USA 2014 |
Avete presente il detto sul "mettersi nei panni di qualcun'altro"? Ecco appunto! In questo film non si tratta solo della precauzione igenica: lavare prima di indossare. Soprattutto se poi trovi un vestito, vecchio di secoli, in un baule che non è il tuo. Né della leggenda metropolitana secondo cui i vestiti cinesi fanno male alla pelle. Ma come dice anche un altro detto: la fretta fa i figli ciechi... e se non stai attento se li mangia pure.
Il piccolo Jack festeggia il suo compleanno, ma il clown che doveva arrivare gli ha fatto il "buco in testa". Mamma Meg chiama il marito e gli chiede di risolvere il problema. Kent fa l'agente immobiliare, di cognome non fa Clark, ma quando trova un costume da Clown, in un vecchio baule, in una delle sue case sfitte, ha l'idea di diventare il "supereroe" che salva la festa di suo figlio. La mattina dopo c'è solo un piccolo problema: Il vestito non viene via. Solo per togliersi il naso finto, perde mezzo naso vero. Chiamato il vecchio proprietario viene allora a sapere che, il costume, altro non era che il vestito originale di Arlecchino. Un Demone che (nel film) era ghiotto di bambini.
Ed in effetti, se lo vediamo bene, proprio del vestito di Arlecchino si tratta. Noi italiani lo conosciamo meglio, anche se in pochi sanno che, la maschera di Bergamo, si ispira ad un antico demone campestre del nord Europa. Il Clown-Assassino pare ormai un binomio trito e ritrito, portato al successo dal Famoso IT. Un paio di generazioni cresciute con la paura per i pagliacci (a me invece al circo eranono la cosa piaceva di più) sino alle leggende metropolitane delle bande dei furgoni o un personaggio per la quarta stagione di American Horror Story. Solo che stavolta c'è l'interessante variante di Arlecchino. La paura che la cosa più innocua possa rivelarsi un mostro, invece, è atavica in noi. Ecco perchè il Clown negli Horror è una delle superstar per antonomasia.
Un film anche un po' crudo... se riferito ai bambini mangiati senza essere cucinati. Un horror di fascia media che regala qualche attimo di tensione, non senza qualche stereotipo da Horror, ma tutto nella norma. Si fa guardare, anche non essendo eccezionale. Interessante più per la variazione dell'idea che per lo sviluppo di una trama pressochè scontata. Un occasione per rivedere Peter Stormare, l'eclettico cattivo (qui indiretto) di film come Fargo o 22 Jump Street, nonchè l'Abbruzzi di Prison Break (per intenderci). Lo svedese che parla bene inglese e sa imitare tutti gli accenti europei.
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