Se una formula è vincente, ha poco senso cambiarla. Questo avranno pensato Christopher Miller e Phil Lord dovendo ideare la seconda stagione di The Afterparty. Perchè se l'impalcatura era costituita dal classico Cluedo e affini, un "invito a cena con delitto" virato in chiave farsesca, stava poi nel modo in cui erano costruite le varie puntate a decretare la riuscita di una stagione davvero sfiziosa e particolare: ogni puntata era infatti dedicata ad un sospettato (che raccontava l'accaduto dal suo personalissimo punto di vista) e si rivelava una parodia di un genere cinematografico: il cartone animato, il musical, l'action e vari altri. Tante piccole serie in una insomma, tanti personaggi folli, tanti colpi di scena e tante risate.
Nella seconda stagione accade in pratica quasi la stessa cosa, se non altro a livello di struttura. Sebbene infatti il delitto e il contesto siano totalmente differenti (qui un matrimonio, in luogo di una festa nella villa di un riccone) permangono alcuni personaggi (Aniq, Zoe e la Detective Danner, qui riproposti come trio che deve sbrogliare la matassa) e soprattutto la struttura degli episodi: ancora una volta tanti piccoli quadretti che si divertono a citare i vari classici del cinema (e non) del passato (dal thriller hitchcockiano, all'horror, al film d'epoca in costume, alla telenovelas o ancora la commedia romantica). Stavolta però abbiamo anche piccole incursioni in frangenti più moderni: una puntata ad esempio rilegge l'accaduto dal punto di vista di un tiktoker.