La prima stagione di Suburra - pur soddisfacendomi - mi aveva lasciato uno strano retrogusto: era come se avessi visto 2 serie diverse inserite nello stesso contenitore. Nella prima ci trovavamo di fronte ad una specie di Gomorra "romano", con le classiche situazioni da quartieracci italici, con personaggi pittoreschi e grottescamente ancorati ad una visione della vita e del mondo perennemente fuori dai limiti. Nella seconda invece avevamo un misto tra una classica fiction televisiva italiana (di quelle che vanno in prima serata su rai 1) e una puntata di Distretto di Polizia (per par condicio).
Il tutto non era amalgamato benissimo e in più di una occasione si finiva per restare tra il frastornato e l'annoiato. Eppure c'erano tante cose buone: la voglia di raccontare la Roma del crimine sotto due prospettive diverse (una di più alto livello e una "di strada"), un approccio più sbilanciato sul "sociale" (laddove in Gomorra vediamo solo e sempre tutto dalla bassa prospettiva dei camorristi di quartiere, senza andare oltre), un trio di protagonisti indovinato e carismatico (buona parte mutuato dall'omonimo film). Serviva insomma - per restare in tema - aggiustare il tiro e mescolare meglio il tutto, eliminando al minimo quella sensazione di patinato e annacquato.
Questa seconda stagione in effetti il tiro lo aggiusta, la mira la prende meglio, spara molto di più e quasi sempre non a salve e alla fine - dai e dai - al centro ci si avicina, pur non raggiungendolo ancora.
"Si, o so, o so, tu sei ROM-anista, so ciento vorte che a fai sta battuta, hai stancato" |
La prima cosa che si nota guardando questa seconda stagione di Suburra è l'aumento esponenziale di sangue e morti. Nessuno viene risparmiato, nessuno è intoccabile o immortale, se non muore ci va comunque molto vicino. Si agisce molto di più insomma, laddove in precedenza si finiva per parlare molto, moltissimo, a scapito dei momenti più "action". Qui invece fin dalla prima puntata abbiamo una escalation sanguinosa che si ingrossa sempre di più e coinvolge tutti. I Cinaglia e le Monaschi non sono più solo arrivisti ambigui, compromessi viventi, sono ormai anch'essi parte di quel sottobosco criminoso, lo sono in pieno. Si sporcano le mani, agiscono in prima persona, perfettamente integrati e a proprio agio nel dover contrattare con i boss e bossettini e arrivano perfino ad ideare rappresaglie e uccisioni.
Non c'è più insomma quello stacco netto tra "mafia politica" e "mafia di quartiere", i due mondi sono in piena connessione tra loro e di sicuro ne giova la fruibilità e la scorrevolezza del tutto. Ogni personaggio in buona sostanza vuole prendersi la sua fetta di Roma e sarà disposto a tutto pur di farlo, mettendo in secondo piano l'amore, la dignità, la solidarietà, il quieto vivere...
Il trio di protagonisti è come al solito piuttosto affiatato e (forse un po' forzatamente) come prevedibile tornerà ad allearsi per far fuori il grande nemico: Samurai. Le loro vicende personali si sconteranno però ben presto con gli interessi della capitale. Un conto è dire "me vojo prende Roma" sparando e spacciando nei quartieri ma poi se vuoi arrivare in alto devi stringere accordi, trovare agganci, conoscenze, politici o prelati disposti a tutto e "i nostri" faticheranno non poco a risalire la china (uno privato di tutti i suoi averi, l'altro spodestato dalla madre, l'altro ancora solo e ricattato).
Si è detto della scelta di battere un terreno più "sociale" e legato alla quotidianeità rispetto a serie come Gomorra. Questo sicuramente si riverbera nella tematica (attualissima) della stagione: l'immigrazione e il modo col quale riesce a spostare voti e soldi (traslate Roma su tutto il territorio italico e avrete più o meno quello che stiamo vivendo ogni giorno da qualche anno a questa parte). L'approccio alla questione, per quanto a tratti possa sembrare di parte (una o l'altra) si sforza di restare neutro. Il concetto è "tutti sono criminali e approfittatori, la parte politica non fa differenza". Ecco che allora i personaggi di sinistra sfruttano gli immigrati e i centri di accoglienza per papparsi una buona fetta di denari (immigrati=introiti) mentre quelli di destra alimentano l'odio e creano caos consapevole contro lo straniero per ottenere consenso (immigrati=voti). Potere vs Soldi insomma. A meno che non si riesca ad ottenere entrambi, ovvio, ed è per questo che nell'arco della stagione più di una volta le parti in causa finiscono non solo per scontrarsi ma per invertirsi. Vedi allora il politico puntiglioso e "aperto" che diventa invece di colpo una specie di membro di Casapound, l'attivista di destra che (per vendetta) si ritrova ad impedire un complotto che mira a mettere gli immigrati in cattiva luce, il mafioso che è sempre stato di destra ma deve compiacere la sinistra ma poi torna di nuovo a schierarsi con l'altra parte politica. Nessuno insomma è onesto, nessuno è coerente, chi per interesse o per salvare la pellaccia cambierà versante più e più volte.
A bene vedere uno dei principali difetti della stagione è proprio questo. Quell'alone di ambiguità dei personaggi, quel loro ripetersi "che sto facendo?" è del tutto svanito. In un sottobosco dove non c'è nulla di onesto e di coerente tutto finisce per essere banalizzato. I "voltafaccia" diventano sempre più frequenti col passare delle puntate e i protagonisti assumono quasi la forma di banderuole perenni che oggi stanno qui, domani lì, poi di nuovo là, senza avere ben chiaro (e lo spettatore con loro) un piano ben preciso. Va benissimo il non schierarsi, il dire "destra o sinistra, non fa differenza quando c'è in ballo il potere e il denaro", ok il destreggiarsi dei personaggi tra le varie fazioni per non finire al camposanto, ma quando tutto diventa troppo evanescente, mutevole, precario finisci per perdere interesse. Si poteva fare di meglio sotto questo punto di vista: il colpo di scena deve essere costruto e non continuo per funzionare.
La seconda stagione di Suburra insomma corregge buona parte dei difetti della prima, risultando decisamente meglio amalgamata e più carica di tensione, con un approccio interessante su tematiche attuali e una maggiore concentrazione di "cattiveria". Purtroppo l'eccessiva focalizzazione sul gioco a rimpiattino dei protagonisti e sul voltafaccismo finiscono per diliuire un po' il coinvolgimento, lasciando non del tutto soddisfatti.
PRO
- Più azione, più tensione
- La scelta di affrontare tematiche scomode
- Il trio di protagonisti.
CONTRO
- L'ambiguità spesso si trasforma in "banderuolismo ad oltranza"
- Qualche scena alla Distretto di Polizia non manca
- Una certa banalizzazione delle tematiche sociali
Voto 7,5
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