Se oggi non ti va tutto per il meglio, sorridi… domani andrà peggio. Poiché se conduci una vita mediocre e speri nel cambiamento, non è detto che tutto possa cambiare in meglio. E’ questo il lite motive che i Fratelli Coen usano in ogni loro film. C’è sempre infatti chi, nel tentativo di cambiare l’andamento della propria vita, prende scorciatoie che lo porteranno presto sull’orlo del baratro. La figura è quella retorica del peccato originale, mangi la mela o ti annoi in paradiso? I film dei Coen sono dunque, in questo senso, film entropici, con trame usate a pretesto, per porre all’attenzione del pubblico una feroce critica verso la società e la condizione della vita umana. In verità, in questo modo si sono attirati negli anni molti “nemici”. E Così dopo essersi inimicati i conservatori con “Non è un paese per vecchi” e aver ridicolizzato i servizi segreti in “Burn after reading”, con A serious man i Coen scendono al nocciolo della questione, la loro fede. Siamo certi quindi che con questo film molti ebrei storceranno il naso.
Larry Gopnik, Il protagonista del loro ultimo film, è un professore di matematica che sembra uscito da un romanzo di Kafka. Tutto gli capita senza che lui faccia nulla, e più non fa nulla e più gli capita. Sua moglie decide di lasciarlo per un altro, suo fratello gli si aggrappa addosso come un parassita, con tutto il suo carico di problemi, i suoi figli sono sempre più apatici e persino la sua carriera è a rischio a causa di uno studente che tenta di corromperlo. Sballottato di qua e di la, dalla routine degli altri, tenta di rientrare nel flusso delle cose, ma viene sempre più spinto ai margini dalla corrente della vita borghese. Proprio come ne “il processo” di Kafka, Larry si sente sotto accusa e continua a ripetersi: “non ho fatto nulla”, ma, in verità, non sembra opporre alcuna seria resistenza a tutto questo, quasi che le cose dovessero tornare a posto da sole, per una certa giustizia divina. “Una realtà che dispone di noi, usandoci e lasciandoci senza certezze”… appunto. Lui però no si da pace, ed inizia voler cercare risposte nella fede rivolgendosi a vari rabbini. Ma questi, invece di fornirgli le risposte che vorrebbe, sembrano scoraggiarlo a farsi delle domande, convincendolo che il problema, in realtà, è solo nella sua testa.
Ed è qui che etra in gioco la critica dei Coen. Dalla fede, nulla gli è dovuto. Insomma, per semplificare grossolanamente, mentre in qualsiasi altra fede esiste un paradiso e quindi una salvezza (pensiamo ai cristiani salvati dal sacrificio di Cristo, o ai Musulmani nel loro paradiso-harem, o piuttosto ai Buddisti e le loro seconde opportunità) in quella ebraica si vive sapendo di dover attendere una salvezza, ben lungi dall’arrivare. In questa perenne attesa i suoi protagonisti si trascinano in un’esistenza stanca e disincantata, in cui la ribellione emotiva di Larry e solo un’anomalia di un sistema ben rodato. Larry è un matematico, e come tale si aggrappa alla solidità della matematica, la quale ci dice che 2+2=4 e non si scappa. Non comprende e non accetta che possa esserci, anche in scienza, un principio di indeterminazione (Heisenberg). Nella sua testa vorrebbe dare una risposta razionale al paradosso del gatto di Schrödinger, ma sa che questo non è possibile e non sa che fare. Non ama la moglie, ma il pensiero di perderla lo devasta perché perderebbe la normalità della propria vita.
Aldilà di quanto detto A seriuos man è soprattutto un film comico. Si tratta, però, di una comicità sottile, quella comicità grottesca (quasi fantozziana) che si annida nella vita di tutti i giorni. non è però un film per tutti. Oltre al fatto che solo chi conosce la cultura ebraica potrà coglierne l’ironia, lo si apprezza a pieno soltanto se si conosce il pensiero dei Coen. Prendiamo il finale, ad un occhio distratto e superficiale può non dir nulla, ma è la risposta è proprio nel principio di indeterminazione poco fa citato. Il protagonista (e qui torniamo all’inizio del nostro discorso) compie il canonico “peccato originale”. Corregge il voto divenendo corrotto e gli arriva la telefonata del suo dottore. Larry sente che non sarà una buana notizia, nel frattempo arriva un uragano. Tutto allora si sospende e non sapremo mai se il gatto nella scatola e morto o è vivo. Tutto nella vita e nella morte può essere ricondotto a questo pensiero. Insomma, volendo fare un autocitazione si potrebbe italianizzare il titolo in: poi si risolve.
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