sabato 10 maggio 2025

Alan Wake 2 - Sogno e son desto

Il primo Alan Wake, uscito nel 2010, voleva essere una specie di risposta della Xbox al successo di Silent Hill, fortunata saga horror psicologica esclusiva per PlayStation. Non fu un successone, per il pubblico ma neppure poi tanto per la critica. La grafica era di ottimo livello, così come la trama era molto intrigante e interessante, perfettamente in linea con quelle delle opere rivali. Anzi ne riprendeva pure alcune situazioni (il luogo misterioso che "vive di vita propria", il lago, la scomparsa in circostanze poco chiare della moglie del protagonista. Morta? Rapita?). Qui avevamo però pure abbondanti dosi di Stephen King e Twin Peaks, in una sagra della citazione affascinante, che per poco non sfociava nel plagio, senza però arrivarci mai.
il problema era il gameplay. Quello che succedeva pad alla mano era molto meno esaltante. Tra un protagonista piuttosto rigido nei movimenti e una meccanica action (luce/buio, con la prima necessaria per fare fuori i nemici) che a volte annoiava mentre altre volte si faceva perfino frustrante. Le ambientazioni poi erano molto caratteristiche e belle da vedere, se non fosse che per il 90% del tempo di fatto si finiva per girare al buio nei boschi.
Un gioco insomma interessante, con ottime idee, che però non era certamente memorabile. Ma che lo divenne col tempo, a causa di numerosi fattori. 




Se nel 2010 le "esperienze interattive" erano poche e mal viste dai videogiocatori, negli anni successivi fiorirono, contribuendo a fare goder di maggior credito anche a quelle opere seminali, tra le quali in un certo senso rientrava anche Alan Wake. 
La saga di Silente Hill nel frattempo non solo si era impantanata, ma era evaporata, accrescendo quel senso di nostalgia per quel tipo di videogiochi. Anche per quelli di buon livello ma che erano lontani dall'eccellenza.
Inoltre il gran lavoro degli sviluppatori di Alan Wake, divenuti nel corso degli anni sempre più maturi (ma giá Max Payne, precedente, fu una pietra militare), portò all'uscita di giochi, non solo di livello sempre più elevato, ma pure interconnessi tra loro. I successivi Quantum Break e Control infatti, oltre ad essere più rifiniti, contenevano i semi di un universo condiviso che col tempo mostrava sempre più di essere concreto. Personaggi, situazioni, ma soprattutto una mitologia che si faceva sempre più interessante e arrivava ad abbracciare tutti i giochi, rendendo la trama sempre più fitta e piena di rimandi continui. 

Alan Wake 2 (uscito a ben 13 anni di distanza dal primo capitolo) è la sublimazione di questa visione. Grazie ad una grafica a tratti spaccamascella era ora possibile, in maniera concreta, non ravvisare più grosse differenze tra film interattivo e videogioco vero e proprio. E allora ecco il continuo alternarsi di cut scenes in live-action, seguite da altre in computer grafica, ad altre ancora giocate, senza sentire lo "stacco" tra le stesse. Questo grazie anche alla bravura degli attori, che riprendevano i ruoli interpretati anni prima, stavolta anche dal vivo, tra questi ovviamente anche l'onnipresente Sam Lake, qui a destreggiarsi tra scrittura, recitazione, creazione di situazioni assurde. 




Alan Wake 2 è infatti un calderone pieno di sequenze paurose, angoscianti, buffe, assurde, divertenti, esaltanti. Un attimo prima è uno slasher, un secondo dopo diventa un musical interattivo, che poche sequenze dopo diventa un Talk show apocalittico, un investigativo, un puzzle game...
La parola d'ordine è insomma sempre e comunque creatività, col videogiocatore sballottato di continuo di qua e di là, che finisce per avere le vertigini, proprio come il protagonista che non capisce più se è sveglio, se sta sognando, se sogna di essere sveglio, se è sveglio ed usa i sogni per tornare alla realtà o se sono i sogni ad usare lui per arrivare nella nostra realtà.

I colpi di scena si susseguono insomma a getto continuo tanto che ad un certo punto si perde totalmente il filo e il senso di quello che accade, cosa è reale e cosa non lo è, per poi essere riportati sulla giusta via dal gioco stesso, tramite spiegazioni mai troppo invadenti e spesso mascherate da indizi di una investigazione (che potrete leggere e rileggere o ascoltare per avere un quadro molto più chiaro). 
Pure il gameplay rispetto a quello del gioco originale è mutato, usa le stesse dinamiche (luce/buio) ma le usa in maniera più creativa: molto più presenti le fasi puzzle (comunque semplici) così come le sequenze action sfruttano un arsenale più dinamico e coerente col mondo di gioco. Restano a tratti ostiche, qui però volutamente, irritano a tratti, a causa anche ad un level design labirintico, cervellotico in alcuni frangenti, poco intellegibile e da mal di testa. Un difetto che finisce per diventare un pregio. 




Alan Wake 2 è insomma un punto di arrivo. Di una visione cominciata ormai 15 anni fa, ma anche di una forma di intrattenimento che, se vuole, può essere pure arte. Musica, fotografia, cinema, gioco, sono qui tutte parte dell'esperienza, nessuna sovrasta l'altra ma anzi si prendono tutte la scena. E allora pure qualche spigolosità di troppo (causa budget) finisce per assumere un certo fascino all'interno del contesto. Come quando nei sogni tutto ci appare così interessante, affascinante, perfettamente sensato, anche se poi a mente sveglia ci accorgiamo che non era esattamente così. 

Voto 9-

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