Cos'hanno in comune i telefilm spionistici (lenti e verbosi, per quanto affascinati) come Homeland o Rubicon con le "americanate" giocattolose di Michael Bay? Nulla vero? Si, parliamo di due tipi di prodotti agli antipodi, per quanto appartenenti alla stessa "arte" visiva (serie tv o cinema ormai stanno sullo stesso livello di accuratezza, ambizione e risorse messe in campo). Ma in fondo in fondo (ma proprio in fondo) qualcosina ce l'hanno in comune: parlano spesso di gente normale che deve fare i conti con minacce provenienti dall'esterno, sconosciute e temibili, spesso capaci di mettere in pericolo l'intero pianeta (terroristi, extraterrestri, asteroidi...). Jack Ryan (o se volete chiamatelo Osca...Tom Clancy's Jack Ryan) ci prova a fondere queste due anime diversissime: da Homeland e affini prende scenari, premesse e alcune scelte di trama e di montaggio e dai secondi prende le scene action, che comunque non sono mai sovrabbondanti e fuori posto (e non è scontato visto che tra i produttori spunta, guarda un po', proprio lui: Michele Baia). Il risultato non è un floppone clamoroso come si potrebbe pensare ma anzi un telefilm equilibrato, che sa quando prendersi i suoi momenti e quando pigiare il piede sull'accelleratore. Puro intrattenimento ma fatto bene, senza momenti eccessivamente meh e anche senza prolissità tipiche dei telefilm di spionaggio. Non un capolavoro ma il suo sporco lavoro lo fa (e scusate il gioco di parole).