lunedì 20 dicembre 2021

Squid Game - serie TV (2021)


Vi ricordate "Mai Dire Banzai"? Era quel programma satirico della Gialappa's dei primi anni 90, nel quale il trio commentava a modo suo le improbabili imprese dei concorrenti di un gioco televisivo giapponese, alquanto singolare (Takeshi's Castle in originale, all'epoca Takeshi Kitano diciamo che non era esattamente famosissimo qui da noi). Beh, singolare è dire poco, diciamo che le prove nelle quali i partecipanti si cimentavano andavano dal folle, al ridicolo, al grottesco fino al pericolosamente...pericoloso. Una specie di Giochi Senza Frontiere totalmente idiota nel quale ognuno partecipava per se e per vincere un ambito premio in denaro.
Ecco, sostanzialmente, a dispetto di quello che vi diranno in molti (si tende sempre ad esagerare con la presunta originalitá quando si vuole "sponsorizzare" una serie TV che ci è piaciuta) Squid Game è questo: un Mai Dire Banzai coreano dove però se si perde si muore. Tutto qua, più o meno.


"Salve ragazzi, voglio fare un gioco con voi"


Perchè, se vogliamo, oltre alla classica situazione nella quale degli sconosciuti si ritrovano a giocare un gioco mortale per salvare la pelle (The Cube o ancora di più, e qui a tratti si sfiora un po' il plagio, Saw: guardate la puntata finale per capire a cosa mi riferisco) c'è qualcosa di diverso. Non in un maggior contenuto splatteroso o in una sensibilitá e in una certa esagerazione delle situazioni tipicamente orientale. Qui c'è che i nostri "giocatori" sono davvero dei giocatori, non delle persone rapite, torturate e costrette di punto in bianco a fare cose inenarrabili. La violenza insomma in un certo senso se la sono cercata. Sono dei reietti, delle persone ai margini, che non hanno più nulla da perdere, che cercano qualcosa (denaro, uno scopo nella vita, una seconda occasione), non sono delle persone che un non meglio identificato pazzoide vuole punire per qualche ragione.


"La prossima prova è molto dura, in sostanza chi piange muore: Lol di Amazon Prime Video ci fa un baffo"


Naturalmente il tutto finisce comunque con conseguenze simili ai film sopra citati (il gioco si trasforma nel corso del tempo, le regole si fanno via via più crudeli, ci sono delle piccole clausoline che scombinano le intenzioni iniziali...) ma quella differenza che appare piccola fa tutta la differenza del mondo e rende Squid Game una serie degna di essere vista. E' questo voler analizzare le situazioni, le morti, le vittorie dei personaggi, i cambiamenti di fazione, con un occhio quasi voyeristico che cambia le carte in tavola. Il Grande Fratello senza confessionale ma con le eliminazioni (nel vero senso della parola) a sorpresa. E' un sadico puntare sulla prossima esclusione, il giocare noi stessi con i personaggi e guardarli con un occhio "esterno", distante, commentarli e ridere di loro come tanti membri di una ipotetica Gialappa's Band mondiale (pure qui i giochi sono infantili e "stupidi", bambineschi come quelli di Takeshi's Castle: le biglie, un-due-tre stella, quel livello lì insomma).


"Dopo i cruenti Altalena e Scivolo, la prova più difficile e mortale: IL GIOCO DELLA BOTTIGLIA"


Eppure tra una risata e l'altra, tra un commento su quel personaggio che "muore male" e una scommessa sulla prossima esclusione un dubbio serpeggia bella nostra mente. Non siamo forse in fondo anche noi come i "Vip" che compaiono nelle puntate finali della serie? Godiamo delle disgrazie dei poveracci ai quali la vita ha voltato le spalle? A differenza dei personaggi di The Cube o Saw, con i quali solidarizziamo e facciamo il tifo per loro, qui siamo noi dalla parte dei sadici e dei "guardoni". E' vero che qui quasi nessuno, a parte il personaggio principale (che non è esattamente uno stinco di santo), è davvero "positivo", ma la questione resta pur sempre la stessa.

Così come per Parasite, insomma, ci troviamo di fronte ad un qualcosa che al suo interno cela un messaggio, qui molto più esplicito, grezzo, privo di finezza come un elefante in una cristalleria. Però sostanzialmente stiamo da quelle parti. Le divisioni di classe, il divario sociale, le crisi economiche, la povertà, ci spingono a chiederci "fino a dove si spingeranno le persone che hanno perso tutto"? "Quale è il limite oltre il quale riusciranno a spingersi coloro che con i soldi possono fare tutto?". Esiste questo limite?


"Da oggi ragazzo sarò il tuo Ggambu e come dico sempre "le bugie hanno le Ggambu corte""


Squid Game insomma è un'operazione intelligente e qui sta il suo grande successo. Solletica il pubblico meno esigente e più superficiale col classico meccanismo da Grande Fratello in salsa più cruenta, ma lascia anche, a chi vuole andare più a fondo, spunti sui quali riflettere e considerazioni amare su noi stessi e sulla nostra societá. Tra una trashata e una riflessione filosofica alla fine si finisce per rimanerne comunque un po' tutti soddisfatti perchè a modo nostro siamo un po' tutti vittime, carnefici o semplicemente guardoni.

PRO

- Mescola ambizioni "alte" e "basse" con intelligenza
- Innesca una sorta di voyerismo malcelato nello spettatore
- Alcune sequenze sono un vero pugno nello stomaco

CONTRO

- Qualche esagerazione eccessiva pur nel contesto sopra le righe del tutto
- Un paio di colpi di scena davvero troppo telefonati
- Alcuni Deus Ex Machina nella risoluzione di determinate situazioni del "gioco"

Voto 8,5

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