Pur appartenendo ad un genere (lo spionaggio) composto solitamente da trame intricate (ma in molti casi ingessate e noiosette), Reacher si è sempre distinta come una serie con un approccio più light: capace di bilanciare in maniera ottimale il lato da thriller cospirazionista con quello più adrenalinico. Questo anche grazie alla figura del suo protagonista: un omone palestrato ma che era contemporaneamente un investigatore perspicace. Già nella seconda stagione sì notava però un certo sbilanciamento a favore del lato più action delle vicende, mettendo un po' ombra il lato più deduttivo del personaggio principale. Si può dire in un certo senso che la terza stagione compie il passo definitivo verso il lato più testosteronico di Reacher, ormai un tutto e per tutto assimilabile ai vecchi eroi della serialità americana degli anni '80.