Povere avventure grafiche: troppo lente e troppo prive d'azione per accontentare i giovani ragazzini che amano le produzioni odierne. Un genere considerato troppo antiquato, ancorato ad una struttura troppo stantia secondo molti, con tanta atmosfera ed un coinvolgimento speciale per altri. Diciamo che le avventure grafiche sono sempre state di nicchia: anche nei momenti migliori non è che vendessero tantissimo, anzi sono sempre restate (a parte rari casi) produzioni cult, più che fenomeni di massa. Sicuramente lo svantaggio di simili tipologie di videogames è quello di essere poco adatte per essere giocate su console (Grim fandango è uscito solo per Pc, mentre Monkey islands su playstation non ha avuto un grandissimo successo), ed in un epoca dove la PS1 vendeva vagonate di cd...
Grim Fandango per me è "L'avventura grafica". Umorismo, atmosfere noir, musica jazz meravigliosa, gusto per il nonsense e per il soprannaturale, una storia che riesce davvero (non mi vergogno di dirlo) a commuovere.
Il finale è meraviglioso, lo è ancor di più pensando che giochi del genere ormai non potranno mai più esistere. Lo preferisco di gran lunga alla saga di Monkey Island, molto più pubblicizzata e presa come pietra di paragone del genere. La cosa migliore di GF era sicuramente (oltre all'ottima caratterizzazione dei personaggi) il modo nel quale era strutturato: in quattro capitoli ripercorrevamo le gesta del protagonista, ognuno temporalmente ad un anno di distanza dall'altro, come in una grande epopea.
Il carisma di un personaggio come Manny Calavera, gli intrighi, i dialoghi meravigliosi (bellissima la scena dove di possono recitare delle poesia scegliendo delle frasi preimpostate, con un effetto esilarante), i colpi di scena, lo rendono degno di un opera cinematografica.
Il finale è meraviglioso, lo è ancor di più pensando che giochi del genere ormai non potranno mai più esistere. Lo preferisco di gran lunga alla saga di Monkey Island, molto più pubblicizzata e presa come pietra di paragone del genere. La cosa migliore di GF era sicuramente (oltre all'ottima caratterizzazione dei personaggi) il modo nel quale era strutturato: in quattro capitoli ripercorrevamo le gesta del protagonista, ognuno temporalmente ad un anno di distanza dall'altro, come in una grande epopea.
Il carisma di un personaggio come Manny Calavera, gli intrighi, i dialoghi meravigliosi (bellissima la scena dove di possono recitare delle poesia scegliendo delle frasi preimpostate, con un effetto esilarante), i colpi di scena, lo rendono degno di un opera cinematografica.
In una sola parola: Magico
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