mercoledì 8 luglio 2020

Dragon Quest Xi - ovvero il potere della semplicità


Non sono mai stato un grandissimo fan dei giochi di ruolo da ragazzino, men che meno di quelli a turni. Mi scocciava aspettare le mosse del nemico, pianificare, impostare le azioni da far svolgere in automatico agli alleati, controllare le statistiche, girare per i menú per ore..."Si ma quando si gioca?" Mi veniva sempre in mente questa frase.
Solo piú tardi, ormai da adulto, poco alla volta, cominciai ad approcciarmi ai titoli piu' famosi. Non é stato mai vero amore però (non con i combattimenti a turni almeno, gli rpg invece devo dire che mi hanno conquistato definitivamente) ma ho scoperto col tempo che se un videogioco é fatto bene, con competenza, con passione, nessun genere videoludico é da scartare a priori. Questo Dragon Quest XI ne é un ottimo esempio.




Il bello é che il gioco non ha nulla di innovativo, proprio nulla, anzi é ricolmo di tutti i cliché e le meccaniche tipiche di tutti quei giochi ai quali mi riferivo poche righe sopra. La trama é quella vista e rivista in questo tipo di produzioni (il giovane che da signor nessuno si accorge di essere il prescelto che dovrà salvare il mondo dal male), le mappe e i dungeon non potrebbero essere piú classici, i "companions" che si uniranno a noi saranno quelli tipici del genere (il mago saggio, il guerriero, il ladro ecc.) e avranno spesso quel bizzarro atteggiamento da anime giapponesi. E poi pozioni, boss, boss segreti, statistiche, punti vita e magia, post game...Tutto quello che vi viene in mente quando pensate ad un jrpg a turni c'é ed é esattamente come ve lo immaginate.

Allora cosa rende questo Dragon Quest XI cosí memorabile? L'insieme. Il modo col quale tutti questi elementi sono amalgamati, rimescolati, rivisitati. Difficilmente ci saranno dei momenti nei quali vi ritroverete a pensare "ma quando finisce questo dialogo"? Dialoghi semplici ma che non sono stracchiati all'eccesso pur di aumentare artififiosamente la durata. Il gioco dura tanto perché tanto avrete da fare insomma.




C'é invece un lavoro cosí sopraffino di cesellatura che vi ritroverete a giocarci per centinaia di ore senza stancarvi mai. Vi ritroverete cosí ad imparare a memoria i percorsi delle piccole città, ad accorgervi di piccole chicche che sono tanto banali quanto utilissime ad arricchire il mondo di gioco (ad esempio i due negozianti di Gondolia che cercano di rifilarvi lo stesso equipaggiamento con esiti esilaranti), a risolvere missioni secondarie a volte stupide per il solo gusto di farlo, a cercare di forgiare quella particolare spada o a cercare di sconfiggere quel boss che vi siete lasciati dietro e che qualche livello fa vi aveva fatto penare...

Stupisce ad un certo punto pure la trama, ma non con colpi di scena o scelte ardite e particolarmente adulte (sarebbero state pure fuori posto), ma con la sua "consequenzialità". Il gioco é strutturato come un lungo viaggio, nel quale ci imbatteremo nei nemici piú svariati o faremo conoscenze che ci cambieranno. Vedremo poi lo scorrere del tempo (ho sempre adorato i giochi che utilizzano questo espediente , vedi Grim Fandango) e i cambiamenti che questo apporterà al mondo di gioco, scopriremo retroscena sul passato, ad un certo punto ci viaggeremo perfino nel tempo, vedendo molte cose da una prospettiva diversa.
Il tutto assumerà quindi una consistenza notevole, ci affascinerà, facendoci affezionare a determinati personaggi o luoghi (che dopo un pò vi si stamperanno subito in testa, fugando fin da subito la temuta classica situazione nella quale faticate a ricordare chi é chi). Nulla é lasciato al caso. Tutto appare superfluo eppure nulla lo é davvero mentre ci giocate. Tutto ha una sua storia, un suo vissuto, o almeno é questo che il gioco vuole indurvi a pensare, magari anche solo utilizzando una singola frase o un pezzo di equipaggiamento in una determinata situazione.




Quando insomma hai l'atmosfera, la capacità di catturare, facendo dimenticare al videogiocatore lo scorrere del tempo (facendo del tempo invece il vero fulcro dell'esperienza) hai centrato pienamente il bersaglio.

Dragon Quest XI é insomma la dimostrazione che semplicità non equivale sempre a banalità, anzi a volte é proprio grazie alla semplicità che ci accorgiamo delle cose piú sincere.

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