La prima stagione di Russian Doll funzionava alla grande. Il revival di Ricomincio da capo non aveva ancora assunto connotati eccessivamente ridondanti e quella sua rilettura della tematica dei loop temporali risultò fresca, ingegnosa, piena di stile. Buona parte del merito derivava da un montaggio sempre serrato ed una Natasha Lyonne perennemente sopra le righe, logorroica, come sotto l'effetto di qualche sostanza e affetta da un atteggiamento alieno, ironico e autoironico. Non mancavano di certo i momenti più riflessivi che spostavano la serie su binari più seriosi e anche drammatici, soprattutto dopo l'ingresso in scena del personaggio di Alan, per certi versi totalmente agli antipodi rispetto a quello della protagonista.
I primi 8 episodi insomma costituivano una bella novità nel panorama seriale di Netflix e ci mostravano una strana storia sull'accettazione, un racconto autoconclusivo e perfettamente coerente. Certo le basi stesse sulle quali poggiava il progetto naturalmente stridevano con l'idea di sfruttare quell'espediente per una seconda stagione. Ma sappiamo come funzionano queste cose con Netflix e affini: spesso sfornano 300 stagioni su serie che avevano detto tutto dopo la prima ( "chi ha detto 13 reasons why"? ) per poi chiuderne invece altre dal grandissimo potenziale e che, soprattutto, finiscono con un cliffhanger (tipo "Archive 81", mannaggia a voi). Contano i soldi e gli utenti e mai come in questo caso Netflix ci sta attenta visto il tonfo economico degli ultimi mesi.
Ma, come dicevamo, in fondo la prima stagione se non altro era ottima, quindi magari dopo 3 anni se ne uscivano con qualcosa di altrettanto interessante.
Cosa inventarsi allora per portare avanti una storia che per sua stessa natura si basava sulla ripetizione degli stessi eventi? Trasformare i loop temporali in veri e propri viaggi nel tempo ad esempio. Ed è proprio ciò che di fatto accade in questa seconda parte della serie. Grazie all'espediente di una metro che si fa macchina del tempo Nadia stavolta tornerà nel passato, ma non ci finirà materialmente, non nel suo corpo. La sua coscienza finirà infatti nel corpo di sua madre e poi perfino in quello di sua nonna, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. La Bambola Russa (o matrioska) nella sua vera essenza no?
Avete presente Quantum Leap? Se non ce lo avete presente recuperatelo perché è un vero e proprio manuale di questa sottocategoria di viaggio nel tempo e le scene che vedono una Nadia non incinta nel corpo di una donna che sta per partorire o che ogni volta si stupisce di vedere una persona diversa allo specchio non possono che fare riferimento ad alcune puntate di quel telefilm ormai cult (e che tra non molto vedrà nuova luce sotto spoglie diverse tra l"altro).
Comunque viaggi nel tempo si diceva e nel corpo di propri "antenati", in un continuo giocare sul filo dello sberleffo, della burla, del rimescolamento del paradosso del nonno fino a conseguenze sempre più assurde (del tipo che siete vostra madre mentre vi partorisce e prendete voi stessi in braccio appena nati, roba che a Doc di ritorno al futuro sarebbe venuto un colpo ). E in questa seconda stagione la trama per larghi tratti sembra seguire questa continua ricerca del nonsense o della follia, dimenticandosi spesso un qualche filo conduttore, lasciato spesso ad un flebile "cerchiamo di rendere i nostri nonni e genitori più ricchi così lo saremo noi". Le scene di accavallano, i personaggi si sdoppiano, triplicano, si congiungono, complice un montaggio ancora più schizofrenico ed una Lyonne ancora più gigionesca e fuori dagli schemi. Aggiungiamoci poi una colonna sonora (bellissima tra l'altro) onnipresente e perennemente protagonista che a tratti fa scivolare alcune sequenze nel puro videoclip, tra schizzi psichedelici ed allucinati ed una fotografia sempre dai colori accesi. La parola d'ordine insomma è stile.
"Setacciare biblioteche, pedinare una persona per ore, chiedere in giro a chiunque, solo per sapere un nome e un indirizzo. Ma non potevamo cercare su inter...troviamo un altra biblioteca ho capito" |
Si rischia in molti frangenti di perdere il bandolo della matassa e se nella prima stagione era Alan a rappresentare la parte più lineare delle vicende, quella che aiutava a mettere insieme i punti, in questa seconda stagione il suo personaggio appare decisamente fuori fuoco. Poco centrale nelle vicende, poco interessante, poco approfondito, decisamente sacrificato. Sembra quasi inserito perché non poteva non esserci ma la trama segue tutt'altro e va da altre parti. E questa sensazione di confusione non svanisce, neppure quando le puntate finali ci consegnano comunque una certa chiusura della vicenda. Se la prima stagione aveva infatti a che fare con l'accettazione di se stessi, qui si fa un passo ulteriore: bisogna venire a patti col proprio passato e con quello delle persone che ci circondano. Ciò che è stato fatto non si può cambiare, l'unica cosa che possiamo fare è prendere quello che di buono il passato ci ha consegnato, imparare ad apprezzare il percorso fatto assieme agli altri e ciò che sono stati per noi. Un messaggio conclusivo significativa insomma e poi il finale con Shine on you Crazy diamond come sottofondo sonoro non potrà lasciarvi indifferenti: ruffiano quanto volete ma d'effetto. Tanta confusione ma anche tanto cuore e bravura nello scegliere la scena ad effetto.
La seconda stagione di Russian doll insomma alza la posta, inserisce un po' di tutto e cerca di essere un po' di tutto: straborda, è eccessiva a tratti, perde spesso il sentiero, se ne frega della coerenza e della linearità, e ancora più sopra le righe (come la sua protagonista) rispetto alla prima per poi tornare solo sul finale al punto di partenza e tirare il filo. Un rischio non si sa quanto calcolato. Forse si poteva fare di più dal punto di vista della trama e dell'intreccio, si potevano scegliere soluzioni più interessanti. La confezione comunque resta molto affascinante e piena di stile e forse ci basta già solo quello.
Pro
- Assurda e folle
- Protagonista come al solito sopra le righe e strafottente
- Stile da vendere e colonna sonora gigantesca
Contro
- Trama esilissima
- Alan è pressoché irrilevante
- Parte spesso per la tangente dimenticandosi dello spunto di partenza
Voto 7+
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