Uncharted e' sempre stata la saga di videogiochi scanzonata per eccellenza. Il protagonista, Nathan Drake, e' il prototipo dell'avventuriero a caccia di tesori che continua a far battutine e non si prende mai sul serio, un ragazzo che va sempre in cerca del pericolo e che in fondo ha paura di "diventare grande". Tutti pero' prima o poi devono fermarsi, prendersi una pausa, crescere.
Uncharted 4 e' in fondo questo: una svolta, la svolta definitiva, non tanto dal punto di vista del gameplay (le meccaniche sono quelle rodate dei capitoli precedenti) o della grafica ma dal punto di vista della trama e del suo protagonista. Si nota fin subito il fatto che, rispetto ai capitoli precedenti, si è data molta più importanza all'approfondimento psicologico e al contrasto tra la nostalgia per il passato e il bisogno di chiudere un cerchio e cominciare qualcosa di totalmente diverso. Nathan si e' sposato, ha un lavoro "onesto", cerca di tenersi fuori dalle "avventure" ma quel suo spirito d'avventura e' sempre presente, come un prurito che non va mai via, il desiderio di restare bambini e continuare a sognare (come ci hanno insegnato film come Goonies).