Le saghe di Resident Evil e Silent Hill sono sempre state legate a doppio filo, due giochi horror in realtà piuttosto diversi ma che in modo simile hanno fatto la storia tanto da influenzare l'immaginario collettivo e ispirare anche una serie di film basati sugli stessi.
Negli ultimi anni però entrambi hanno perso gran parte del loro credito: Se Resident Evil pur di vendere di più è diventato sempre più action e meno horror, snaturandosi, Silent Hill al contrario è sempre rimasto molto (troppo) fedele alle sue origini, infischiandosene dell'evoluzione del mondo dei videogames finendo per diventare un gioco di nicchia. Silent Hill Downpour avrebbe dovuto risollevare le sorti della saga Konami (poi passata a mani occidentali), facendola tornare all'antico splendore. Andò così? No, per niente, eppure qualcosa da offrire, e anche molto prelibata, ce l'aveva.
Per la prima volta sono state introdotte le missioni secondarie, che inserite in un contesto free roaming hanno conferito al gioco maggior spessore rispetto al recente passato. Ci si può avventurare tra le stradine nebbiose e piovose della città alla ricerca di piccole storie, oggetti da collezionare, segreti, puzzle. Queste side quest non sono quasi mai noiose, anzi si integrano bene col gioco, a volte offrono dei bonus niente male (una conferisce una scorciatoia per raggiungere in breve tempo i luoghi che vorremo visitare) e comunque sono sempre interessanti (raccontano risvolti su altri sfortunati abitanti della città dell'incubo).
Altra cosa ottima sono gli enigmi: ben fatti e divertenti, mai troppo difficili ma neanche banali, con quell'alone di misterioso che affascina sempre. Se c'è una cosa poi sulla quale un gioco della saga di Silent Hill non ha (quasi) mai deluso è la trama: a differenza del rivale, ogni capitolo conteneva tematiche adulte, spunti di riflessione interessanti, momenti commoventi o scioccanti, più in generale avevano sempre qualcosa da raccontare e lo raccontavano bene.
Silent Hill Downpour sotto questo versante non delude: seppur non così sconvolgente o piena di colpi di scena inattesi, la storia Di Marty Pendelton è intrigante, coinvolgente, perfino commovente nelle sue fasi finali. l'ispirazione sembra essere quella del secondo capitolo della saga, con una storia molto più introspettiva e legata al protagonista. mentre si gioca a Downpour non si perde praticamente mai interesse per la storia, anzi la curiosità di vedere se davvero è come ce la immaginiamo è tanta e arrivati ai titoli di coda si resta enormemente soddisfatti sotto questo versante. Purtroppo...
Purtroppo una serie di difetti più o meno gravi rischiano di minare il risultato finale, alcuni causati da un budget non troppo consistente. Lasciando da parte una grafica non del tutto soddisfacente, è davvero triste constatare come in tutto il gioco i mostri siano solamente 5, che continuano a ripetersi per tutta la sua durata, uccidendo sul finale del tutto la tensione o il piacere della scoperta. Se poi ci mettiamo che i combattimenti sono legnosi e sviluppati male, con un sistema di controllo che fa le bizze, la frittata e fatta. Il frame rate soffre poi per tutta la durata del gioco, i rallentamenti sono troppi e troppo frequenti.
Un gioco che insomma finisce per ricadere (come per una maledizione legata al suo nome) sempre negli stessi difetti, il suo volersi ostinare ad offrire "esperienze" meravigliose sotto il profilo del coinvolgimento emotivo ma sviluppate tremendamente male sotto quello prettamente ludico. Così come il protagonista, per scoprire come sono realmente andate le cose dovremo penare non poco.
Silent Hill Downpur insomma, per quanto sia forse il più riuscito tra le incarnazioni moderne della saga, fallisce nel tentativo di avvicinare nuovi fan della saga, allontanati da una serie di difetti non indifferenti.
Per tutti i fan dell'universo della "Collina Silente" (come il sottoscritto) invece è un acquisto obbligato: la solita cura per la trama e le atmosfere viene rivitalizzata da un approccio free roaming che affascina, è un gioco che ha qualcosa da dire, che ci rapirà, a patto di passare sopra una serie di difetti tutt'altro che banali però.
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