppo di persone riunite in una stanza/casa/villa nella quale avviene un delitto, un crimine che un investigatore sará chiamato a risolvere sulla base di indizi apparentemente esili o fuorvianti. Nel corso degli anni questo genere ci è stato raccontato sotto varie sfaccettature e ideando numerose varianti. Tra i più recenti esperimenti risultano particolarmente riusciti i due Knives Out, capaci di mescolare classico e moderno, ringiovanendo il genere grazie a massicce dosi di critica sociale sul mondo attuale. E' su questa falsariga che Phil Lord e Chris Miller hanno creato The Afterparty, serie televisiva uscita su Apple TV + che, oltre ad un approccio più leggero e comico, presenta una interessante e piuttosto originale variante: ogni puntata è in pratica un genere diverso.


"Mi si nota di più se non vengo alla festa o se vengo e me ne sto in disparte? Anzi no, ho trovato: vengo nudo"


Se analizziamo le premesse non potremmo trovarci di fronte a premesse meno originali. Alcuni ex studenti si ritrovano per la classica rimpatriata scolastica nella lussuosa villa di uno di loro, Xavier, interpretato da Dave Franco. E' il classico ricco sbruffone, che si da moltissime arie e che ha fatto fortuna con prodotti discutibili: qualche film per famiglie stupidissimo, alcuni pezzi musicali fatti di nulla pompato dall'auto-tune...Il tipo di personaggio che è facile odiare e infatti non lo sopporta nessuno tra i suoi ex compagni di classe. E guarda un po', mentre tutti sono alla festa Xavier viene ucciso. Chi è stato? Who has done It? 

Sebbene tutti i personaggi siano ben caratterizzati e a loro modo simpatici e le puntate siano godibilissime, la vera marcia in più di questo prodotto rispetto a tanti altri appartenenti al genere però è il modo col quale ci vengono proposti questi personaggi. Ognuno di loro ha ovviamente una sua versione dei fatti e quando verrá interrogato (uno a puntata) cercherà di fornire una spiegazione il più aderente possibile alla sua personalitá. Talmente personale che la puntata stessa ne assumerà le caratteristiche e si trasformerà in un genere diverso. C'è allora il marito geloso (Will) che avrebbe potuto uccidere Xavier spinto dalla rabbia e quindi la puntata dedicata alla sua deposizione è una action/comedy. Oppure L'ex collega della vecchia band (che non ha sfondato a differenza di Xavier e prova rancore nei suoi confronti) che infarcisce il suo racconto di incursioni musicali trasformando la puntata in un musical. Il ragazzo timido (Aniq) che non ha mai confessato il suo amore per la ragazza che gli piaceva al liceo e cerca una seconda opportunità? Per lui abbiamo la commedia romantica. Ma c'è spazio per incursioni nella commedia scolastica, i cartoni animati, il poliziesco...Una trovata interessante, che si rivela florida di opportunità e di invenzioni capaci di dare spessore ad ogni personaggio. 


"E' un pezzo di sceneggiatura e si legge il nome del colpevole"


Ogni possibile indiziato (e non solo) ci parla quindi della stessa serata o del suo passato ed i motivi che lo hanno spinto ad essere lì sotto un punto di vista diverso (anche nello stile, come detto). Queste versioni finiranno per congiungersi alle altre, sovrapponendosi a volte,  fornendo ad ogni puntata nuove rivelazioni importanti per la risoluzione del delitto. Soluzione che in fondo non sará poi così sconvolgente o imprevedibile, ma che risulta ben contestualizzata, soprattutto grazie alla grande attenzione agli indizi disseminati nel corso degli episodi e alla maestria nella caratterizzazione dei personaggi, alcuni particolarmente indovinati (Walt ad esempio).


"Benoit Blanc scansati"


The Afterparty insomma è un bel prodotto "di genere". Non rivoluziona o sconvolge nella trama, ma trae la sua forza da una serie di protagonisti sfaccettati e divertentissimi e da una struttura che, grazie al suo mutare continuamente stile e giocare con i generi, riesce ad evadere più che discretamente una certa ripetitività delle situazioni. 8 puntate da mezz'ora circa che filano via lisce lisce, regalando risate e divertimento, per un giallo efficace pur nella sua prevedibilità. 

PRO

- Ogni puntata è un genere diverso affrontato sempre comunque con spirito comedy
- I personaggi sono ben caratterizzati e alcuni sono spassosissimi
- La parte gialla non è originalissima ma crea curiositá

CONTRO

- Rispetto a Knives Out è più leggera e meno "cattiva"
- La risoluzione del caso non è così originale o imprevedibile
- Un paio di personaggi totalmente relegati sullo sfondo e "dimenticati"

Voto 8-

giovedì 2 marzo 2023

See - serie TV (2019-2022)


Quasi tutta la cultura dell'umanità è stata costruita sul dono della vista: letteratura, pittura, scultura, architettura, buona parte dell'arte in generale. Ma anche le attivitá quotidiane, che riguardano la vita di tutti i giorni, sono state ideate su misura di chi può vedere. I ciechi quindi sono stati nel corso dei vari secoli ai margini, per poi trovare col tempo e con grossa fatica un difficoltoso cammino per poter raggiungere l'accettazione e l'inclusione, sempre però attraverso un percorso di adattamento ad un mondo che era stato pensato in modo diverso da una maggioranza di persone della quale non facevano parte. E se il mondo funzionasse nel modo opposto? Se fossero i "vedenti" l'eccezione? Se il mondo fosse popolato quasi solo da persone che non posseggono il dono della vista e questi dovessero confrontarsi con quelle poche persone che riescono a vedere? Come verrebbero "visti" questi ultimi? Sarebbero dei "supereroi" o delle "streghe" da bruciare sul rogo in quanto esseri che con la loro stessa esistenza mettono in pericolo lo status Quo?