Quello che mi aveva incuriosito dopo aver visto le primissime puntate di Glow era l'assoluta originalità dello spunto di partenza e la grandissima capacità di far duettare all'interno della stessa serie (e di un singolo episodio di 30 minuti in media) bizzarria e introspezione, risate e riflessione, dramma e intrattenimento. Una serie sul wrestling femminile ambientata negli anni '80 coloratissima, piena di luci al neon e musica ma che non disdegnava uno sguardo più maturo dove i piccoli drammi si mescolavano alla voglia di rivalsa di un gruppo di donne decise a riprendersi la propria vita. Gran parte del merito andava attribuita ad un cast capace di passare dal registro comico a quello più introspettivo con grandissima nonchalance. La seconda stagione ha seguito quel percorso ma ha inserito giustamente ulteriore approfondimento dei personaggi, fino a sfociare però in un cliffhanger finale che lasciava molte incognite, una su tutte:"Dove si andrà a parare adesso?". Si perchè la proposta di spostare Glow a Las Vegas, in un casinò, era bizzarra quanto rischiosa. Avra' "pagato"?