giovedì 19 febbraio 2009

IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON – David Fincher

Dopo Seven e Fight Club ritorna l’accoppiata Bitt/Fincher con un film totalmente al di fuori dal loro “schema”. Un viaggio alla Forest Gump nella vita di un moderno Dorian Gray. Benjamin Button incarna infatti uno dei più classici sogni dell’umanità, quello di ringiovanire anziché invecchiare, ripercorrendo la propria vita al contrario andando verso “l'età più bella” anziché allontanarsi da essa. Ma come tutti i sogni che si scontrano con la realtà non proprio tutto è semplice come si può immaginare.

Sua madre muore dopo averlo messo al mondo, Suo padre, sconvolto dalla questa morte e terrorizzato dal suo aspetto, lo abbandona sui gradini di una casa di cura. Benjamin difatti nasce già vecchio, un piccolo neonato con un corpo da ottantenne. Pelle piena di rughe, cateratte agli occhi e un piede nella fossa. Ma la donna che lo accoglie vede in lui un miracolo e non uno scherzo della natura. Accade infatti qualcosa che ha dell’eccezionale in lui. Nel crescere Benjamin non invecchia ma ringiovanisce trovandosi così a percorrere una vita al contrario. Una sorta di Highlander che vede man mano gli altri invecchiare e morire mentre lui diventa invece sempre più giovane.

Come Forest Gump appunto (film dello stesso sceneggiatore) Benjamin viaggia e vive nel mito dell’amore vero, quello che si incontra una sola volta nella vita e che sopravvive alla vita stessa. Un amore che materialmente, prima troppo vecchio e poi troppo giovane, Benjamin non può concretizzare se non a metà strada della sua vita. E quando “nel mezzo del cammin” i due si incontrano già sanno che questo momento, magico e perfetto, non è fatto per durare, come tutte le cose bella della vita.

Candidato a 13 premi oscar il curioso caso di Benjamin Button è un film forse destinato a divenire una classico della storia del cinema. Nel suo messaggio filosofico c’è si l’immortalità dell’amore universale, che nel corso degli anni assume varie forme che vanno dall’amicizia (lui vecchio lei piccola), all’amore classico (entrambi quasi cinquantenni), all’amore materno (lui bimbo lei anziana), ma c’è anche la presa di coscienza del fatto che morire non è altro che un “nascere al contrario” e che per questo la morte fa parte della vita. Vita che in tutte le sue forme è lo specchio di qualcosa di più grande in cui la questa si evolverà.

Quell’orologio della stazione che gira in senso antiorario, inaugurato il giorno della nascita Button e sostituito da uno digitale (normale) il giorno della sua morte, scandisce l’esistenza di quest’uomo che rispecchia la solitudine di ognuno di noi, ognuno col suo viaggio ognuno diverso come diceva Vasco, ognuno con una piccola grande storia da raccontare. Come un marinaio che salpa su questo mondo da solo, che scende la scaletta con il suo carico d’amore e di sogni, e che da solo poi riparte, come un alieno in una terra aliena.

Nessun commento: