mercoledì 2 aprile 2025

Reacher - serie TV - terza stagione (2025)

Pur appartenendo ad un genere (lo spionaggio) composto solitamente da trame intricate (ma in molti casi ingessate e noiosette), Reacher si è sempre distinta come una serie con un approccio più light: capace di bilanciare in maniera ottimale il lato da thriller cospirazionista con quello più adrenalinico. Questo anche grazie alla figura del suo protagonista: un omone palestrato ma che era contemporaneamente un investigatore perspicace. Già nella seconda stagione sì notava però un certo sbilanciamento a favore del lato più action delle vicende, mettendo un po' ombra il lato più deduttivo del personaggio principale. Si può dire in un certo senso che la terza stagione compie il passo definitivo verso il lato più testosteronico di Reacher, ormai un tutto e per tutto assimilabile ai vecchi eroi della serialità americana degli anni '80.

"Hai salvato mio figlio e te ne sono riconoscente. Per questo nel tamburo della pistola ci saranno solo 5 proiettili e non 6. Non sono crudele come sembro e lo capirai col tempo. Se ne avrai ovviamente"


Avete presente Supercar? Quello sviluppo a compartimenti stagni secondo il quale Michael Night viaggiava di continuo e in ogni puntata si imbatteva in un nuovo problema, un nuovo cattivo da sconfiggere, una nuova ragazza da conquistare e poi mollare sul finale di puntata, per ricominciare tutto da capo? Ancora ed ancora, senza soluzione di continuità, con solo a volte qualche puntata nella quale il nostro eroe aveva delle questioni personali legate al suo passato da risolvere (la piccolissima ed infinitesima trama orizzontale dell'epoca). A quell'epoca questo tipo di struttura era la norma (pensiamo anche ad A-Team o McGyver) ma oggi è stata in gran parte abbandonata per un approccio di più ampio respiro. Reacher sembra invece attingere proprio da quelle ispirazioni, modificando qualcosa qua e là per non risultare troppo vecchia concettualmente (invece di risolvere tutto in una singola puntata, la trama è spalmata su una stagione intera)  ma l'approccio è lo stesso. lo è anche la capacità del protagonista di risolvere qualunque situazione e di sconfiggere qualunque nemico da solo, anche se si trattasse di interi eserciti. E la giustificazione (è muscolosissimo e intelligentissimo però, mica come quei mingherlini dell'epoca) non è che mitighi un po' la sensazione di inverosimiglianza di tante situazioni. Non ci troviamo infatti di fronte ad un John Wick (che è costruito solo sull'azione e solo su quella), ma ad una serie che dovrebbe poggiare su basi più equilibrate.

"Sai amico, noi abbiamo parecchio in comune, io mi chiamo Reacher". "Io no"

Anche la trama quindi diventa ancora più esile. Nonostante una prima puntata molto bene costruita, con un bel colpo di scena che la rimescola completamente, il resto delle puntate si sviluppa su un canovaccio esile e che non si smuove di ua virgola per tutto il corso della stagione. In buona sostanza Reacher deve fare l'infiltrato in una banda di trafficanti di armi, trovare una ragazza in pericolo che questi tengono in ostaggio e vendicarsi del capo della banda, una sua vecchia conoscenza. Basta. Questa è la trama, senza altri grandi svolte o riflessioni. Una stagione insomma da guardare rigorosamente a cervello spento a dispetto delle caratteristiche del personaggio. Anzi, a rimarcare la natura ancora più adrenalinica della stagione, il nostro eroe dovrà vedersela contro un nemico molto più grande e grosso di lui (addirittura) che dovrà quindi sconfiggere necessariamente solo grazie alla materia grigia e non solo con i cazzotti (in teoria). Le scaramucce tra i due ormoni (via via più in grande stile) sono una delle caratteristiche distintive della stagione: quasi come se Reacher si trovasse di fronte ad un boss ricorrente dei videogames, ed è indubbio che le scene che li riguardano siano sempre ben costruite a livello tecnico. 

La serie resta insomma discretamente godibile, sia chiaro, solo che rinuncia quasi del tutto alla particolare caratterizzazione del suo protagonista, per renderlo non molto diverso dai classici eroi d'azione di una volta. Funziona, insomma, grazie all'ironia e alle sue parti più action, sicuramente molto meglio coreografate rispetto al passato e alla tensione che riesce a costruire (laddove nelle precedenti stagioni c'erano più momenti di stanca), ma per il resto tutto si fa più "fumettoso": si procede grazie a molti deus ex machina e all'indistruttibilità del protagonista che ci fa chiedere ogni volta "come se la caverà adesso?". Non c'è insomma grande curiosità di sapere come andrà a finire o qualche grossa rivelazione che metta in luce in maniera diversa i personaggi, tutti molto standard. Peccato perchè il rapporto con Richard a tratti è ben costruito e fa comunque piacere rivedere Anthony Michael Hall, per il resto invece nulla da segnalare sul fronte della caratterizzazione dei personaggi.

"Mi spiace, devo andare, nuove ed entusiasmanti avventure mi attendono. Ma poi torno. Forse"

La terza stagione di Reacher è insomma un prodotto destinato soprattutto a coloro che amano gli action senza fronzoli e l'intrattenimento puro, senza troppe implicazioni. Il classico eroe che arriva, sconfigge tutti, sfodera qualche battuta e riparte per una nuova avventura. Se è questo e solo questo che cercate allora è la visione perfetta per voi. 

PRO

- Le scene d'azione sono sempre molto ben coreografate
- Le scene contro Paulie, molto videogiocose e divertenti
- Il rapporto tra Reacher e Richard e il redivivo Anthony Michael Hall in un ruolo canonico, ma che gli calza a pennello.

CONTRO

- Fa il salto definitivo verso l'action duro e puro rinunciando a qualsiasi profondità del protagonista
- Trama molto esile e classica
- Molti personaggi stereotipati e che non offrono nulla dal punto di vista della caratterizzazione

Voto 7

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