Di esclusive ottime, per Playstation 4, Sony ne ha sfornate molte, così tante che a volte si finisce per dimenticarsi di alcuni titoli magari pubblicizzatissimi alla loro uscita ma che dopo qualche tempo si perdono nei meandri videoludici. Gravity Rush nacque in fondo su PS Vita e arrivò poi forzatamente su PS3 per poi sfociare anche su PS4. Non era un capolavoro, era un gioco interessante sviluppato su un concetto intrigante (e all'epoca poco sfruttato): mutare la gravità per risolvere problemi e sconfiggere nemici. Nonostante i tanti problemi (un sistema di controllo problematico e poco raffinato, zero missioni secondarie e anche poco interessanti...) si fece apprezzare, grazie al particolare stile visivo (a metà tra anime e cartone animato francese) e ad una trama molto interessante e piena di misteri, misteri che lasciava praticamente tutti in sospeso. Naturale che di lì a poco arrivasse un seguito e così fu, stavolta studiato appositamente per Playstation 4. Gli sviluppatori si saranno detti "visto che dobbiamo produrlo per l'ammiraglia, ingrandiamolo e pompiamolo rispetto al precedente" e in effetti ne è uscito proprio quello: un gioco "montato". Più grande (le metropoli da esplorare diventano ben 3), più longevo, con una grafica migliorata, con tante missioni secondarie. Il problema è che durante questa opera di pompaggio ci si è dimenticati di un piccolo dettaglio: la sostanza.