Dieci anni di attesa possono snervare i fan più impazienti, spingerli a rivedere più e più volte classici come Fuga da New York piuttosto che il seme della follia, tenendoli svegli con maratone notturne del brivido, in attesa che “Il maestro” torni a far vibrare le corse (di basso) della tensione. Dieci anni dopo Fantasmi da Marte (2001) finalmente John Carpenter mette fuori il suo nuovo film ed è un evento.
Subito una premessa: sia ben chiaro però, che non ci si poteva aspettare molto di più da questo film rispetto a quello che è, cioè un film “su commissione” ben girato a discapito della sua trita e ritrita sceneggiatura, ma tanto ci basta. Così come fece Sam Raimi con il suo ritorno (Drag me to hell) Carpenter fa ciò che può con la storia che gli è stata affidata, fa cioè il Regista a tempo pieno, concentrandosi solo sulla macchina da presa e le atmosfere. Il risultato è più che sufficiente, un palleggio da campione, un’amichevole per una squadra forte.
Certo non è uno dei suoi film storici ma non è nemmeno uno dei suoi “meno belli” (come il suo predecessore per intenderci). Il marchio c’è tutto. Dalla ninna nanna di sottofondo, che sfocia in un giro di basso nei momenti clou, alle inquadrature dei corridoi e le telecamere fisse. Nelle prime battute il film sembra un po’ da vicino il recente Sacher Punch (ancora colpa di qualche battuta di sceneggiatura) ma da lui si discosta nettamente per il suo credo essenziale e anti-caciarone, che caratterizza da sempre Carpenter, divenendo il suo collaudatissimo genere thriller-Horror, fatto di inquadrature essenziali, senza i moderni orpelli della computer grafica. Un prodotto artigianale e certosino, con un finale che i più smaliziati intuiscono già da metà film, che poco stride se lo si vuole prendere come citazione dei finali dei vecchi film.
Certo non è uno dei suoi film storici ma non è nemmeno uno dei suoi “meno belli” (come il suo predecessore per intenderci). Il marchio c’è tutto. Dalla ninna nanna di sottofondo, che sfocia in un giro di basso nei momenti clou, alle inquadrature dei corridoi e le telecamere fisse. Nelle prime battute il film sembra un po’ da vicino il recente Sacher Punch (ancora colpa di qualche battuta di sceneggiatura) ma da lui si discosta nettamente per il suo credo essenziale e anti-caciarone, che caratterizza da sempre Carpenter, divenendo il suo collaudatissimo genere thriller-Horror, fatto di inquadrature essenziali, senza i moderni orpelli della computer grafica. Un prodotto artigianale e certosino, con un finale che i più smaliziati intuiscono già da metà film, che poco stride se lo si vuole prendere come citazione dei finali dei vecchi film.
Come ha detto qualcuno: un film moderno girato alla maniera classica, come se i vari Scream o Hostel non ci fossero mai stati, perchè in verità nessuna influenza hanno avuto su un maestro, che può solo insegnare ai registi moderni la netta differenza che passa tra la Paura e l’orrore. I film di oggi infatti possono essere definiti puramente d’orrore, cioè ti sbattono in faccia qualcosa di orripilante (e il più delle volte splatter) per impaurire o schifare, più gli stomaci che le menti. Film viscerali che si basano sull’immediato mondo del tutto e subito, con tanto di mostro che appare persino prima dei protagonisti stessi. Il che ci fa capire, come quest’ultimo, sia oggi la vera star e come gli altri siano sono comparse.
Carpenter invece fa “film da paura” (i cari vecchi thriller) in cui si vive in un perenne stato d’ansia, di paura per qualcosa, che sai che sta per accadere e che cresce nella tua mente, fino ad assumere l’aspetto di quello che più temi. E' qui che il Maestro entra in gioco con il suo meccanismo ad orologeria… Buh!
Protagoniste di questi film sono le tue stesse paure e in fondo sai che non basterà uccidere il Mike Myer della situazione, per eliminarle definitivamente. Certo la sua potenzialità non è stata sfruttata appieno, ci si aspetterebbe molto di più da un regista di tal nome, ma date le premesse prendiamo volentieri il risultato finale, convinti che sarà un film che si potrà benissimamente rivalutare in seguito, entrando di merito nelle famigerate maratone notturne…
Carpenter invece fa “film da paura” (i cari vecchi thriller) in cui si vive in un perenne stato d’ansia, di paura per qualcosa, che sai che sta per accadere e che cresce nella tua mente, fino ad assumere l’aspetto di quello che più temi. E' qui che il Maestro entra in gioco con il suo meccanismo ad orologeria… Buh!
Protagoniste di questi film sono le tue stesse paure e in fondo sai che non basterà uccidere il Mike Myer della situazione, per eliminarle definitivamente. Certo la sua potenzialità non è stata sfruttata appieno, ci si aspetterebbe molto di più da un regista di tal nome, ma date le premesse prendiamo volentieri il risultato finale, convinti che sarà un film che si potrà benissimamente rivalutare in seguito, entrando di merito nelle famigerate maratone notturne…
Voto 7,5
Nessun commento:
Posta un commento