mercoledì 29 gennaio 2025

Indiana jones e l'antico cerchio. Come i film, meglio dei film (alcuni almeno)


Inutile girarci intorno. Gran parte della fortuna di saghe videoludiche come Tomb Raider o Uncharted è dovuta alle loro "atmosfere "alla Indiana Jones. Il gusto per l'avventura, i misteri, l'esotismo mescolato con quel tocco di sovrannaturale, gli antichi templi pieni di segreti, i trabocchetti, le antiche maledizioni...Tutte caratteristiche inconfondibili che, se trasposte sulle nostre console o i nostri PC, ci permettevano di vivere quelle avventure in prima persona anche se impersonavamo protagonisti diversi da Indy, pur con dei tratti in comune.
Non che non fossero già usciti videogiochi dedicati al famoso archeologo (belli e pure di discreto successo) ma si trattava, già all'epoca di uscita di Tomb Raider, di veri e propri "reperti archeologici" al confronto, giochi che se propinati ad un videogiocatore a digiuno di storia videoludica, ci saremmo vergognati a definire come vera essenza delle avventure di Indiana Jones (anche perchè alcuni di questi appartenevano pure a generi bellissimi ma non esattamente l'essenza dell' immedesimazione). Altri poi ne uscirono, sulla scia del successo delle due saghe sopracitate ma non erano proprio il massimo.




L'annuncio di un nuovo gioco su Indiana Jones quindi lasciò discrete perplessità. Sarebbe stata la copia di un videogioco (Uncharted) che già si ispirava fortemente ai famosi film? Un po' come se Paul e Ringo sfornassero un album di cover degli Oasis, per capirci.
Fin dalle prime notizie trapelate però, si capì innanzitutto che sarebbe stato un gioco in prima persona e in secundis che gli sviluppatori sarebbero stati quelli di Wolfenstein. Se quindi i dubbi legati alla ridondanza e al paradosso vennero quasi subito fugati, ne nacquero altri. Prima persona? Cosa? In pratica non vedremo quasi mai il nostro personaggio, se non nelle cut scene. Mmmm. Come fare poi con le sequenze platform (perchè dovevano essercene per forza vista la natura del personaggio)? Soprattutto cosa poteva uscire fuori da una software house specializzata in sparatutto? Un Indy guerrafondaio e armato fino ai denti?

Spesso però è meglio lasciare i pregiudizi da parte ed aspettare, sebbene ormai viviamo consapevolmente in un epoca nella quale tutti vogliono commentare tutto e subito, esponendosi, magari in maniera esagerata e sguaiata senza riflettere e contare fino a 10. E lasciamo da parte la natura di alcune delle critiche lette in giro, roba da farvi uscire le bolle e farvi contagiare dal desiderio di vedere l'umanità estinguersi causa eccesso di stupidità.




Indiana Jones e l'antico cerchio alla prova dei fatti, più che dalle avventure di Lara Croft o Nathan Drake, sembra prender più caratteristiche in prestito dai classici immersive sim, come ad esempio Dishonored. Non un open world, ma un gioco costituito da tante aree più o meno vaste da esplorare liberamente (all'interno di una trama impellente, ma che lascia comunque una certa libertà di approccio), magari alla ricerca di segreti, documenti, misteri, missioni secondarie, collezionabili (se però volete prenderli tutti preparatevi a bestemmiare, tra bug che non ve li riconoscono anche se li avete già presi e difficoltà estrema nel raccapezzarvi in mappe spesso molto poco chiare). A dispetto dei precedenti giochi dei suoi creatori, poi, l'approccio diretto è fortemente sconsigliato (sebbene non manchino momenti nei quali utilizzarlo, soprattutto contro i "boss"), molto più proficuo adottare uno stile silenzioso, agevolato anche da travestimenti e potenziamenti da trovare in giro per le varie zone da attraversare.
Queste ultime, poi, pulluleranno letteralmente di enigmi, più o meno difficili, un approccio che predilige molto più la materia grigia che la forza bruta. 

Come da tradizione del genere, attraverseremo diverse zone del mondo. Gran parte del tempo tra l'altro la trascorreremo a Roma, più nello specifico in un Vaticano sotto il controllo fascista. Non stupisce quindi di trovare più di qualche volto noto tra i personaggi. Oltre alla nostra Alessandra Mastronardi (che nel doppiaggio italiano però ha un'altra voce), e a caratteristi come Enrico Colantoni, il gioco è anche l'ultima occasione per apprezzare attori cult come Tony Todd (Il Corvo, La Notte dei Morti Viventi, Candyman), scomparso qualche settimana prima dell'uscita del gioco. 
La trama, pur non risultando sconvolgente, è perfettamente inserita all'interno di quella principale, senza per questo non risultare a suo modo autoconclusiva (chi conosce i film però apprezzerà i rimandi qua e là e li capirà meglio rispetto a chi ne è a digiuno). Le tante cut scenes poi aiuteranno a dimenticare il fatto di non poter vedere mai il volto del protagonista durante il giocato.




Indiana Jones e l'antico cerchio è insomma un gioco che riesce esattamente in tutto ciò che si propone. Raccontare una nuova avventura di Indiana Jones, canonica ma a se stante, che non sfiguri di fronte ai film (e anzi è pure migliore degli ultimi usciti), sia divertente da giocare, non risulti troppo simile ad altre produzioni e lasci con la sensazione di volerne di più. E le chiacchiere come al solito se le porta il vento. 

Voto 9


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