venerdì 11 dicembre 2015

Binary Domain - Yakuza Studio/Sega

Da quando i videogiochi sono diventati un fenomeno di massa, uscendo dalla nicchia per diventare un tipo di intrattenimento che fattura quanto e più del cinema il ruolo della pubblicità e del marketing è diventato sempre più importante. Ecco quindi che i colossi videoludici ci bombardano di campagne promozionali, di dlc, espansioni, espansioni di dlc, tutto fa brodo.
E allora va a finire che nella maggior parte dei casi un gioco più è pubblicizzato meno ha da offrire, spesso si parla di un gioco che esce a cadenza annuale con qualche ritoccatina qua e là, magari un numerino di fianco e...
Succede allora che in questo mare di uscite alcune si perdano per strada, per colpa loro, per colpa del budget ridotto, per colpa della scarsa pubblicità, per colpa di chi chi chi...

Binary Domain è un gioco uscito ormai più di 3 anni fa che ce la mise tutta per farsi dimenticare, ma proprio tutta tutta, e alla fine, che sorpresa, ci riuscì. Si, ce la mise tutta perchè la copertina (in occidente soprattutto ma pure in oriente) era una delle cose più anonime che si potessero vedere e che non faceva capire nulla del gioco che avremmo giocato. Perchè la prima ora di gioco è quanto di più stereotipato e già visto ci possa essere, con personaggi che ripetono frasi ad effetto su uno scenario visto e rivisto decine e decine di volte. Perchè appena ti metti a sparare ti accorgi che già non ne puoi più delle stesse frasi ripetute dagli alleati ancora ed ancora ("Abbiamo fatto il passo più lungo della gamba" vi tormenterà per giorni).

Insomma una bella americanata: "noi siamo i buoni", "andiamo i giappone a spaccare culi", "distruggiamo tutto", "ma come parlano questi occhiamandorla", "U.S.A U.S.A U.S.A".Peccato che il gioco sia in realtà giapponese, si, un gioco giapponese che ci fa impersonare degli americani stereotipati e muscolosi che vanno in giappone a combattere contro dei giapponesi cattivi. eh? Si, è così, in realtà non proprio ma ce ne accorgeremo poi.

Superata la prima ora infatti ci si accorge che il mondo di gioco non è affatto banale, non originale magari ma ha un suo perchè e riporta alla mente alcune (ottime) ambientazioni di Mass Effect. Pure la possibilità di scegliersi gli alleati per ogni missione e di potenziarli come più ci aggrada è un qualcosa che funziona e che all'inizio non è possibile notare. I piccoli momenti di relax tra una missione e l'altra dove poter dialogare con i personaggi sono brevi ma efficaci, ci pemettono di godere dell'atmosfera creata dagli sviluppatori.
Più si gioca e più ci si accorge che perfino al trama, impestata com'è di dialoghi banali da film di serie c, non è in affatto malaccio, anzi nell'ultima parte diventa davvero interessante ed inaspettatamente profonda. Niente di mai visto, sia chiaro, ma è incredibile come nell'ultimo capitolo veniamo invasi da informazioni e colpi di scena che ci porteranno a rivedere le nostre opinioni e ci faranno riflettere su quanto il confine tra "umano" " sintetico" possa essere molto molto sottile.

Se poi ci spostiamo sul versante prettamente videoludico abbiamo un gioco tremendamente solido: non fa tante cose ma le fa bene. In quelle 8-9 ore di gioco che serviranno per completarlo non vi annoierete mai, per quanto si tratti di un tps molto molto guidato ce la mette tutta per variare la formula quanto basta e soprattutto i numerosi e giganteschi boss robotici saranno dannatamente divertenti da eliminare. Ad un certo punto (ed è allora che ve ne accorgerete) comincerete a vedere robo-scimmia giganti che vi inseguono, mentre la musichetta del negozietto per le armi vi risuonerà in testa, e vi accorgerete di quanta giapponesità racchiude il gioco.

Insomma ci troviamo di fronte all'ennesimo gioco dimenticato che avrebbe meritato maggior fortuna, talmente dimenticato che a 3 anni di distanza oggi ve lo potete "accattare" a 2 spicci (sia in digitale che scatolato). Se ne avete occasione fatelo.

Nessun commento: