Red Dead Redemption 2 si fonda su uno strano paradosso: sebbene sia tra i giochi più venduti in assoluto (come tutti i lavori a firma Rockstar d'altronde) è anche uno di quelli (negli ultimi anni) che fa meno per compiacere l'utente. I dati di "completamento" letti di recente su vari siti specializzati sono impietosi d'altronde: si attestano sul 22%. In tanti, tantissimi, lo comprano insomma ma pochi riescono davvero a completarlo. No, la difficoltà non c'entra nulla, non siamo davanti ad un Dark Souls che screma la sua utenza a seconda delle bestemmie che fa pronunciare. Non si tratta nemmeno di mancanza di qualità (la critica lo ha lodato e gli utenti, al netto di chi mal sopporta i free roaming o i giochi Rockstar, hanno apprezzato). La possibile spiegazione è invece da considerarsi legata a 3 fattori principali collegati tra loro: il cambiamento degli stili di vita dell'utenza, dell'età, del concetto stesso di free roaming che Rockstar intende veicolare. In questa prima parte (su 3) di questo speciale analizziamo il primo di questi fattori.
L'aumentare del bacino d'utenza (da prodotto dedicato ad una nicchia di nerd a prodotto per le masse) ha spinto i videogiochi ad evolversi, diventando sempre più complessi tecnicamente, da un lato, ma anche molto più "alla portata di tutti". L'abbassamento della difficoltà media dei giochi ha fatto da contraltare ad un approccio sempre più "simulativo" e "immedesimativo". I videogiochi cosiddetti tripla A di oggi in generale richiedono minor "applicazione" (meno barriere all'entrata: non richiedono chissà quali capacità) e più coinvolgimento (filmati lunghissimi che strizzano l'occhio ai film, meno momenti "giocati" e più momenti di raccordo). Si è cercato insomma, per aumentare il target di riferimento, di cambiare pelle, abbracciando più pubblico possibile scendendo a compromessi. Ma l'utenza ormai è così variegata, frazionata, multiforme: vede il videogioco in modo diverso rispetto a come lo vedeva anni fa. Il tempo a disposizione si riduce sempre più (anche a causa del secondo fattore in campo: l'aumentare dell'età media degli utenti), i videogiochi in commercio sono tantissimi, si vuole tutto e subito, si cerca qualcosa che ci prenda immediatamente all'amo. Non siamo più disposti a soprassedere di fronte a momenti poco esaltanti: perennemente impauriti dallo sprecare il nostro tempo, dal timore della noia e del backlog finiamo per "cambiare", anche a costo di cambiare in peggio. E via col prossimo gioco: "RDR2 è troppo lento, ho cominciato a giocare a Peti di Rane e lo trovo molto più divertente, mi diverte tantissimo tanto che ho mollato il gioco della Rockstar". RDR2 è lo sberleffo definitivo a quel tipo di approccio: le lunghe cavalcate per arrivare ad una meta (il viaggio rapido c'è ma è piuttosto laborioso), i salvataggi impossibili durante una missione ( e alcune sono davvero lunghe), una trama che si prende centinaia di pause...Tutti fattori che indispongono chi (per età, predisposizione, o poco tempo da potergli concedere) è più propenso in quel momento ad una toccata e fuga, ai classici "dieci minuti e poi smetto". No qui o hai un'ora a volta da dedicargli per una missione principale o ti arrangi e te la prendi in quel posto. Ti devi pure rifare tutta la missione la volta successiva perchè non hai ovviamente potuto salvare nel mentre.
Nell'epoca del tutto e subito insomma Rockstar sceglie l'approccio opposto: poco e poco alla volta. Avete un mondo a disposizione, sta a voi scegliere come approcciarlo, il gioco non fa nulla per dirvi cosa fare e quando farlo. Potreste incaponirvi nel fare sempre le stesse cose come gestirvi le missioni nel modo che piu' si adattano alle vostre esigenze. Uno stesso videogame insomma che puo' essere affrontato in mille modi diversi, a patto di dedicargli il tempo che merita per poter arrivare alla sua conclusione. Non e' un videogioco da "10 minuti e poi smetto", nemmeno uno da "ho 10 minuti di tempo senza fare nulla, ci gioco", ma nemmeno da "voglio farmi delle sessioni di 5 ore non stop e finirlo in un weekend". Conciliare insomma i ritmi della vita moderna con un videogioco da "poco e in tanto tempo" non e' facile, ci vuole una certa dose di pazienza, pazienza che magari in passato avevamo e oggi abbiamo decisamente di meno.
Nell'epoca del tutto e subito insomma Rockstar sceglie l'approccio opposto: poco e poco alla volta. Avete un mondo a disposizione, sta a voi scegliere come approcciarlo, il gioco non fa nulla per dirvi cosa fare e quando farlo. Potreste incaponirvi nel fare sempre le stesse cose come gestirvi le missioni nel modo che piu' si adattano alle vostre esigenze. Uno stesso videogame insomma che puo' essere affrontato in mille modi diversi, a patto di dedicargli il tempo che merita per poter arrivare alla sua conclusione. Non e' un videogioco da "10 minuti e poi smetto", nemmeno uno da "ho 10 minuti di tempo senza fare nulla, ci gioco", ma nemmeno da "voglio farmi delle sessioni di 5 ore non stop e finirlo in un weekend". Conciliare insomma i ritmi della vita moderna con un videogioco da "poco e in tanto tempo" non e' facile, ci vuole una certa dose di pazienza, pazienza che magari in passato avevamo e oggi abbiamo decisamente di meno.
RDR2 quindi richiede dedizione totale e immersione, pena il mancato apprezzamento o completamento, un po' come una lunga suite progressive: o la ascolti bene o non lo fai proprio. Non è quindi un difetto del gioco questa sua caratteristica ma è un'importante barriera tra noi e la conclusione dello stesso.
Nella seconda puntata analizzeremo un altro importante fattore che rende il gioco Rockstar non alla portata di tutti pur essendo stato comprato da tutti: l'età.
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