Per molto tempo ho snobbato i giochi di ruolo. Li giudicavo troppo schematici, ripetitivi (molti anni fa il grinding selvaggio era assolutamente necessario alla prosecuzione in questo tipo di giochi), coi combattimenti casuali che la facevano da padrone, le battaglie a turni che mal sopportavo visto il modo col quale spezzavano la tensione (poi col tempo ho in parte rivisto questo giudizio), il continuo spostarsi nei menù e nei sotto menù alla ricerca della descrizione delle proprietà di questo o quell'oggetto. Che noia. Molto meglio i survival horror, le avventure (grafiche e non) e tutti quei giochi che mettevano in primo piano l'atmosfera, la sensazione di pericolo, la trama, un protagonista ben definito e carismatico ecc.
Poi però arrivò Fallout 3 e fu (inaspettatamente) subito amore. Eppure in teoria era pure quello un gioco di ruolo. Cosa mi fece cambiare idea? Il concetto di gioco di ruolo che adottava (e adotta ancora, con i suoi pro e contro) Bethesda.
Il vero protagonista degli RPG della casa di sviluppo del Maryland è il mondo di gioco. Non il protagonista (quasi sempre anonimo e privo di voce) ma l'ambientazione. Vastissima, piena di segreti, storie, personaggi, luoghi. Ci si poteva perdere girando nella "zona contaminata" alla ricerca di nuove avventure, alleati, nemici, semplici compagni di viaggio. Il gioco assecondava questa attitudine, invogliando la risoluzione delle missioni nel modo che più ci aggradava (come fosse un'avventura grafica). Nessuno schematismo, nessun confine, il mondo di gioco ci chiedeva solo di essere esplorato, certo sempre a nostro rischio e pericolo (il livello dei nemici era un incentivo e un deterrente allo stesso tempo).
Fallout 3 mi mostrò un approccio al gioco di ruolo che non avevo considerato: un gioco che anziché enfatizzare il grinding e il livellare enfatizzava la scoperta e la varietà di situazioni. A volte sembrava di giocare un FPS, a volte un survival horror, a volte ti ritrovavi catapultato nella mente di uno dei personaggi, in altre situazioni dovevi risolvere una disputa o addirittura decidere le sorti di un'intera città. Era sempre tutto nelle tue mani. Certo a volte ne faceva le spese la trama generale, ma era un sacrificio ben speso se poi le missioni secondarie ti raccontavano un mondo apparentemente vivo (a dispetto dell'ambientazione). Fallout 3 mi permise quindi di cambiare il mio approccio agli RPG, tanto che col passare del tempo cominciai ad apprezzare retrospettivamente anche quei classici che avevo snobbato.
Molti anni (e videogiochi) dopo Bethesda ha deciso che era tempo di creare un nuovo mondo di gioco. Dopo il fantasy della serie The Elder Scrolls e il sopracitato post-apocalittico di Fallout, era più che naturale che lo sguardo fosse rivolto alle stelle. Cosa c'è di più misterioso e insondabile del cosmo? Immaginate di poter esplorare, non un continente o un pianeta, ma l'universo intero. Quante forme di vita, quante ambientazioni, quante storie potremmo trovarci? E' questa la scelta compiuta da Starfield: non solo in questo videogioco siamo un protagonista anonimo, senza voce, che si imbatte in un ambiente ostile ma siamo un piccolissimo granello di sabbia che agisce per la sua sete di conoscenza. Starfield ci dice "vai e scopri più che puoi". Non importa se riuscirai a finirlo, quanto tempo ci metterai, se ti perderai qualcosa. E' la natura stessa della vita: più impariamo e meno conosciamo. Alcuni approfondiranno alcune cose a dispetto di altre (il lato gestionale del gioco l'ho appena sfiorato e poco mi interessa farlo), altri si concentreranno solo su questa o quella fazione, altri propenderanno per un approccio votato al totale disimpegno mentre ci saranno persone che lo giocheranno come fosse un'avventura lineare. Ci sarà pure qualcuno che cercherà di scoprirne ogni recondito segreto. (Quasi) tutto è a vostra discrezione. C'è quello che lo finirà in una settimana mentre quell'altro dopo 6 mesi sará ancora lì a giocarci e a scoprire nuove cose. D'altronde basta guardare le statistiche di molti, che alla voce "ore di gioco" ne hanno accumulate decine mai poi vedi che sono ancora fermi alla prima missione. Di quanti altri videogames si può dire lo stesso?
E allora chi se ne frega se la grafica non è il meglio del meglio, se c'è qualche caricamento di troppo, se Bethesda flirta da sempre troppo con i bug, se la maggior parte dei pianeti sono vuoti (perchè dovrebbe essere altrimenti d'altronde?), se Mass Effect aveva delle romances decisamente più approfondite, se ad alcuni non va giù il fatto che il personaggio sia troppo personalizzabile (ebbene sì)...
Viviamo nell'era della polemica facile, e tutto fa brodo.
Starfield è il simbolo di un modo di fare videogiochi che mette al centro l'utente, lasciandogli la libertà di decidere cosa fare del videogioco che sta giocando. Stará a lui e alla sua attitudine personalizzarlo a seconda dei suoi gusti. Scusate se è poco.
Voto 8,5
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