domenica 6 novembre 2022

Guillermo Del Toro's Cabinet of Curiosities - serie antologica (2022)


Molti anni fa le serie antologiche a tematica  horror-sci fi andavano parecchio di moda. A partire dallo storico "The Twilight Zone" (noto qui da noi come "Ai confini della realtá") per poi proseguire con i vari "Racconti della Cripta", fino ad arrivare ai titoli più recenti, come ad esempio "Masters of Horror", spesso abbiamo assistito a telefilm che hanno utilizzato il televisore come una specie di scatola magica che custodiva al suo interno racconti bizzarri, grotteschi, orrorifici. Si trattava a volte di operazioni molto casarecce, alla buona, con pochi mezzi, ma comunque molto affascinanti nella loro ingenuitá. Altre volte questo tipo di operazioni invece vedevano impegnati veri e propri maestri dell'horror, capaci di regalarci vere e proprie opere degne di figurare tra i migliori film della loro cinematografia (pensiamo ad esempio al meraviglioso e lovecraftiano "Cigarette Burns", di John Carpenter). Spesso questi minifilm o film per la TV erano introdotti da una figura bizzarra (pensate al famoso Zio Tibia) che svolgeva la funzione di narratore onnisciente, quando non erano interpretati addirittura da una comparsa eccellente. Come dimenticare ad esempio il famoso "Hitchcock presenta", nella quale il grande regista ci presentava, appunto, una serie di racconti televisivi ispirati ai suoi film (ma alcune puntate erano dirette proprio da lui).

Guillermo del Toro sembra guardare a proprio a queste ispirazioni per il suo "Cabinet of Curiosities", uscito ultimamente su Netflix. Il taglio è orrorifico e spesso truculento come in Masters of Horror, ma la raffinatezza e il suo introdurre ogni episodio con una piccola riflessione in prima persona, oltre che il taglio autoriale la avvicinano molto di più alla serie hitchcockiana. 


"Ma che bel ratto, immagino tu abbia parecchia fame, ti faccio dare solo un morso se mi prometti di non mangiarmi tutto"


Ogni puntata è infatti un'opera a se stante e spesso ha davvero pochissimo in comune con le altre. Si potrebbe pensare ad un minestrone non meglio identificato (ispirazioni diverse, ambientazioni diverse, epoche diverse), invece la cura di Del Toro nel selezionare registi, autori, tematiche rendono il prodotto davvero compatto e ben prodotto, adatto da essere gustato anche un morso alla volta. 

"Lotto 36", il primo episodio, funge da introduzione e svolge bene il suo compito. La sua natura irrisolta e incompleta viene riscattata da un'interpretazione di buon livello da parte degli attori e da un clima di attesa che porterá ad un finale prevedibile ma liberatorio.
"I ratti del cimitero" cambia ambientazione e atmosfere (qui più spiccatamente horror), regalandoci nei suoi solo 38 minuti di durata (l'episodio più breve del lotto) sequenze di grande effetto, grazie ad un uso sapiente della macchina da presa da parte dell'esperto Vincenzo Natali. La triste discesa nel profondo e nella follia del bizzarro protagonista viene puntellata da effetti speciali di ottima riuscita e da un incedere sempre più claustrofobico e allucinato. 

Con "L' autopsia" si fa un'ennesima virata. Stavolta l'ispirazione è l'horror classico degli anni '70/80, tra un rimando a L'invasione degli Ultracorpi e uno a Cosa, l'episodio risulta prevedibile ma comunque di grande effetto. La costruzione dell'attesa è ben congegnata, così come il finale dove lo splatter e il truculento fanno il loro ingresso, regalandoci alcune delle scene più sanguinolente di tutta la serie.

"L'Apparenza" è una incursione nell'horror sociologico. Un misto tra le sezioni più grottesche di Brazil e Stuff - il gelato che uccide. Costantemente sopra le righe, si muove su binari più bizzarri che orrorifici, dove la paura è quella per la follia nascosta in ognuno di noi, nell'uomo o la donna comune. Godibile ma forse è l'unica vera puntata un po' fuori posto e meno potente di quanto vorrebbe


"La smetta di fissare il quadro altrimenti sará il quadro a fissare lei"


Dopo un episodio "di rottura" arriva uno dei più classici, anzi sicuramente il più classico: "Il modello di Pickman" è tratto infatti da un racconto di Lovecraft e si muove quindi tra atmosfere molto care allo scrittore di Providence. Tra orrori ancestrali e visioni oscure, la discesa nella follia del protagonista ci regalerá numerosi brividi lungo la schiena. Un episodio pieno di stile, ricercatezza ed efficacia. 
La sorpresa maggiore dell'episodio seguente, "I sogni nella casa Stregata" è data dal fatto che per la prima volta sembra seguire la scia del precedente, per intenti ed atmosfera (l'ispirazione ancora una volta è un racconto di H.P. Lovecraft). Meno riuscito, eppure si muove comunque bene, lasciandosi apprezzare, tra oscuri segreti, creature inimmaginabili pronte ad entrare nel nostro mondo e legami destinati ad essere spezzati dalla morte. Il protagonista è un irriconoscibile Rupert Grint

"La visita" è sicuramente l'episodio più "strano" tra gli otto. Psichedelico, allucinato, fa un uso insistito delle musiche per condurci in uno strano incontro tra scienziati, medium, medici...alla ricerca del significato della vita, della morte, del mondo (o dei mondi). Peter Weller gigioneggia in una puntata dalla trama un po' confusa e dagli effetti speciali un po' posticci, quasi da film di serie b. Visivamente e sonoramente molto affascinante ma promette molto e mantiene piuttosto poco.


"Amore, non importa se non sei bella, non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace, la bellezza dura poco, la bellezza ha belle foglie ma il frutto è amaro...non mi vengono in mente altri detti"


Chiude la serie un altro episodio molto classico, tratto da un racconto dello stesso Del Toro,"Il Brusio". Una casa stregata, una coppia con scheletri nell'armadio è un mistero nel passato. Sappiamo giá dove si andrá a parare, ma la costruzione è di buon livello grazie anche all'ottima interpretazione degli attori (Andrew Lincoln e Essie Davis). Un episodio che sta tra Hill House e Babadook. Una degna chiusura per una serie più che discreta.

Cabinet of Curiosities ci conferma ancora una volta la versatilitá e la bravura di Guillermo del Toro nell'affrontare i temi più disparati e plasmarli a suo piacimento. In questo caso ci offre una selezione di racconti horror che rimandano al passato ma che allo stesso tempo risultano piuttosto personali. Ogni regista coinvolto ha avuto carta bianca e si vede: ci troviamo di fronte ad 8 diverse interpretazioni dell'orrore, che in qualche modo però riescono ad amalgamarsi bene e lasciare indubbiamente soddisfatti. Un'operazione piuttosto particolare per un colosso come Netflix, che ci auguriamo possa proseguire con nuove stagioni. 

PRO

- Una selezione varia eppure ben amalgamata di racconti horror
- Le introduzioni di De Toro alla Hitchcock sono un tocco di classe
- Un paio di episodi visionari e gotici di grandissimo effetto

CONTRO

- Come prevedibile non tutti gli episodi sono allo stesso livello
- Un paio di puntate presentano effetti speciali non all'altezza
- Forse si poteva osare di più dal punto di vista horror. 


Voto 8

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