"E' un Resident Evil/Non è un vero Resident Evil", è a questo in buona sostanza che si possono ridurre buona parte delle recensioni che hanno per oggetto l'ultimo capitolo della saga di Capcom. Di queste circa il 90% parlano in pratica solo del fatto che è in "Prima persona". Ok, ma com'è il gioco? E' bello, brutto, fa paura, fa orrore, fa schifo? Queste sue caratteristiche (che lo riportano al passato o lo proiettano nel futuro in quanto a dinamiche) funzionano davvero o sono solo un contentino per i fan piuttosto che un modo per far parlare di se per qualcosa di inedito e inatteso? Vediamo di analizzarle punto per punto.
1) La Prima Persona.Togliamoci il dente e parliamone quindi pure noi. Com'è sta cosa del cambio di prospettiva dalla terza alla prima persona? Beh, siamo nell'epoca nella quale se un horror non è in prima persona sembra non serva più a nulla o non riesca più a spaventare. E' sempre vero? Assolutamente no: gran parte degli horror moderni usano la prima persona solo per causare nausea e mal di testa da mal di mare più che per far "immedesimare" il giocatore. Quella che un tempo era la "visuale" classica degli sparatutto è stata definitivamente adottata dagli horror con risultati altalentanti. In un Resident Evil si può dire che invece la cosa funziona abbastanza, perchè se prima la tensione era data dal fatto che (essendoci le telecamere fisse) non capivi bene i rumori da dove provenissero e dove fossero i nemici, adesso potresti ritrovarti la minaccia alle spalle ed essere comunque colto di sorpresa. Non è la stessa cosa però l'effetto è simile. Non sempre riuscito allo stesso modo ma simile.
Alessa...hem...Eveline sarà una presenza costante per tutto l'arco del gioco |
2) E' un horror?
Resident Evil è sempre stata una saga horror, pure i tanto bistrattati ultimi capitoli della saga, quindi la domanda è pressochè inutile. Piuttosto bisogna chiedersi che tipo di horror fossero RE5 e RE6. La risposta è "dei pessimi horror". Già nel primo capitolo eravamo lontanissimi dalla raffinatezza psicologica che avrebbero avuto altri giochi (uno su tutti Silent Hill) ma, pur nel suo citare i cult cinematografici di serie b, fino a Resident Evil 3 almeno ci trovavamo di fronte ad un prodotto che si rifaceva a quell'horror sanguigno d'assedio tanto caro a Carpenter e Romero. I capitoli successivi hanno invece sempre più accentuato la componente action da filmetto usa e getta (con l'apoteosi nella famosa scena di Chris che spacca con i cazzotti le rocce in mezzo ad un vulcano) gettando alle ortiche qualsiasi forma di tensione e coinvolgimento emotivo. Resident Evil 7 cambia totalmente ispirazione ma allo stesso tempo torna all'antico: basta zombie e largo ai folli psicopatici alla "Non aprite quella porta". Pochi nemici che però continuano a tornare e ad evolversi (questa si una costante nella saga). Poche ambientazioni (una casa o poco più, a richiamare la famosa Mansion del primo capitolo) e più claustofobia, una trama vista e stravista(inutile dire che si va a parare sempre dalle stesse parti) ma che gioca bene col "mistero". Aggiungiamoci un inventario che torna a farsi risicato (con la necessità di gestire nuovamente i famosi bauli) e la scarsità di munizioni (almeno all'inizio) e abbiamo un'ottima rappresentazione di horror.
Resident Evil è sempre stata una saga horror, pure i tanto bistrattati ultimi capitoli della saga, quindi la domanda è pressochè inutile. Piuttosto bisogna chiedersi che tipo di horror fossero RE5 e RE6. La risposta è "dei pessimi horror". Già nel primo capitolo eravamo lontanissimi dalla raffinatezza psicologica che avrebbero avuto altri giochi (uno su tutti Silent Hill) ma, pur nel suo citare i cult cinematografici di serie b, fino a Resident Evil 3 almeno ci trovavamo di fronte ad un prodotto che si rifaceva a quell'horror sanguigno d'assedio tanto caro a Carpenter e Romero. I capitoli successivi hanno invece sempre più accentuato la componente action da filmetto usa e getta (con l'apoteosi nella famosa scena di Chris che spacca con i cazzotti le rocce in mezzo ad un vulcano) gettando alle ortiche qualsiasi forma di tensione e coinvolgimento emotivo. Resident Evil 7 cambia totalmente ispirazione ma allo stesso tempo torna all'antico: basta zombie e largo ai folli psicopatici alla "Non aprite quella porta". Pochi nemici che però continuano a tornare e ad evolversi (questa si una costante nella saga). Poche ambientazioni (una casa o poco più, a richiamare la famosa Mansion del primo capitolo) e più claustofobia, una trama vista e stravista(inutile dire che si va a parare sempre dalle stesse parti) ma che gioca bene col "mistero". Aggiungiamoci un inventario che torna a farsi risicato (con la necessità di gestire nuovamente i famosi bauli) e la scarsità di munizioni (almeno all'inizio) e abbiamo un'ottima rappresentazione di horror.
Mi scusi signora, devo aver sbagliato casa |
3) Meccaniche di gioco
Altre cose invece risultano molto meno riuscite, sono effettivamente più dei contentini ai vecchi fan: i registratori che fanno le veci delle macchine da scrivere, che però non hanno esattamente la stessa funzione visto che il gioco presenta anche il salvataggio automatico, le "stanze sicure" inaccessibili ai nemici (poco giustificate in un horror moderno) in qualsiasi situazione ci si trovi, le "monete antiche" che fungono da omaggio per i fan della prima ora che altro. La stessa cosa non può dirsi invece degli enigmi che finalmente tornano e per fortuna hanno un senso: non sono difficili come non lo erano quelli dei primi capitoli della saga ma spezzano bene i momenti di tensione e si alternano alle fasi action dando un po' do respiro. Si spara così come si sparava nei primi capitoli della saga (chi dice che non lo si faceva deve aver confuso la saga di Resident Evil con qualche altra): di meno, in maniera più precaria, con meno capacità (il protagonista non è un supersoldato), con poca possibilità si sbagliare.
Il resto sono citazioni più o meno velate (c'è addirittura "il coccodrillo" in una veste un po' particolare) e espedienti a volte riusciti (le boss fight) a volte meno.
Altre cose invece risultano molto meno riuscite, sono effettivamente più dei contentini ai vecchi fan: i registratori che fanno le veci delle macchine da scrivere, che però non hanno esattamente la stessa funzione visto che il gioco presenta anche il salvataggio automatico, le "stanze sicure" inaccessibili ai nemici (poco giustificate in un horror moderno) in qualsiasi situazione ci si trovi, le "monete antiche" che fungono da omaggio per i fan della prima ora che altro. La stessa cosa non può dirsi invece degli enigmi che finalmente tornano e per fortuna hanno un senso: non sono difficili come non lo erano quelli dei primi capitoli della saga ma spezzano bene i momenti di tensione e si alternano alle fasi action dando un po' do respiro. Si spara così come si sparava nei primi capitoli della saga (chi dice che non lo si faceva deve aver confuso la saga di Resident Evil con qualche altra): di meno, in maniera più precaria, con meno capacità (il protagonista non è un supersoldato), con poca possibilità si sbagliare.
Il resto sono citazioni più o meno velate (c'è addirittura "il coccodrillo" in una veste un po' particolare) e espedienti a volte riusciti (le boss fight) a volte meno.
Toglietemi tutto ma non la classica scena con la motosega |
4) Ma fa paura?
Come è ovvio la paura è una cosa soggettiva, c'è chi si spaventa con nulla e chi invece non riesce a sobbalzare nemmeno davanti al più mostruoso degli horror. Sarebbe più giusto quindi parlare di tensione. Resident Evil 7 mette tensione, così come lo facevano i primi capitoli della saga fino al quarto capitolo. Certo si gioca più sul solito "salto sulla sedia" che sul creare un contesto che mette a disagio, però non mancano i momenti dove il gioco riuscirà a far venire un brivido sulla schiena a causa di certe "scoperte" (c'è più di qualche rimando alla saga di Silent Hill, con una costruzione degli evnti molto più raffazzonata ma a tratti efficace).
In buona sostanza insomma Resident Evil 7 (il sottotitolo "Biohazard" rimanda alle origini della serie nel sol levante) è un Resident Evil e allo stesso tempo non lo è. Qualsiasi cosa che porta quel nome in copertina, piaccia o meno, fa parte della saga. RE5 e RE6 ne facevano parte pur snaturando tutti gli elementi che l'avevano reso famosa, questo RE7 invece presenta tantissime differenze ma anche tantissimi punti di contatto col passato. L'unico che però dovrebbe realmente interessare al videogiocatore è quello che ha a che fare con la qualità del prodotto. Da quel punto di vista si può dire che siamo sulla stessa lunghezza d'onda dei primi capitoli ed è la cosa più importante.
Voto 8
Come è ovvio la paura è una cosa soggettiva, c'è chi si spaventa con nulla e chi invece non riesce a sobbalzare nemmeno davanti al più mostruoso degli horror. Sarebbe più giusto quindi parlare di tensione. Resident Evil 7 mette tensione, così come lo facevano i primi capitoli della saga fino al quarto capitolo. Certo si gioca più sul solito "salto sulla sedia" che sul creare un contesto che mette a disagio, però non mancano i momenti dove il gioco riuscirà a far venire un brivido sulla schiena a causa di certe "scoperte" (c'è più di qualche rimando alla saga di Silent Hill, con una costruzione degli evnti molto più raffazzonata ma a tratti efficace).
In buona sostanza insomma Resident Evil 7 (il sottotitolo "Biohazard" rimanda alle origini della serie nel sol levante) è un Resident Evil e allo stesso tempo non lo è. Qualsiasi cosa che porta quel nome in copertina, piaccia o meno, fa parte della saga. RE5 e RE6 ne facevano parte pur snaturando tutti gli elementi che l'avevano reso famosa, questo RE7 invece presenta tantissime differenze ma anche tantissimi punti di contatto col passato. L'unico che però dovrebbe realmente interessare al videogiocatore è quello che ha a che fare con la qualità del prodotto. Da quel punto di vista si può dire che siamo sulla stessa lunghezza d'onda dei primi capitoli ed è la cosa più importante.
Voto 8
Nessun commento:
Posta un commento