12 ottobre 2023

Starfield - un Odisseo nello spazio


Per molto tempo ho snobbato i giochi di ruolo. Li giudicavo troppo schematici, ripetitivi (molti anni fa il grinding selvaggio era assolutamente necessario alla prosecuzione in questo tipo di giochi), coi combattimenti casuali che la facevano da padrone, le battaglie a turni che mal sopportavo visto il modo col quale spezzavano la tensione (poi col tempo ho in parte rivisto questo giudizio), il continuo spostarsi nei menù e nei sotto menù alla ricerca della descrizione delle proprietà di questo o quell'oggetto. Che noia. Molto meglio i survival horror, le avventure (grafiche e non) e tutti quei giochi che mettevano in primo piano l'atmosfera, la sensazione di pericolo, la trama, un protagonista ben definito e carismatico ecc.

Poi però arrivò Fallout 3 e fu (inaspettatamente) subito amore. Eppure in teoria era pure quello un gioco di ruolo. Cosa mi fece cambiare idea? Il concetto di gioco di ruolo che adottava (e adotta ancora, con i suoi pro e contro) Bethesda.
Il vero protagonista degli RPG della casa di sviluppo del Maryland è il mondo di gioco. Non il protagonista (quasi sempre anonimo e privo di voce) ma l'ambientazione. Vastissima, piena di segreti, storie, personaggi, luoghi. Ci si poteva perdere girando nella "zona contaminata" alla ricerca di nuove avventure, alleati, nemici, semplici compagni di viaggio. Il gioco assecondava questa attitudine, invogliando la risoluzione delle missioni nel modo che più ci aggradava (come fosse un'avventura grafica). Nessuno schematismo, nessun confine, il mondo di gioco ci chiedeva solo di essere esplorato, certo sempre a nostro rischio e pericolo (il livello dei nemici era un incentivo e un deterrente allo stesso tempo).