
La solitudine é una brutta bestia. Tutti desideriamo essere compresi, apprezzati, sentirci importanti, unici, capaci di lasciare una traccia indelebile nel mondo. Se però un giorno ci accorgiamo che la nostra vita é "vuota", ordinaria, se nessuno si accorge di noi? Se rischiamo di essere solo una formica come tante che passa senza che nessuno la noti, finché un giorno rimane schiacciata? Non stupisce quindi il pullulare di gruppi, sette, associazioni culturali con visioni di fondo apparentemente assurde, illogiche, antistoriche, antiscientifiche. E' uno modo per mostrare al mondo la propria unicità, costi quel che costi, distinguersi dalla massa, dirsi "io ho capito come funziona il mondo e il senso della vita e tutti gli altri no". Un modo per sentirsi importanti, parte di un qualcosa di unico, che in pochi capiscono, é un modo per cercare di trovare realmente noi stessi. Ma chi siamo noi? Siamo poi cosí tanto unici? Dobbiamo arrivare a stravolgere il senso della logica e della realtà pur di dimostrarlo? Dobbiamo affidarci a qualche "santone" di turno che ci indichi il modo di comprendere le leggi che governano il mondo? O forse l'unico vero modo di capire un po' di piu' (capirlo davvero é impossibile a meno che, appartenendo ad uno di questi "gruppi", ve ne illudiate appunto) la vita é confrontarsi con gli altri e cercare di conoscerli veramente, senza pregiudizi.