sabato 13 marzo 2021

Raised by the wolves - serie TV (2020)


Da buon fan di Philip Dick solo leggere il nome di Ridley Scott associato a qualsiasi progetto che abbia a che fare con la fantascienza mi fa sbrilluccicare gli occhi. Blade Runner é infatti non un semplice cult per "dickheads" (si fanno chiamare proprio cosí) incalliti, ma una vera e propria pietà miliare del genere fantascientifico, che ha definito l'iconografia e l'estetica di tutto ciò che sarebbe arrivato in seguito. Non un semplice adattamento, insomma, ma un rimodellamento coerente ed originale del romanzo, visivamente visionario e premonitorio. Ma Scott é anche il padre di un altro capolavoro (precedente) della cinematografia fantascientifica: quell'Alien che fu poi in seguito ridefinito da James Cameron prima di essere rimescolato, riassemblato, smembrato da altri e infine riportato alla luce sotto nuove spoglie (il discusso e discutibile Prometheus) dallo stesso Scott.

Raised by The Wolves, serie televisiva prodotta dal regista britannico (che dirige gli ottimi primi 2 episodi) si può considerare come una commistione tra le due opere sopra citate. 


Ma gli androidi sognano bambini elettrici


Come in Blade Runner abbiamo a che fare con gli androidi: esseri senzienti simili agli umani tanto da poter essere confusi ad un occhio non ben attento con essi, talmente simili da poter essere addirittura usati come procreatori della vita stessa. A che pro? Per poter colonizzare pianeti simili alla Terra e dare all'umanità una nuova speranza di vita dopo che il nostro ha subito un triste destino (la classica guerra fatale che ha lasciato solo macerie). E qui arriviamo alla terza fonte d'ispirazione. Due di questi androidi ("madre" e "padre") sono stati mandati a "popolare" Kepler 22-b, un pianeta vivibile e apparentemente normale ma che (prevedibilmente) nasconde misteri e oscuri segreti che finiranno per accatastarsi sempre piú nel corso delle puntate e per riguardarli da vicino. I bambini che devono accudire e la loro stessa sopravvivenza saranno in pericolo. Non sono infatti soli e il pianeta custodisce al suo interno un oscuro passato, mentre eventi apparentemente inspiegabili cominciano ad accadere.

Chi ha detto Lost? Beh non ci siete lontanissimi. Sostituite l'isola con un intero pianeta, il "fumo nero" con le strane presenze che appaiono e scompaiono su Kepler b-22, il misticismo pseudo religioso con lo strano culto di Sol (la battaglia tra religione e ateismo é una delle caratteristiche distintive della mitologia della serie e non mancheranno metafore e riferimenti biblici, molto poco velati, durante tutto l'arco della stagione), gli "altri" con i misteriosi esseri che vivono sul pianeta (ai quali si aggiungono altri terrestri che arriveranno a scombinare le carte)...Siamo insomma da quelle parti, con qualche spruzzata di Prometheus. Pure piú di qualche spruzzata, nelle puntate finali (quando comparirà una certa presenza) infatti sembrerà addirittura di essere finiti in una sorta di spin-off dello stesso.


"Tieni, devi mangiare, altrimenti non diventerai mai grande" 
"Voglio restare piccolo" 


Pure i continui misteri e i colpi di scena che finiscono per portare sempre a nuove domande invece che fornire risposte (e a tratti indispongono lo spettatore) vanno in quella direzione. Se infatti durante le prime puntate il tutto sembra piuttosto lineare e coerente, con un canovaccio ben preciso da seguire, nel corso delle puntate viene buttata sempre piú carne sul fuoco e l'atmosfera (magnifica e magnetica) ne risente non poco, facendo un po' scemare l'effetto meraviglia creato nelle prime puntate (anche grazie alla splendida fotografia e a degli effetti speciali indubbiamente riusciti). E' come se ci fosse insomma un brusco calo nella seconda parte della stagione, una seconda parte che cerca di stupire piuttosto che di raccontare, finendo per perdere un po' il bandolo della matassa e rinunciando ad una certa coerenza. Un peccato perché comunque le tematiche affrontate e le questioni che vengono poste risultano non banali.

Dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi invece viene svolto un ottimo lavoro: Amanda Collin soprattutto appare perfetta nel dipingere un androide "umanizzato", sia nelle fattezze che nelle movenze e negli atteggiamenti. La sua é una "madre" che é divisa tra l'attenersi alla sua programmazione e il bisogno di sentire di poter prendere decisioni che siano solo sue, di provare sensazioni nuove e strane col dubbio che possano in realtà essere semplicemente frutto di input innestati dal suo creatore o chissà chi. Rappresenta insomma perfettamente lo spirito di una serie ambivalente: sontuosa e fascinosa ma anche a tratti fredda, stereotipata e meccanica. Lascia intravedere ma non mostra mai davvero fino in fondo il suo reale intento, si limita ad alludere e suggerire. Lo spettatore insomma dapprima carpito rischierà pian piano di perdersi tra i suoi simbolismi e cambi di prospettiva fino ad arrivare ad un finale che di fatto non lo é. Il classico immancabile cliffhangerone insomma.


Non fate mai incazzare una madre


Raised by The Wolves Comunque, al netto di questo "calo" descritto in precedenza resta lo stesso una serie imperdibile per tutti gli amanti della fantascienza, un ottimo esempio di come ormai certe tematiche e certe ambizioni possano trovare spazio anche sul piccolo schermo. Non dice nulla di nuovo e si fa prendere a tratti la mano dalla sindrome di Lost ma dipinge scenari e situazioni di indubbio fascino, che non possono lasciare indifferenti. L'importante é non porsi troppe domande o quantomeno non focalizzarcisi troppo e farsi trascinare dalla confezione, sperando che tali ambizioni vengano poi messe a frutto nelle puntate seguenti, già annunciate.

PRO

- Visivamente affascinante
- Cita ma non copia
- Tematiche interessanti

CONTRO

- Seconda parte di stagione inferiore alla prima
- Troppa carne al fuoco e poche cose messe veramente a fuoco
- Alcune scelte di trama non convincono. 

Voto 7,5


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