Recuperiamo oggi un film controverso, uscito nel febbraio 2014, che ha incassato una
miseria al botteghino ma ha ricevuto il plauso della critica (o almeno
di gran parte di essa) ponendoci in contro tendenza, nel
senso che a noi non ha convinto appieno. Non tanto per l'audace
intenzione di raccontare un mondo post-apocalittico in maniera
originale, che si differenzi dalle tante opere dello stesso genere viste
negli anni, quanto nello sviluppo finale dell'idea.
Terra, futuro prossimo. Il nostro pianeta attraversa una nuova era glaciale. I sopravvissuti rimasti sono costretti a viaggiare su un treno rompighiaccio, che gira attorno al pianeta senza soste. In questo micro mondo vige un sistema distopico, governato da una dittatura incaricata di mantenere l'ordine sociale e la sopravvivenza della specie umana. Divisi dai passeggeri di testa (i ricchi) quelli di coda (i poveri) vivono oppressi. Ma il vento del cambiamento si sta alzando... "Capitan America" prepara la rivoluzione.
Un treno in corsa che trasporta il genere umano in via di estinzione non solo è un'ottima metafora che rimanda al be quick or be dead (o corri o muori) in cui siamo tutti lepri braccate dal clima da lupi, ma è anche uno spunto perfetto per costruire una storia appassionate. L'attraversare vagone per vagone gli stati sociali per arrivare in testa, altra metafora della rivoluzione.
Non fissiamoci troppo sul fatto di come sia possibile il moto perpetuo del treno, o su altre incoerenze scientifiche, si tratta pur sempre di un film di fantascienza, altrimenti avremmo stroncato Interstellar. In fondo l'intento del film è quello di metterci in un sistema chiuso, alle stesse condizioni di chi ci vive e la parte più importante del discorso è quella della fantapolitica. Ma di fatto resta molto assiomatico. Dobbiamo far passare avanti alcune cose prima di dire: "vabbè lasciamo stare la logica vediamo che succede".
Non fissiamoci troppo sul fatto di come sia possibile il moto perpetuo del treno, o su altre incoerenze scientifiche, si tratta pur sempre di un film di fantascienza, altrimenti avremmo stroncato Interstellar. In fondo l'intento del film è quello di metterci in un sistema chiuso, alle stesse condizioni di chi ci vive e la parte più importante del discorso è quella della fantapolitica. Ma di fatto resta molto assiomatico. Dobbiamo far passare avanti alcune cose prima di dire: "vabbè lasciamo stare la logica vediamo che succede".
Vi sono ad esempio delle scelte di sceneggiatura, non illogiche di per se, ma che non puoi fare a
meno di non dimenticare mentre stai vedendo il film. Una in particolare (che
non dico per non spoilerare) salta fuori proprio nel momento più
dramatico dell'interpretazione di Evans. Sarà che siamo andati a vedere
il "pelo nell'uovo" ma mentre alla fine ci rivela i suoi "gusti gastronomici" ti viene da pensare: "proprio tu che facevi tanto lo schizzinoso". Non vi è una scena che rimanga impressa o la trovata della situazione. Il
suo evolversi risulta a volte persino prevedibile per gli indizi che lascia, e per chi ha letto Aldous Huxley. La sua ironia (che pure c'è) rimane soffocata dalle interpretazioni, come chi è serio e fa una battuta forzata. Si, ok la bella scena della "scarpa in testa", ma siamo lontani ad esempio dalle grottesche trovate di Brazil (per citarene uno che è stato messo a paragone), anche per quanto riguarda le inquadrature, pressochè accademiche.
"Un regista coreano che si discosta dal solito prodotto hollywoodiano" si legge in rete... Noi tutto questo discostamento non l'abbiamo visto. Sin dalla scelta di Chris Evans, e non sono daccordo, poi, con gli elogi che alcuni fanno alla sua interpretazione. Non venite a dirmi che adesso Capitan America è diventato d'improvviso un grande attore. Ma al di là dei facili snobbismi neppure quella del grande John Hurt (personaggio immancabile nei film distopici) ci ha appassionato come in altri film. Non riesci ad
empatizzare compiutamente coi personaggi.
La storia rimane dunque in parte nel bozzolo delle sue potenzialità. Il tappeto non è stato ben steso e stirato, ha un'ottima parte centrale ma prima e dopo un po' si adagia. Abbiamo apprezzato la scelta finale, coerente con quanto visto nel film. Non vogliamo però essere assolutisti nei nostri giudizi, lanciamo quindi una scommessa spassionata: una grande opera si vede alla distanza e se fra dieci o vent'anni questo film sarà dimenticato, vol dire che abbiamo avuto ragione noi
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