Due stagioni. Questo è il massimo che Netflix è riuscita a tirare fuori dalla saga di Sandman, una delle serie a fumetti più famose e celebrate di tutti i tempi. Poche? Oggettivamente si, se pensiamo che comunque il riscontro di pubblico è stato più che positivo (e sappiamo quanto i servizi streaming ormai badino quasi solamente agli "ascolti", paradossalmente più della TV generaliste). Se però pensiamo alle difficoltà produttive, strutturali e provenienti dall'esterno che la serie ha dovuto affrontare si può dire che due stagioni suonano quasi come un mezzo miracolo. Basti dire che anni fa anche solo pensare ad un adattamento televisivo (uno cinematografico era ben oltre la fantascienza) si poteva considerare pura utopia. Parliamo di un'opera complessa, stratificata, piena di situazioni che riguardavano personaggi che comparivano anche in altri fumetti. La trama poi era tutt'altro che lineare, con vicende che prendevano a piene mani dal mito, dalla filosofia, la religione, dai fumetti sui supereroi. Un minestrone assurdo che, nelle sapienti mani di Nei Gaiman, alla fine aveva però un suo perchè, una sua omogeneità e un equilibrio rarissimi. Ecco perchè la prima stagione fu qualcosa di clamoroso, non tanto a livello di fedeltà totale, o di qualitá assoluta, ma proprio concettualmente: vedere un'opera del genere arrivare sullo schermo era impensabile. E la gente apprezzò tutto sommato. Non si poteva insomma fare altro che chiederne subito un seguito, se non fosse che ancora una volta il destino sembrò metterci lo zampino per complicare il tutto. Prima ci si mise Netflix, che cominciò a storcere il naso guardando i costi di produzione (e in quel caso manco gli "ascolti" ti salvano), poi a rinnovo tanto atteso ormai avvenuto ci si misero i noti problemi giudiziari di Gaiman...e senza di lui cosa vuoi fare?
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Gli Eterni, ovvero una famiglia disfunzionale di Dei |
E invece no, almeno la seconda stagione ce l'hanno data, assicurandoci che non ci sarebbero stati problemi e che anzi chiudere con la seconda stagione era una cosa già pianificata, perchè in questo secondo ciclo di episodi avrebbero detto tutto quello che volevano dire (e qui il naso di Pinocchio si allungava). Non solo, la stagione sarebbe stata "Monstre" (per gli standard di oggi): ben 11 episodi, più uno bonus, rilasciati addirittura 3 tornate nell'arco di tutto il mese di luglio.
I proclami altisonanti erano legittimi? Sostanzialmente si, anche se su alcune cose non si può che restare con l'amaro in bocca.
Parliamoci chiaro. Anche nei fumetti il primo ciclo di storie era il migliore. La qualitá restava alta fino alla fine, ma la prima parte è quella più entusiasmante, fresca, "intrippante". Va da se che in una serie che già deve affrontare mille difficoltà, non si può andare oltre certi livelli, che sono comunque inferiori a quelli raggiunti in precedenza.
In questa seconda stagione ci vengono narrate vicende che hanno per protagonisti i fratelli di Morfeo, gli Eterni. Impariamo a conoscerli tutti e a conoscere il loro trascorso e il loro rapporto con il re dei sogni, che col passare dei secoli sta cominciando a cambiare. Una minaccia incombe e il destino del regno e di Morfeo stesso sarà messo in pericolo da eventi inevitabili, eventi scatenati dai suoi sentimenti, che egli ha messo davanti ai suoi doveri. Si può sfuggire al proprio destino?
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"Dove potrebbe essere Distruzione? Non era a Pompei, ad Hiroshima nemmeno...Idea: potrebbe essersi nascosto tra la dirigenza della Juventus" |
Il senso di pericolo e di incombenza pervade tutti e 11 gli episodi e dona alla seconda stagione un fascino da tragedia drammaturgica. Sembra mancare però quella visione autoriale che permeava tutta la prima stagione. Se il taglio era comunque giá in precedenza sbilanciato (il fumetto come detto è composto da più storie, che a volte confluiscono nella principale, a volte la lambiscono solo di striscio) è come se qui non tutte le "storie" riescano a catturare allo stesso modo l'essenza del fumetto.
Anche se un po' troppo "velocizzata" la storia di Orfeo è sicuramente quella che cattura di più della prima parte, così come fascinosa è la serata durante la quale Morfeo avrà il compito di scegliere il nuovo re degli Inferi. Molto meno riusciti sono invece il salvataggio di Nada (tutto scorre troppo veloce, quasi suggerito più che visto, privo di patos) e la ricerca del fratello scomparso, Distruzione (tutto troppo didascalico, solenne nei toni ma freddo e poco entusiasmante).
In questo senso l'assenza di Gaiman come supervisore non può che essere stato un problema: laddove in precedenza mancava l'omogeneità c'era sempre una capacità di equilibrare gli accadimenti e i racconti in modo da farli combaciare come importanza nel quadro generale. Qui l'importanza di certe cose si avverte ma a volte non ci viene mostrato a dovere (ricordiamoci che dalla prima stagione sono passati anni e non tutti conoscono il fumetto alla perfezione e sono in grado quindi di fare immediatamente mente locale).
La seconda parte risulta più lineare, sicuramente più compatta ed omogenea, anche se riserva meno sorprese ed cerca meno guizzi. Punta tutto, senza indugi, sul lato più emozionale. Morfeo sta per dire addio a tutti e per tutti si intendono anche gli spettatori. Ci si concentra quindi nell'offrire un finale che sia davvero finale, col quale Tom Sturridge e gli altri attori che abbiamo apprezzato in queste due stagioni si possano congedare in maniera dignitosa, con un inchino finale. E tutto sommato è così che avviene, sacrificando qualche barocchismo e qualche parte narrativa qua e là. Il leit motiv sembra essere quello della ricerca di una sorta di umanitá che alla fine possa redimere, perchè il tempo di ognuno è limitato. Nulla dura per sempre ma una buona storia dura moltissimo, molto più della vita umana e forse anche di quella di un Dio ed è il fatto che le vite finiscano prima o poi che le rende importanti, perchè concludono una storia.
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"Sono il Corinzio 2.0. Il mio creatore ha ideato una nuova versione di me, meno problematica per lui. Hai presente Grok di Elon Musk?" |
La seconda stagione di The Sandman chiude insomma tutto sommato in maniera discreta. Sacrifica molto, rinuncia a tratti ad alcune sue caratteristiche distintive, taglia di netto altre cose importanti che non riesce per forza di cose a farci star dentro. Non vuole insomma ricercare (come la prima stagione) la fedeltà narrativa ma mantenere l'atmosfera ed evocare visivamente determinati eventi che avevano appassionato i fan della saga. E' consapevole insomma di non riuscire ad essere una controparte con la stessa complessità e finezza della fonte originaria, ma ne vuole essere un omaggio. Non la serie che i fan sognavano insomma ma che comunque è riuscita ad affascinare e a regalare belle sensazioni, che sceglie ad un certo punto di farsi metafora, anche metatestuale della sua stessa fine: come per Morfeo ad un certo punto gli è stato detto che la sua storia doveva chiudersi qui e non avrebbe potuto raccontare tutto quello che avrebbe voluto. Allora ha deciso fin da principio di trasformarsi in una sorta di commiato e di chiudere come voleva.
PRO
- Mantiene per larghi tratti il fascino e l'atmosfera del fumetto
- Tom Sturridge perfetto nel ruolo: misurato, solenne, combattuto.
- La seconda stagione non dice tutto quello che poteva dire e non dice nemmeno tanto ma riesce a chiudere bene e con dignità
CONTRO
- Tante cose vengono totalmente omesse rispetto al fumetto, tante altre velocizzate
- Si nota una certa fatica nel farci stare insieme tutto in maniera coerente (a causa dell'assenza di Gaiman)
- Ad un certo punto bada soltanto al sodo, lasciando da parte il mistero e la complessità della trama.
Voto 7 (alla stagione)
Voto 8-- (alla serie)
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