sabato 1 luglio 2017

Tredici - Stagione 1 [Serie TV 2017]

E' stata una delle serie più discusse degli ultimi mesi e come per tutti i fenomeni televisivi c'è chi si è prodigato nell'incensarla e chi invece si è preso la briga di sezionare una per una tutte le sue presunte falle. Tredici è un capolavoro o solo un'operazione commerciale ben costruita? E' un'opera d'arte o solo una "teenagerata" che fa leva su argomenti scomodi e attuali (in epoca di Catene di Sant'Antonio e Blue Whale vari)?
Sicuramente è una serie coraggiosa, che va vista,  perché' sceglie di unire argomenti scomodi (ragazzi problematici, bullismo, suicidio  e video/audio virali) senza censure e facili moralismi. Poi se sia riuscito come prodotto televisivo sta ad ognuno di noi deciderlo: così come il protagonista solo alla fine della visione dei 13 episodi saremo in grado di esprimere un giudizio.  Già, 13 episodi, così come le "ragioni" del titolo originale  (TH1RTEEN R3ASONS WHY). Ragioni per cosa?


Hannah Baker è una studentessa di un liceo americano morta suicida. Qualche giorno dopo un suo compagno di classe, Clay Jensen, si imbatte in una scatola contenente delle "cassette" (si, le vecchie musicassette ormai ridotte ad anticaglia) registrate dalla ragazza prima di togliersi la vita. In queste cassette (7 per la precisione) la ragazza spiega le "ragioni" che l'hanno spinta a togliersi la vita, le "ragioni" sono in realtà tutte le persone che l'hanno spinta, per un motivo o per l'altro, a compiere l'insano gesto. Clay quindi è solo uno dei tanti responsabili e ognuno di questi ha ricevuto a suo tempo le fantomatiche cassette. Come ha reagito ognuno? Tutto quello che Hannah dice in quei nastri è vero? Chi è il vero colpevole? Sono tutti colpevoli? Cosa faranno delle cassette?
Su queste domande in buona sostanza è costruito il telefilm. Ci troviamo dalle parti del "teen drama" ma con sconfinamenti nel mistery (in realtà sappiamo già cosa succederà e chi morirà, solo non sappiamo come ci si arriverà).


Proprio dei veri amiconi

"Quanto ci metti ad ascoltare quelle cassette, sei troppo lento"
"Hai ascoltato tutte le cassette?"
"Meglio non ascoltare le cassette"
"Non credere alle cassette"
"Oh mio Dio, nelle cassette si dice che..."
"Qualora si venisse a sapere delle cassette sarebbe la fine"

E che è, The Ring?

In realta' questa storia delle cassette è un po' un (mica tanto) sottile gioco che il telefilm fa con noi, un espediente: cosi' come i protagonisti ascoltano quei nastri con modalita' e tempi differenti, cosi' gli spettatori si comportano per la visione delle puntate della serie. Netflix in pratica ti dice "sbrigati a vedere queste puntate, fai un binge watching e capirai". Ognuno di noi sceglierà se dargli ascolto o meno (a seconda del tempo che ha a disposizione o della curiosità di sapere cosa si dice nella prossima cassetta/puntata).
Gran parte di Tredici quindi si basa sulla narrazione, sulla volontà di ascolto e sull'empatia (che sia dello spettatore o dei ragazzi che ascoltano le cassette): tutto quello che vediamo sullo schermo non è che il racconto di una ragazza: potrebbe essere tutto vero, tutto falso o solo parte di una delle due cose. E' un po' lo stesso meccanismo gia' visto in OA. Solo che lì le vicende erano narrate in presa diretta dalla persona stessa, qui dobbiamo fidarci di una registrazione. In quei nastri ci sono sensazioni, emozioni, esagerazioni, ma a suo modo tutto quello che viene detto in fondo è vero.
Perchè nel mondo dei teenager a volte perfino una battuta o uno scherzo (magari di cattivo gusto) viene ingigantito e puo' portare a conseguenze imprevedibili. Tutto è importante anche quando sembra che non lo sia.


In fondo Tredici non è che un "Bella in Rosa" con qualche suicidio, colpo di pistola, pirata della strada, stalker, violentatore in più

In questo caso pero' la serie ad ogni puntata rincara la dose, gettando nel calderone sempre piu' violenza fisica e psicologica (tanto che dalla seconda meta' di stagione Netflix avvisa con un banner gli spettatori, durante la sigla, sui contenuti forti che ci saranno durante la visione), fino ad arrivare alle puntate finali che risultano un vero e proprio pugno nello stomaco. La costruzione del momento "fatidico", cui fa da background sonoro la bellissima Vienna degli Ultravox ( The feeling has gone only you and I/It means nothing to me/This means nothing to me/Oh, Vienna), risulta asciutta e cruda, inquietante. Forse come poche altre volte si è visto sullo schermo televisivo. L'impatto è notevole ed è impossibile restare indifferenti
Ma in generale la colonna sonora è uno dei punti di forza di tutto il telefilm, ottimamente inserita nelle scene clou, ipnotica, basti pensare anche alla "donniedarkiana" Killing Moon (o meglio una cover molto piu' rallentata ed oscura del pezzo originale degli Echo & The Bunnymen) nella scena della "festa" (Fate/Up against your will/Through the thick and thin/He will wait until/You give yourself to him). Tutto contribuisce rendere più potenti determinate scene e la musica fa da perfetto corollario alle immagini che scorrono sullo schermo.
Certo, l'utilizzo di sonorita' anni 80' potrebbe apparire del tutto fuori posto e in parte lo è (la protagonista ad esempio appena si imbatte in un mangianastri non sa come funzioni) ma lo stratagemma delle cassette rende il telefilm uno strano ibrido vintage/moderno. Non si sa quanto questo possa affascinare i teenager di oggi (poco o nulla) ma sicuramente non potrà che far contenti quelli con più anni sulle spalle.

Io te lo dico, se continui così fai la fine di Corona

Non tutto è perfetto però, questo va detto, soprattutto a livello di sceneggiatura. Probabilmente ci sono troppe "coincidenze" che portano la storia nei punti nei quali vuole arrivare (leggasi: alla festa ci sono lo stupro, la rottura del cartello stradale, il telefono che non prende, l'incidente poco dopo proprio per colpa della mancanza del cartello abbattuto poco prima e ha ad oggetto proprio uno degli studenti...) ma in parte tutto questo è mitigato dal voler indicare come a volte nella vita accadano tante piccole cose che ne influenzano altre portandole alle estreme conseguenze. Resta il fatto che si poteva fare meglio sotto questo punto di vista.
Ad alcuni ha dato anche fastidio l'impulsivita' dei protagonisti o il fatto che spesso non ragionino razionalmente ma si deve comunque considerare che si tratta di adolescenti, l'impulsivita' è scontata, non si possono togliere queste componenti dal pacchetto o additarli come difetti in un telefilm di questo tipo. Tredici è ben costruito ed è fruibile perfettamente da un pubblico adulto ma tratta di tematiche e di problemi  psicologici tipicamente adolescenziali. Non si puo' liquidare il tutto come "esagerazioni", lo sono solo in parte, in molti altri casi il tutto è coerente col tipo di mondo e modo di pensare che la serie dipinge. Forse a volte calca la mano, c'è qualche deus ex machina, qualche coincidenza di troppo, ma a livello di psicologia dei personaggi si è fatto un buon lavoro e gli attori sono bravi nel costruirla a dovere (soprattutto Dylan Minnette e Katherine Langford)

Il vero problema pero' per una serie di questo tipo è l'idea bizzarra di volerci costruire su una seconda stagione (annunciata poco dopo il rilascio della prima). Non tutto si chiude (anche volutamente e a volte pretestuosamente) ma la serie funzionerebbe gia' cosi', non c'è davvero bisogno di spiegazioni ulteriori ed inutili. Tredici, pur essendo un prodotto riuscito infatti, ha gia' di suo delle lungaggini e soffre a tratti la durata di un'ora a puntata (questo si sente soprattutto nelle puntate centrali, un po' "vuote" ma era da mettere in conto in una serie determinata a fare 13 puntate proprio come i 13 motivi, quando forse 10 puntate sarebbero state meglio).
Non tutte le "ragioni" e i protagonisti di determinate cassette meriterebbero infatti un'ora di durata: è vero che le accuse di Hannah per lei hanno sempre "un perché", ma di fatto a volte si ha la sensazione che siano sono solo un modo per raggiungere l'obiettivo prefissato a livello di episodi e durata degli stessi. Una seconda stagione (per un'opera tratta da un romanzo tutt'altro che lungo, 200 pagine) risulta soltanto un modo per rimestare nel brodo e di indagare su cose che hanno poco da svelare, cose che lo stesso scrittore aveva detto di non voler approfondire.
Il finale, ben costruito come finale a se, purtroppo lascia fortissimi dubbi sulla bontà di una eventuale seconda stagione. Vendette, nuove cassette, omicidi, pseudo Columbine, il telefilm si tiene da parte tante possibili strade, tutte ad alto rischio svaccamento. Non sono veri e propri cliffhanger ma sono porte aperte su un qualcosa che non dovrebbe esserci, se non per interessi commerciali. Si rischia insomma l'effetto Broadchurch. Purtroppo a volte non si ha il coraggio (o la voglia se ci sono soldi in ballo) di dire basta e chiudere quando sarebbe giusto farlo.

Piuttosto che fare la seconda stagione mi sparo

Tredici insomma è una serie affascinante anche se non perfetta. L'impatto emotivo è sicuramente predominante su tutto il resto (qualche difetto di sceneggiatura c'è), ma anche a livello di fotografia (i colori caldi e freddi delle due linee temporali) e a livello sonoro (la colonna sonora è di ottimo livello come detto) si può parlare di un ottimo prodotto televisivo. Una specie di diamante grezzo che pero' non avrebbe bisogno di essere affinato in una seconda stagione, ma meriterebbe di essere guardato ed apprezzato per quello che è e per quello che offre, nella sua asciuttezza, senza aggiunte ulteriori, senza inutili spiegazioni ridondanti volte a trasformarlo in quello che non è, anche senza pretestuosi giudizi/pregiudizi (in positivo o in negativo) da parte di chi sceglierà di vederlo.


PRO
- Tratta argomenti difficili senza facili moralismi
- Colonna sonora e fotografia di ottimo livello
- Alcune puntate sono un vero e proprio pugno nello stomaco

CONTRO
- Sceneggiatura non impeccabile
- Un calo di qualità nelle puntate centrali
- Fare la seconda stagione è un grosso errore

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