sabato 9 aprile 2016

The Leftovers - Stagione 2 [Serie TV 2015]

Bravo Lindelof, ci sei riuscito di nuovo. Come a fare cosa!? Lo sapete benissimo, non c'è bisogno di spiegazione, "avete capito".
Dopo una prima stagione sostanzialmente basata sul romanzo di Tom Perrotta, nella seconda si mette di fatto al bando ogni freno inibitorio e si parte per la tangente con la personale visione dello sceneggiatore. No, Lost non c'entra nulla, come si premurano di sottolineare i fan, qui è tutta un'altra cosa, tutto è più "reale", non si sono misteri se non quello principale, tutto più terreno e meno "astratto"... Come no!

In questa seconda stagione tutto il cast va a vivere (prima o poi) in un nuovo posto, Jarden, cittadina molto particolare che ospita un parco (Miracle), l'unico posto al mondo dove non è scomparso nessuno nel giorno fatidico. Data la sua particolarità non è facile accedervi e l'unico modo per farlo è attraversare un ponte sorvegliato da guardie, che non permettono a tutti di entrare in questo posto misterioso. Vi ricorda vagamente qualcosa? No? Continuiamo.

Sull'iso...hem, nel parco cominciano ad accadere però delle cose molto strane: scompare un gruppo di ragazze (il canovaccio sul quale si baserà tutta la stagione). Dipartite pure loro? Non importa, per ora, perchè nel frattempo a Miracle accadono cose davvero miracolose: e allora vai di persone che risorgono, apparizioni, guarigioni "inspiegabili", solo a Miracle. Tutto vero? Tutto falso? Perchè? Bisogna avere fede. Ma allora è come in Lost! No, vi sbagliate.

Due serie diversissime
In questa seconda stagione torna alla grande la tematica clou della visione di Lindelof: scienza vs fede. Il senso è questo: accadono una serie di cose inspiegabili (spesso si può parlare di cose totalmente a caso ma vabbè...), come le interpreti? Una parte del pubblico seguendo la "fede" non si porrà domande ma andrà avanti facendosi trasportare dal tutto, dalle musiche, dall'emozione, dalla recitazione, dalla fotografia, dalle metafore e dalle citazioni. Un'altra parte di pubblico cercherà di analizzare il tutto con occhio critico (la scienza), cercando riferimenti, spiegazioni, significati, una visione unitaria del tutto, una razionalità nelle cose che accadono. Questi ultimi sostanzialmente se la prendono in quel posto, come ovvio. Ma allora assomiglia a Lost? Noneee...come te lo devo dire?

Il problema con questa "battaglia" tra fede e scienza nella quale la seconda è continuamente trollata e perde in partenza (Lost ad esempio, partita con una spiegazione apparentemente scientifica a quello che accadeva sull'isola, nelle ultime stagioni se ne usciva con persone che diventavano "il fumo nero", immortali, resurrezioni ecc.) non è tanto in questa scelta di fondo abbastanza palese, ma con il modo nel quale tutto viene messo sullo schermo.

Lo schema "cose a caso" è adottato anche ad esempio da un David Lynch (che apprezzo a tratti, pur non adorandolo) è funzionale all'inquietudine, tutto è costruito come un labirinto mentale, come un qualcosa di perverso e indistricabile, ossessivo, agghiacciante. Nella visione di Lindelof invece tutto questo si riduce a mere metafore (a volte pretestuose e fin troppo ovvie: Virgil che guida nell'aldilà) che però sono inserite così, random, che spesso più che inquietare fanno cadere i cosiddetti. In realtà tutto questo viene trattato non come "citazione" o "suggestione sfuggente", ma come se fosse importantissimo ai fini della trama e del tutto, come se in quella singola scena o in quel singolo dettaglio fosse nascosto il senso del telefilm tutto, la spiegazione ultima: così se in Lost avevamo i numeri (ritornano spesso e vengono trattati come fossero uno dei perni della serie salvo far capire poi che in realtà sono tutta una assurda coincidenza), qui abbiamo il National Geographic (che cavolo conterrà? Perchè permetterà al protagonista di capire il senso di tutto? Non importa, è già stato messo da parte). Per Lindelof tutto è importante, pure le coincidenze, anzi spesso tutto si basa sulle coincidenze (guardate l'auto che usa il protagonista nel finale di "Assassino Internazionale" e confrontatela con quella che usano le ragazze prima di sparire). Cose a caso senza spiegazione per alcuni, metafora affascinante per altri.

Insomma una puntata di Leftovers è riassumibile con il seguente schema:

Trama: Kevin è triste, cammina nel bosco e trova una casa abbandonata.

Svolgimento: Kevin trova una casa in un bosco, è una casa però sferica, si sente molto triste perchè tutti lo hanno abbandonato. Entrandoci nota che è vuota a parte una statua che rappresenta un uomo che però per metà è un ghepardo. Ad un certo punto questa statua gli parla e gli dice che quando uscirà dalla casa sarà un uomo nuovo e che, dopo il primo passo che farà uscendo, cadrà e cadendo vedrà qualcosa che gli farà capire tutto. Kevin gli chiede cosa vedrà, la statua gli risponde che capirà. Kevin esce, uscendo inciampa su una pietra che prima non c'era e rialzandosi vedrà un albero con su scritto due lettere: K e N.

Ora, questo tipo di visione ha un effetto diverso su due tipi di persone (l'uomo di scienza e l'uomo di fede). Il primo si limiterà a constatare come il tutto sia campato in aria e messo lì come metafora spiccia e come "stranezza" per far scervellare il pubblico. Il secondo invece comincerà a far quadrare tutto nella sua testa e allora l'uomo ghepardo sarà il simbolo della voglia di fuggire via lontano, la scritta sull'albero sta a simboleggiare Kevin e Nora e quindi il fatto che la sua "salvezza" passerà da lei e lei sarà il senso della puntata e di tutto. I primi ribatteranno: "la pietra che non c'era, come fa a comparire?" "Come fa a parlare l'uomo ghepardo?" "Allucinazione?" "Perchè la casa è sferica?" "Se non l'ha fatta Kevin, chi ha fatta la scritta sull'albero?" Ecc. Risposte non ce ne sono, o te le trovi da te per conto tuo o ti attacchi.

Prendete questa puntata tipo e moltiplicate per 20. Risultato? Gli uomini di fede andranno in brodo di giuggiole, gli uomini di scienza avranno un gran mal di testa. 


Tutto questo naturalmente sarà contornato da puntate decisamente efficaci se prese a se ("Assassino Internazionale" è simbolica), da prove attoriali di gran livello (Justin Theroux in questa seconda stagione diventa il protagonista assoluto, anche grazie alla sua bravura), da musiche suggestive e ben inserite nel contesto, da una fotografia puntuale e accurata, una confezione insomma perfetta. Per alcuni una confezione vuota, per altri una confezione che racchiude sentimenti, emozioni, suggestioni. 
Non aiuta però questo continuo ripetere dei personaggi: "Hai capito?" "Non ho capito", "Cosa sta succedendo?". "Come è possibile?". Ok, una, due, tre volte, ma poi stufa.

Seee, magari

Ecco, "suggestioni" è la parola giusta per il modo di fare di Lindelof, le ama alla follia, se le "cose a caso" non vi prendono con lui avete perso in partenza. 
Non è come in Lost insomma, è vero, è peggio (o meglio, a seconda di come la vediate). Se la prima stagione era meno pirotecnica ma più centrata, questa è più svalvolata e veloce ma piena di lindeloffate (uno spara ad un altro, questo muore, risorge e quindi se ne frega del fatto che l'altro gli aveva sparato ma anzi lo accoglie con affetto). Il problema è che la trama di Lost in fin dei conti era più interessante e ben si prestava a suscitare interesse, questa alla prova dei fatti parla di "persone che impazziscono, in modo diverso", c'è ben poco per andar avanti per intere stagioni ed infatti la terza sarà l'ultima, giustamente.

Alcuni non vedono l'ora (molti parlano addirittura di serie migliore della storia), altri ormai hanno abbandonato, altri ancora vogliono solo vedere "quello stupido dove voleva arrivare"

Pro

- Meno noiosa e più "movimentata" della prima stagione
- Lato tecnico (musiche, fotografia) di prim ordine
- Kevin è forse l'unico personaggio davvero coerente e Justin Theroux è bravo.

Contro

- Lindeloffate a pioggia
- Dopo una prima stagione più lineare si butta sutto sulla solita storia di resurrezioni e guarigioni miracolose
- Alcuni personaggi irritanti.

Voto 6,5

(Fede batte scienza 8-5)

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