Di cosa avete più paura? Di sicuro la risposta più sincera non può non essere che di qualcosa che vi portare dietro sin dall'infanzia. Un trauma sepolto. Un mostro che si nasconde lì da quando eravate piccoli e che non avete mai sconfitto definitivamente. Per alcuni potrebbe essere proprio la paura per i pagliacci (o clown che dir si voglia), magari un incubo nato la sera in cui avete visto il "vecchio" IT alla TV e che ora, cresciuti, stride nel vostro cervello come il rumore delle unghie sulla lavagna. Il secondo capitolo dell'IT di Muschietti parla pressapoco di questo, discostandosi dall'alternatività tra presente e passato che caratterizza la narrazione del Romanzo di Stephen King, prima che della sua trasposizione televisiva del 1990.
Sono dunque passati i "fatidici" 27 anni dalle vicende narrate dal primo capitolo e i nostri protagonisti sono cresciuti. Quasi tutti si sono fatti una posizione e una vita lontani da Derry, tranne Mike (Hanlon) che è rimasto per... ricordare. Già perchè allontanarsi dall'infanzia/Derry fa dimenticare, come ci si dimentica dei traumi più dolorosi dell'infazia. Ma nasconde anche i ricordi più belli, come quelli dell'amicizia. Un'amicizia vissuta sì nel terrore ma che lo stesso terrore ha fortificato e... salvato gli stessi dal terrore stesso. L'Unione come arma di difesa contro l'orrore, sia esso paranormale del mostro o "terrena" del bullo, del padre violento o della madre ossessivamente apprensiva. Ora che IT è tornato, quindi, Mike li richiama per ricordare, e per sconfiggere quell'antica paura che rischia di mietere nuove vittime innocenti.
IT è stato ferito ma non è morto e si è nascosto tutti questi anni di letargo, così come loro lo hanno nascosto nella loro mente. Fingendo non sia mai successo, fingendo si fosse trattato soltando di un brutto sogno. Riusciranno a sconfiggere le proprie paure e assieme a queste l'ancestrale Paura (con la P maiuscola di Pennywise) che "dà un volto a tutte"? Forse uno di loro, magari il più razionale, colui che per ribellione famigliare ha sempre rifiutato la risposta spirituale, non ce la farà. Proprio come avviene all'inizio del romanzo di King. Gli altri invece sarabbo chiamati ad una sorta di seduta di ipnosi regressiva da svegli in cui ritroveranno le antiche paure e dovranno sconfiggerle per poter vivere meglio. Già perchè seppure i nostri amici hanno creduto di aver superato questi drammi, dimenticandoli e credendo di essere andati avanti con la propria vita, inconsciamente gli stessi drammi hanno finito per influenzare le loro scelte future. Bill è diventato uno scrittore e sceneggiatore di racconti horror, l'ex cicciottello Bill ha messo su un fisico scultoreo, Bev e Eddie hanno finito per sposare metaforicamente il proprio padre e la propria madre, nelle figure di un uomo e una donna che li opprimano e Ritchie è diventato un comico di professione. Chiara dunque l'allusione psicologia dell'autore alle conseguenze dei traumi freudiani della vita.
Non mancherà il cammeo di King (vediamo chi di voi lo riconosce) che in se conserva l'easter eggs di una critica al "romanzo che diventa film" e di come lui sia sempre un po' scettico verso queste operazioni (anche se nel corso degli anni i suoi romanzi sono stati "saccheggiati" da Hollywood e dalla TV e a lui ne sono derivati un mucchio di proventi), spesso approvando e a volte stroncando anche al di là del loro successo (vedi Shinning di Kubrik). Chiaro che i fan di King non potranno che non rimanere fedeli allo stesso e ai suoi romanzi più che alle trasposizioni su grande schermo. Riconoscendo l'opera cinematografica ben fatta di questo film ma ammonendo con un: "Ehi, andateci calmi il romanzo resta sempre la versione migliore della storia". Una storia che nel secondo capitolo è più fedele al libro di quento non sia stata nel primo. Certo con quanche piccola o grande concessione al politicamente corretto, così come era accaduto per il primo ma anche per la versione per la TV, che per amor di anti-spoiler non citerò e per cui rimando alla lettura del libro per chi colpevolmente non l'avesse ancora fatto. Certo è, anche, che nel secondo capitolo il film perde qualcosa rispetto al primo, e non è solo per il fatto di averlo visto subito dopo essermi divorato le 1300 pagine del romanzo prima di andarlo a vedere in sala, ma anche il cosidetto effetto "Stranger Things" (o Stand-by me, per quelli come me più grandi). Effetto che l'alternanza di tempi del romanzo manteneva intatta e che permetteva al romanzo di non restare un puro racconto dell'orrore fine a se stesso, stemperando quando c'era da stemperare e alternando il genere Avventura a quello Horror. Il secondo capitolo invece è più maturo, più horror in stile moderno e pieno di momenti... BUUU!!! anche se ben fatti. Ma quel che perde in singolo lo riacquista se visto in coppia col primo. Parallelismo dell'unione di cui parlavo nelle righe precedenti.
In sintesi questo IT: Capitolo secondo resta un gran bel film, che entra a pieno titolo nella storia del cinema. Un film che speriamo rimanga confinato nelle mura dei due naturali capitoli e che non ci si faccia prendere dalla frenesia moderna di creare mostri molto più terrificanti che si chiamano sequel o prequel. Per carità, che Pennywise vi risparmi se vi azzardate anche solo a pensare una cosa del genere.
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