Prendete God of war con la sua mole di splatterosità, diluitela un pochino ma aumentate l'atmosfera dark, imbevetelo in un po' di Dante's inferno, infine aggiungeteci un pizzico di Shadow of the colossus. Fatto? Che ne è venuto fuori? Un action maleodorante e tamarro? Allora fate una cosa, visto che ci stanno i vampiri e c'è un castello facciamo che lo chiamiamo Castelvania. Come? Adesso è mangiabile? Bene.
Castelvania lords of shadow è un gioco con le sue carte da giocare, ma che spesso preferisce sbirciare le carte dell'altro per cercare la vittoria, eppure ha ottime carte.
Innanzitutto si avvale di una grandissima atmosfera: laddove il Dante si muoveva tra muri monocromatici infiniti di defunti e Kratos staccava teste a mani nude ma in scenari "finti" o "troppo perfetti", qui invece abbiamo dei luoghi davvero affascinanti e soprattutto sempre vari nella loro darkitudine.
Altra carta vincente è il sistema di progressione del personaggio, non un mero copia incolla di altri titoli action, con una interessante gestione dei due tipi di magia a disposizione.
Terza carta a disposizione è una certa "profondità" della trama, niente di che (il genere di appartenenza non è che punti su quello), ma di certo un qualcosa di più di un "prendiamo a mazzolate questo qua dividendolo poi in due a mani nude perché sono incazzato" (God of war) o un "devo salvare Beatrice, chiunque mi si pari dinnanzi lo spiezzo in due" (Dante's inferno). C'è pure una certa impennata nel finale con un discreto colpo di scena che ti lascia con un "eh?", che altrimenti Kojima che ce lo abbiamo a fare?
Innanzitutto si avvale di una grandissima atmosfera: laddove il Dante si muoveva tra muri monocromatici infiniti di defunti e Kratos staccava teste a mani nude ma in scenari "finti" o "troppo perfetti", qui invece abbiamo dei luoghi davvero affascinanti e soprattutto sempre vari nella loro darkitudine.
Altra carta vincente è il sistema di progressione del personaggio, non un mero copia incolla di altri titoli action, con una interessante gestione dei due tipi di magia a disposizione.
Terza carta a disposizione è una certa "profondità" della trama, niente di che (il genere di appartenenza non è che punti su quello), ma di certo un qualcosa di più di un "prendiamo a mazzolate questo qua dividendolo poi in due a mani nude perché sono incazzato" (God of war) o un "devo salvare Beatrice, chiunque mi si pari dinnanzi lo spiezzo in due" (Dante's inferno). C'è pure una certa impennata nel finale con un discreto colpo di scena che ti lascia con un "eh?", che altrimenti Kojima che ce lo abbiamo a fare?
Abbiamo un bel tris, che facciamo? Mah, vabbè dai, ce la possiamo fare, vediamo, che carte ha quello? L'eroe che comincia il suo viaggio perché deve ritrovare l'amata che è morta ma sta in un limbo? Ok, facciamo qualcosa di simile, tanto poi ci pensa Kojima.
Quell'altro invece cosa ha? I mostroni giganti da scalare prima di poterli ammazzare? Facciamo così, mettiamocene 2 o 3 che poi se sono di più si dice che è un plagio, non esageriamo.
Quell'altro invece cosa ha? I mostroni giganti da scalare prima di poterli ammazzare? Facciamo così, mettiamocene 2 o 3 che poi se sono di più si dice che è un plagio, non esageriamo.
Ecco, Castlevania lords of shadows è un buon gioco, un buon gioco con idee non scontate, affascinante, per essere uno dei miliardi di hack'n slash degli ultimi anni ha delle buone idee, che però già che c'è bara un pochino, così, per sicurezza.
Voto 8.
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