Vincitore dell'Oscar 2014 per la migliore sceneggiatura originale, arriva anche in italia questo Lei, una storia d'amore futurista tra l'uomo e la macchina, che per essere recensito al meglio necessiterebbe di un breve trattato di psicanalisi ad hoc. Io invece cercherò di parlarne a grandi linee, ma sarà difficile non dilungarsi.
Innanzitutto stiamo parlano del regista di Essere John Malkovich (1999), uno dei film che meno ho digerito in vita, talmente lontano fosse, non dal mio ideale tecnico di cinema, ma dalla lunghezza d'onda sulla quale vivo e concepisco il mondo. Ma questa critica sarebbe talmente personale e astratta, detta così senza spiegarla, che apparirebbe più come un pregiudizio che come un giudizio. Invece ci son cose di questo regista che ho anche molto apprezzato, come il ladro di orchidee (2002) o Nel paese delle creature selvagge (2008) in cui ad esempio, come per Lei, Jonze è stato sia sceneggiatore che regista.
Lei è un film che di avvicina più alla visione del mondo di EJM e già in questo parte male, ma oltre tutto rimane anche un film "incompiuto", per la superficialità con cui volutamente tratta alcune tematiche, che richiederebbero essere meglio approfondite. Dato anche in definitiva si tratta di un film analitico e non leggero. Mi spiego:
Ambientato in un futuro prossimo, il film parla dei travagli sentimentali di Theodore (Joaquin Phoenix), impiegato in un'azienda online che si occupa di scrivere lettere d'amore su commissione (ora voi immaginate già la tristezza di un simile futuro... ma andiamo avanti). Il nostro amico però, appare tanto bravo ad empatizzare con la vita sentimentale del prossimo (nel suo lavoro), quanto incapace di organizzare la propria. Dopo la separazione con l'amata e indimenticata moglie infatti, vive in una profonda e quasi totale solitudine, che si palesa in ogni inquadratura del soggetto e che viene soltanto alleggerita dalla frequentazione di una coppia di amici. Un giorno, attratto da una pubblicità, decide di acquistare uno degli ultimi ritrovati in campo di intelligenza artificiale. Il sistema operativo è talmente all'avanguardia che inizia addirittura a provare sentimenti e tra i due nasce l'amore.
Le implicazioni etiche per una simile trama si sprecherebbero. Il tema non è affatto nuovo, tutti ricordiamo la bravura con la quale simile tematica è stata trattata ne L'uomo bicentenario, I.A. o in Wall-E, ma fondamentalmente in questo film il tutto viene relegato troppo a margine. In definitiva infatti si tratta di un romanzo rosa applicato alla tematica di fondo, senza alcuna implicazione di carattere morale o etica che sia snocciolata in modo dignitoso. Ci si limita ad un "wow la tua ragazza è un software, figo!" e si finisce li. Persino il carattere da succubo di (un ottimo) Joaquin Phoenix non si frappone a contraddittorio. L'amore che di cui parla non è ne' quello epico alla Romeo e Giulietta ne' quello goliardico delle commedie. E' un amore giornaliero, soltanto descritto con splendide parole e una forma poetica.
La barriera antropologica di una voce senza corpo è accettata di buon grado dopo pochi sorsi di amaro in bocca, da parte del protagonista. In un attimo si cancellano anni di pensiero romantico legato al contatto umano posti ad opposizione del futurismo deumanizzante. Scordatevi I have a Touch di Peter Gabriel. Pare quasi di assistere all'alba dell'estinzione umana senza che qualcuno opponga resistenza, senza guerre alla Matrix. Qualcuno descrivendo il film ha detto più o meno che: "è un film che ti decompone il cuore e poi te lo ricompone, non lasciandotelo uguale", Per forza! Il cuore non è un software e una cosa rotta non torna come prima. Forse volevate dire che è un film che disintegra l'umanità? Ma sta proprio nelle ricomposizione affrettata del finale che la critica tecnica arriva inesorabile. Che siate d'accordo o meno con la tematica, la trovata politicamente corretta del finale è forse la peggiore scelta che si potesse fare. Come un "troll" arriva nelle nostre "bacheche", scrive circa un eventuale futuro e poi d'improvviso decide che tutto deve terminare in maniera naturale. Nessuna "tempesta elettrica" alla Interior Lulu (Marillion), adesso rimettiamo a posto tutto e nessuno se ne lamenterà.
Dal punto di vista tecnico, ancora, se nella versione originale si trova la coraggiosa trovata di utilizzare una delle sex-simbol del momento (Scarlett Johansson) in versione audio-only, la scelta di Micaela Ramazzotti nella versione italiana non pare troppo azzeccata. La recitazione non è eccelsa e personalmente ho trovato la sua voce a tratti urticante (in tema di lunghezze d'onda). Più adatta forse a un film della Disney, dove non ci si farebbe caso.
Peccato perché è brutto stroncare un film che lascia tanti spunti di riflessione. Peccato per l'ottima interpretazione di Phoenix e lo girato non male, ma se poi in definitiva "si butta le pietra e si nasconde la mano" è inevitabile che il risultato ne esca snaturato e incompleto.
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