The Penguin, pur risultando a tutti gli effetti uno spin-off di quel The Batman uscito nel 2022, ha davvero molto poco di "Batmaniano". A differenza di altre serie appartenenti allo stesso universo narrativo, come ad esempio Gotham (che promise di staccarsi del tutto dalla figura del pipistrellone salvo cambiare comunque ben presto idea), la serie TV con protagonista Oswald Cobblepot (qui rinominato semplicemente come Oz Cobb) ha pochi punti di contatto con i fumetti o con le altre opere sul crociato incappucciato. Batman di fatto non viene mai neanche nominato e, se non fosse per due accenni molto sintetici nella prima e nell'ultima puntata, pure il film del quale di fatto è una costola non è propedeutico alla visione e neppure molto collegato. Certo, il protagonista della serie è comunque un irriconoscibile Colin Farrell, giá apprezzato nella pellicola suddetta, siamo nello stesso periodo temporale (circa una settimana dopo rispetto agli eventi del film) e la trama riprende il classico scontro tra i Falcone e i Maroni, con i loro scheletri nell'armadio che Oz sará bravissimo nel far ritrovare, ma di supereroistico o di supervillainesco qui c'è quasi nulla. Le situazioni a volte saranno molto eccessive e tipiche dell'universo narrativo DC comics, ma a parte questo il taglio risulta piuttosto realistico, per certi versi sembra quasi di guardare (prendete tutto con le apposite pinze) una sorta di Gomorra in salsa Gothamiana. A volerci vedere per forza un punto di riferimento ispiratore si potrebbero nominare Il Lungo Halloween e Vendetta Oscura (vedasi la citazione alla figura dell'Impiccato, anche se qui però è tutto diverso per contesto ed intenti) ma soltanto per le atmosfere e le sensazioni che danno alcune vicende e pochissimo altro.
Le situazioni non sono affatto originali o particolari e in fondo la trama va avanti per compartimenti stagni (in una puntata Oz cerca di farsi "amici" i Falcone e di eliminare i Maroni, in quella dopo l'opposto, in quella dopo ancora di fregare entrambe le famiglie e ovviamente ogni volta in qualche assurdo modo riesce a farla franca e tutto ricomincia). Nulla insomma di imprevedibile, anzi tutto piuttosto classico. Cos'ha allora di così grandioso una serie che è stata accolta con un plebiscito di pubblico e ha raccolto una miriade di candidature agli Emmy?Innanzitutto l'atmosfera. E poi la figura carismatica del protagonista.
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"Ora vi proporrò una serie che non potrete rifiutare" |
Il marciume di Gotham, i suoi quartieri decadenti che non offrono alcuna possibilità a chi non ha i mezzi e i fondi necessari, la corruzione della politica, il degrado urbano, sono tutti elementi distintivi e particolarmente presenti nelle vicende. L'epopea del Pinguino è qui la storia di un signor nessuno, venuto dal nulla, che però grazie alla sua follia, alla sua mancanza di scrupoli e alla sua ambizione riesce ad infiltrarsi nel sottobosco gangsteriano e a fare fuori, da solo in pratica, tutti i maggiori criminali della città. Un personaggio spietato, indecifrabile e contraddittorio, che al centro di tutto mette sempre se stesso, anche a scapito di coloro che gli gravitano attorno. La stessa madre, unica persona alla quale "tiene" (in modo possessivo e tossico), non è che, nella sua mente, una sorta di bambola da tenere imprigionata e vicina a se, in ogni modo possibile.
Dall'altra parte della barricata (qui a differenza dei film o delle serie sui supereroi non ci sono i "buoni" quindi sono tutti villain, compreso il protagonista) abbiamo invece Sofia Falcone (Cristin Milioti), figlia del noto gangster e uomo d'affari, che si ritrova a perdere ogni certezza, tradita dalla figura paterna, che aveva promesso di lasciarle il suo impero. Invece l'ha fatta sbattere in manicomio, pur di tenere celate le sue malefatte. Una figlia che faceva troppe domande ed è stata trasformata nel perfetto capro espiatorio.
Dopo la morte del padre (che qui ha subito un re-casting rispetto al film: Mark Strong sostituisce John Turturro) Sofia uscirá da Arkham e comincerà un percorso di rinascita e consapevolezza che la renderanno una mina vagante all'interno della famiglia. Su questo dualismo "sghembo" (la figura di Oswald è molto più in primo piano e gode sempre di una sorta di "favoritismo" rispetto alla rivale, che gli regala deus ex machina in quantità) si regge buona parte del plot.
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Falcone Gigante e Pinguino Grassoccio |
Lontana quindi dalla complessità filosofica e politica dei film di Nolan, The Penguin, pur nel suo "realismo", si butta invece nel gangster drama puro, con slanci che si potrebbero definire shakespeariani. I rapporti conflittuali e deflagranti con la figura materna (Oz) e paterna (Sofia) si innestano in un continuo rimando ad un passato che genera demoni interiori e conflitti. Il background è molto più intimista rispetto alle pellicole del regista inglese: anche se non manca una certa riflessione "sociale" (Cobb viene dai bassifondi, è intenzionato a prendersi una sorta di rivalsa e regalarsi un futuro migliore) questa è comunque sempre intimamente legata alla figura del protagonista e al suo percorso. Pure la ricca Sofia infatti, che proviene da un background familiare diversissimo, da una vita apparentemente agiata e ha vissuto situazioni opposte è comunque animata dallo stesso desiderio di autodeterminazione e dagli stessi demoni interiori. Più che di rivalsa sociale insomma si può parlare del bisogno di affermazione da parte di personaggi disturbati, esclusi, che cercano di ingannare i propri demoni interiori con la violenza e la ricerca del potere. Molto più tragica è invece la figura di Victor: lui si preda di situazioni sfavorevoli e sfortunate (ha perso la sua famiglia, non ha soldi o un lavoro, si ritrova costretto dagli eventi e non per volontà a fare da galoppino per Oswald), eppure anche lui ad un certo punto si fa affascinare da quello stile di vita e dalla volontà di avere un posto nel mondo, fosse anche nella parte sbagliata. "Merito" della parlantina di Cobb e della sua capacità di costruire una narrazione che apparentemente mette in luce il suo interlocutore e gli regala il palcoscenico mentre è lui a muovere comunque i fili dalle retrovie.
Oz è una sorta di vero centro di gravitá attorno al quale tutto ruota. Ogni personaggio che viene a contatto con lui ne resta affascinato per poi essere distrutto senza possibilità di scampo. Un mostro che ha la sua peggiore mostruositá non certo nell'aspetto fisico ma nel suo modo di raggirare con le parole, creare fiducia per poi annientare. Chiunque, non solo i suoi nemici (dai più simili ai più differenti psicologicamente), anche coloro a cui dice di tenere in realtà sono soltanto funzionali alla sua scalata al potere. E' un uomo che in fondo non ha sentimenti se non quelli pesantenente distorti dalla sua ambizione e dal suo egoismo. Quello che potrebbe essere scambiato per affetto è in realtà ben altro: senso del possesso o mero scopo utilitaristico.
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"Come sarebbe che è andato e non ci avete potuto fare nulla? Beh, fatelo tornare no?" |
Paradossalmente la figura più vicina a questo Pinguino è proprio quella dell'Oswald propostoci nella citata Gotham: più cartoonesca magari, ma similare per intenti e rapporto con la figura materna. C'è chi ci ha visto pure un rimando alla fragilità del boss in crisi di identità Tony Soprano, non del tutto a torto. Ci si possono vedere tante cose. Perchè in fondo la trama della serie è davvero molto essenziale e si nutre semplicemente di suggestioni e poi sta tutto nella bravura di Colin Farrell nel dipingerci un protagonista così sfaccettato nella sua banalità. Il suo Pinguino ci ripugna, non ci sta simpatico come molti dei villain protagonisti di film e serie TV che magari volevano solo vendicarsi contro qualcuno ancora più pazzo o semplicemente contro una vita che li aveva messi all'angolo. Oz invece è solo un folle assassino egocentrico e lo è fin da piccolo, non ha possibilità di "assoluzione".
Ed è qui che The Penguin trova la sua carta vincente: nel dipingerci un protagonista col quale è praticamente impossibile empatizzare. Se lo facciamo probabilmente si tratta semplicemente di uno dei suoi classici raggiri affabulatori.
PRO
- Un Colin Farrell irriconoscibile e carismatico
- Gli slanci shakespeariani
- L'atmosfera
CONTRO
- Trama molto scarna
- Qualche ripetizione di troppo nello - svolgersi delle vicende
- Se siete fan di Batman scordatevi della sua esistenza, qui non ci sono accenni neanche minimi.
Voto 8
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