Quanto ci manca una serie come Mindhunter. Ci manca a maggior ragione adesso che i telefilm che hanno per protagonisti i serial killer sono stati del tutto sdoganati e vanno per la maggiore. E invece la creatura di David Fincher ormai da qualche anno è chiusa in un cassetto, in pausa, non ancora cancellata e neppure in procinto di offrirci una nuova stagione. Troppo costosa per rinnovarla, troppo amata dalla sua (non troppo vasta) fan base e unica per poter essere cancellata. Resta chiusa in un limbo e tocca allora affidarsi a prodotti simili che ne riprendano lo stile. Non è facile però, perchè come detto, anche se viviamo nell'epoca delle serie basate sui serial killer, poche di queste hanno raccolto l'eredità di Mindhunter. L'approccio era infatti del tutto peculiare: non ci mostrava mai direttamente gli omicidi, il sangue o le canoniche indagini, ma cercava di entrare nella mente degli psicopatici, il loro modo di pensare, le loro fissazioni, le loro paure. I protagonisti provavano a relazionarsi con menti profondamente disturbate cercando il bandolo della matassa, l'innesco o il fine ultimo di quelle azioni efferate. A volte cercando perfino di empatizzare con gli assassini, per quanto possibile. Un approccio alle indagini più "scientifico" rispetto al 90% delle produzioni tekevisive appartenenti allo stesso genere.
Black Bird è sicuramente tra le serie TV che per certi versi riescono a recuperare meglio quello stile, pur presentando notevoli differenze (si tratta sostanzialmente di un classico thriller carcerario). La miniserie di Dennis Lehane è un misto tra un classico dramma all'interno di una prigione e una indagine nella mente di un serial killer, da una prospettiva molto molto vicina, seppur non diretta.