giovedì 1 aprile 2021

Death stranding - viviamo già nella distopia di Kojima?


Giocare ai videogame, fin dagli albori, é sempre stata un'attività per solitari: un modo per estraniarsi dal mondo, per mostrare, seppur virtualmente, abilità che gli altri non avevano, o semplicemente uno strumento per passare il tempo. Sempre e comunque un qualcosa da approcciare in solitaria, per poi magari vantarsene nel mondo reale con gli amici.

Anche quando, molto dopo, arrivò la possibilità di giocare online o in cooperativa, spostando il campo della sfida su un piano totalmente diverso (non piú essere umano contro macchina ma umano contro umano/umani), non venne mai (o quasi) meno quel fine primario. Il nostro interagire costituiva comunque un altro modo per mettersi in competizione, per prevalere su qualcosa/qualcuno. Cambiavano insomma le dinamiche di gameplay e l'approccio tattico di ogni partita ma lo scopo restava pur sempre il cercare di avere la meglio su un "concorrente". 
E se invece giocare potesse anche essere sinonimo di condivisione invece che di competizione, di collaborazione invece che di "sopraffazione"? Sarebbe davvero noioso questo tipo di approccio?

Death Stranding prova a varcare questa soglia ed andare oltre, cercando di trovare una nuovo modo di videogiocare. Casualmente
sceglie di farlo proprio alle soglie di una svolta epocale per l'umanità. Una sorta di premonizione o di monito, soprattutto per via delle tematiche scelte da Kojima: sorprendentemente attuali e vicine a problematiche (fantascientifiche fino ad un paio di anni fa) che stiamo vivendo nella vita di tutti i giorni. 




In un periodo come il nostro, inaspettato e doloroso, un periodo nel quale il contatto con gli altri é sempre piú limitato, un'epoca nella quale è diventato sempre più difficile condividere assieme qualcosa, un gioco come Death Stranding quindi é allo stesso tempo visionario e sovversivo.

Visionario perché, come detto, Kojima già prima che il bubbone scoppiasse ti costruisce una trama fantascientifica che flirta con certi romanzi di Philip Dick ma che é allo stesso tempo premonitrice (ci troviamo infatti un mondo post-apocalittico nel quale le persone hanno ormai perso il contatto con i propri simili e vivono isolate, affidandosi a corrieri che rischiano la vita per rendere disponibili risorse a coloro che non possono spostarsi e attraversare il mondo. Notate qualche somiglianza? Beh, é solo la punta dell'iceberg).

Sovversivo perché stravolge le regole alla base del videogioco di cui sopra: trasforma il classico egoismo e cinismo da videogiocatore (quello che induce ognuno di noi a cercare di prevalere sull'altro, allo sconfiggere, depredare, battere, bullizzare, sopravanzare...) in spirito di condivisione. Un gioco nel quale lo scopo é aiutare gli altri giocatori a costruire, nel quale mostrare apprezzamento per il "lavoro" altrui, pianificare assieme strategie per migliorarsi la vita, sostenersi in un momento difficile della nostra partita attraverso aiuti concreti e morali (come ad esempio i cartelli lasciati per strada, ad indicare la via o i possibili pericoli), fornire a chi non ne ha risorse per noi in eccesso...




Tutto questo non solo é utile e conveniente (in Death Stranding non c'e guadagno nel non aiutare gli altri, non c'é gusto, non c'é logica) ma é anche l'essenza stessa del gioco.
In pratica siamo sempre e solo noi che giochiamo, non ci sono altri personaggi "reali" con i quali interagire direttamente, eppure tutti condividono qualcosa con gli altri mettendola a disposizione a seconda dei propri gusti, voglia e necessità. Una "solitudine condivisa" insomma, in un mondo vuoto e desertico ma costantemente pieno di connessioni tra esseri umani, che va avanti e rinasce, nutrendosi della voglia di di sostenersi a vicenda.
A differenza degli altri videogiochi poi l'omicidio , anche dei nemici, é decisamente disincentivato. Magari nel brevissimo periodo porta dei benefici ma sul lungo sarà decisamente sconveniente ai fini del raggiungimento dell'obiettivo. Tra le tante armi a disposizione sarà sempre piú conveniente portarsi appresso quelle non letali. 
Di fatto insomma il 90% della nostra partita sarà dedicata a trasportare qualcosa, costruirla, ricostruirla, connetterla, raccogliere risorse ecc. Quando il gioco ci chiederà invece di combattere si tratterà di farlo sempre in maniera non convenzionale. 

Il gioco sfrutta insomma il concetto di legame sia a livello di trama che di giocato e questi legami (sia con personaggi reali che virtuali) fanno si che le nostre interazioni e le nostre azioni abbiano delle conseguenze, anche se non ci appaiono immediatamente tangibili (non modificheremo la trama ma plasmeremo poco a poco il mondo di gioco). 

Death Stranding non è quindi solo videogioco (da alcuni sotto questo frangente é stato definito perfino noioso e alla lunga soffermandosi troppo sulle missioni secondarie lo diventa sicuramente) ma vera e propria metafora dei nostri tempi. Piú che un videogame é un'esperienza, che acquista ancora piú valore se approcciata in questo periodo cosí anomalo e particolare. 




Interazione e messaggio sono perfettamente intersecati insomma per fornire un quadro globale d'eccellenza, raramente raggiunto altrove in questo ambito. Al netto di una verbosità a tratti eccessivamente insistita (ma é un po' la cifra stilistica di Kojima) la trama oltre che affascinante e profondamente attuale, é per certi versi "politica" .
E il buon Kojima poi non si limita a fornirci riflessioni sull'interazione e integrazione tra esseri umani e non, ma si spinge perfino a trattare tematiche spinose e complesse come il senso della vita o i misteri dell'universo. Un' idea ambiziosetta, senza dubbio, che però in questo particolare periodo storico appare perfettamente calzante. L'immedesimazione e il coinvolgimento sono poi aiutati da un motion capture strepitoso e un cast forse mai cosí d'eccezione nella storia dei videogames.

Siamo insomma di fronte ad un videogioco di quelli che escono raramente, quelli destinati a restare impressi nella memoria anche a distanza di anni, che raccontano in maniera originale e toccante e dipingono un'epoca, la categoria dei Bioshock, i Silent Hill 2, i Metal Gear Solid 3. Scusate se é poco.

Voto: 9

Nessun commento: