Questa è la storia di un campionato paradossale, in cui a dar fastidio non sono le vittorie della Juve ma le sue sconfitte. Di una stagione senza storia e senza sale, in cui la forza della capolista è inversamente proporzionale alla consistenza delle sue avversarie, condannate a sperare non nelle proprie forze ma in quelle altrui, per raggiungere i propri obbiettivi stagionali tanto in campionato quanto in coppa. Di un fuoriclasse in forza di un popolo sazio, che sciopera, sbuffa e chiede la testa di un allenatore dopo l'ottavo scudetto consecutivo che iscrive la squadra nell'almanacco dei record. Questa è la cronaca di uno degli anni più strani della nostra storia.
Diciamoci la verità, quella di ieri era una sconfitta ampiamente pronosticabile alla vigilia, anche se poi, forse, alla prova del campo poteva anche essere evitata. La Juve e i suoi tifosi sono già con la testa da un'altra parte: l'ossessione "Allegri va, Allegri rimane" è seconda solo a quella per la Coppa che tarda a tornare. La Roma resta aggrappata alla speranza di una qualificazione in Champions League e le motivazioni hanno dimostrato di essere l'ingrediente fondamentale di questo campionato. Vedasi Samp, che perdendo in casa con l'Empoli in un un solo colpo accontenta Andreazzoli (il quale dopo Spal-Juve col broncio chiedeva "perchè a noi no?") e Quagliarella (mandandolo in gol nel classico "rigore della bandiera" per la sua lotta alla poltrona di capocannoniere).
Una sconfitta (la nostra) che sicuramente infastidisce molto più coloro che le hanno festeggiate fino all'altro ieri, soprattutto in coppa. Squadre che in Champions indossano i colori di altri per poter vivere emozioni europee che mancano ormai da anni. La Juve "mette le corna" (sinonimo di tradimento) a diavoli e tori, così come fa la Samp con i cugini del Genoa. E' una Serie A Sansonica che abbatte i suoi filistei. Insomma un Karma che scontenta tutti per accontentare ognuno.
Ad andare bene ancora una volta è la Roma, come accadde qualche anno fa quando una Juve già scudettata fece uno sgarbo al Napoli perdendo 1-3 ed estromettendolo dalla qualificazione alla Champions diretta. Forse dobbiamo ancora ringraziarli per quei 102 punti, impossibili se come quest'anno il Napoli ti molla prima di cominciare e non ti da stimoli di batterli.
Nello zoom di questa partita forse la sconfitta appare addirittura eccessiva per una squadra che nel primo tempo va più volte vicino al gol, fermata solo dai legni e da Mirante, e che nel secondo tempo non passa in vantaggio per un piede, quello di Ronaldo in fuorigioco. Il resto, per loro, è l'aver saputo beccare due ripartenze sul finale di gara, zona in cui altre volte la Roma invece aveva pagato dazio. Troppo lontano Quagliarella e troppo demotivata la Juve per aiutare Ronaldo in classifica marcatori. Persino lui costretto ad accorgersi che in Serie A non vincono quasi mai i giocatori delle squadre in testa alla classifica, soprattutto nella Juve, dove neppure se sei Ronaldo ti passano sempre la palla. Più volte Cristiano a sbattuto i piedi infuriato, non vedendosi recapitare il pallone da un lancio fendi-difesa.
E pensare che alla prossima potremmo ripetere lo spettacolo. Solo la speranza di non fare una brutta figura completa, nel giorno della festa, potrà salvarci da un'altra sconfitta annunciata. In fondo non a senso chiedere in tempo di pace ciò che hai dimostrato di avere poco anche in tempi di guerra, cioè la cattiveria necessaria per far valere tutta la tua potenza di fuoco. Poichè come detto, molti in questa stagione sono parsi sazi prima di sedersi al tavolo.
Brutto battessimo per il debutto di una maglia brutta, la nuova della Juve. E non è solo per romanticismo o per tradizione tradita, nè per una innovazione di marketing poco gradita, ma è solo perchè è proprio brutta, a prescindere, e non sono il solo a pensarla così. Sarebbe bastato anche solo rinunciare a quell'obrobrio di striscia rosa che divide il bianco dal nero. Per non parlare dell'inversione dei due colori sulle maniche e sopra i pantaloncini. Persino lo slogan sa di presa per il culo: "be the stripes" (sii le strisce) come a dire "immagina (di averle), puoi". Ci abitueremo anche a questa ma è l'ultima maglia che mi sognerò di comprare, mentre un po' rimpiango quelle della Nike, se non fosse che l'Adidas sborsa di più.
Certo che è un segno del destino che la Juve rinunci alle strisce proprio nell'anno in cui il Notts County (squadra da cui le prende) abbandona il professionismo dopo 157 anni retrocedendo tra i dilettanti. Chissa che questo non sia l'anticipo di qualche cambiamento, mentre i tifosi ormai già si ammassano alla continassa come i fedeli a piazza San Pietro, per vedere se per Allegri sarà fumata nera o bianca.
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