venerdì 18 gennaio 2019

Ozark - seconda stagione (2018)

La prima stagione di Ozark aveva tutto quello che doveva avere: uno spunto di partenza interessante (per quanto per nulla originale), un buon cast, un'ottima recitazione, un'ambientazione d'atmosfera...Eppure (anche se si trattava sostanzialmente di una buona serie tv) si avvertiva la sensazione costante che gli mancasse qualcosa, che si mantenesse ancorata ai dettami del genere di appartenenza senza però offrire qualcosa di realmente nuovo, quantomeno di riconoscibile. Una serie tv competente ma "già vista", col solito "aspirante criminale" che deve barcamenarsi tra personaggi e situazioni poco raccomandabili per salvare la pellaccia. Si, bravo Jason Bateman, ma quasi tutto faceva più da contorno che altro e le situazioni non erano così appassionanti e spesso la tensione latitava. La confezione era ottima ma il contenuto non sempre così sopraffino. 
La seconda stagione cerca di rimediare a questi difetti (comunque minori rispetto ai pregi) provando ad inserire una serie di elementi che donano al tutto un sapore più particolare.


Se i primi 10 episodi sembravano a tratti quasi "introduttivi", con l'allegra famigliola che prova a giocare ai criminali in una nuova città, qui invece sono già tutti perfettamente invischiati nel sottobosco di Ozark. Ne conoscono gli usi, conoscono il modo di fare delle persone, sanno di chi (in teoria) possono o non possono fidarsi. Si tutti: non solo Marty ma anche (e soprattutto) sua moglie e i suoi figli. Wendy infatti si trasforma, tanto da diventare per quasi tutta la stagione il vero fattore scatenante degli eventi (che portano a situazioni molto più cruente). Sfruttando infatti il suo passato in politica porta il business del riciclaggio ad un nuovo livello, molto più pericoloso, un livello che prevede l'eliminazione di tutti i rami secchi e a volte pure delle redici, radici che da anni sono state le fondamenta di Ozark (gli Snell). Si può dire di fatto che l'evoluzione di Wendy dà al telefilm un contesto più centrato, forse meno "ruspante" (quell'aria da cittadina dimenticata da tutti con gli abitanti mezzi pazzi che nascondono segreti inconfessabili) e più politico appunto. Laddove Marty proverà spesso (inutili) scrupoli di coscienza e proverà a uscirne, sua moglie invece sguazzerà con gusto in mezzo a questo mare criminoso, a lei piuttosto congeniale.

Cercate di sorridere. Ok è un funerale ma non è il nostro funerale

A ben vedere in questa stagione si può dire che non solo lei ma tutte le donne (tranne una che poi vedremo) saranno mattatrici. Ruth che già aveva avuto grande spazio nella prima stagione, qui avrà ancora più grattacapi e responsabilità e sarà costretta a crescere in fretta facendo i conti col suo passato ingombrante (suo padre, la sua città, la voglia di essere qualcuno, tanto da essere da ispirazione anche per Wyatt). Daerlene Snell sarà costantemente alla ricerca di un qualcosa di non ben definito, tanto da distruggere tutto quello che le sta intorno: il sopravanzare dell'età, la consapevolezza di diventare solo una ruota dell'ingranaggio piuttosto che il fulcro dell'attività criminosa della cittadina, l'incapacità di accettare il progresso (rappresentato dalla costruzione di un Casinò che renderà la cittadina molto più affollata). Tutti fattori che contribuiranno ad una serie di scelte deleterie e senza possibilità di tornare indietro. Il quarto fulcro delle vicende è una new entry: Helen Pierce, avvocato difensore di un pezzo grosso non ben identificato, che gestisce il cartello della droga nella zona e che farà capire ai criminalotti di campagna che con certe persone è bene non scherzare.

Si diceva che una sola figura femminile stonava: Charlotte. La figlia maggiore dei Byrde è infatti un personaggio poco interessante ai fini della vicenda e spesso finisce per togliere spazio a chi ne meriterebbe di più. Si limita ad essere la classica figlia ribelle (anche se in questo caso di ragioni ne avrebbe) che però di fatto non conduce a nessuna svolta realmente interessante, non arricchisce in alcun modo la stagione, cosa che invece paradossalmente accade per Jonah, piccolo ma già smaliziato e pieno di risorse che più di una volta finiranno per spiazzare i suoi genitori.

No, tranquilli, non è una serie horror, questo è il massimo del "momento divertente" che troverete in questa stagione. 


Molte più macchinazioni e complotti insomma ma anche molta più azione. In questa seconda stagione scorrerà molto più sangue e parecchi personaggi, anche inaspettatamente, ci lasceranno le penne portando a conseguenze facilmente prevedibili. Certo, continuano a mancare quelle scene grottesche, quell'umorismo amaro e raffinato che ha fatto la fortuna di serie tv come Breaking Bad o Fargo (Ozark mantiene invece questo costante tono serioso, che alla lunga appesantisce un po'il tutto e rende le puntate forse troppo omogenee e meno riconoscibili), ma se non altro finalmente assisteremo alle conseguenze di determinate azioni.

La seconda stagione di Ozark insomma, così come i suoi personaggi, prova a crescere e ad assumere una sua identità, riuscendoci pure, al netto di qualche problema ormai congenito (l'inutilità di alcuni personaggi, alcune situazioni destinate a non evolvere in maniera interessante) del prodotto. chi ha apprezzato la prima stagione sicuramente apprezzerà anche questa, chi ha gradito ma non si è leccato i baffi potrebbe trovare maggiori spunti di interesse.

PRO

- Personaggi caratterizzati meglio e meglio contestualizzati
- Più azione, più sangue, più tensione
- Stagione meno derivativa e più centrata

CONTRO

- Alcuni personaggi hanno troppo spazio e poco da dire
- La mancanza di momenti distensivi appesantisce un po' il tutto
- Non tutte le sottotrame portano a situazioni interessanti

Voto: 8-

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