Il successo di una serie come The walking dead è sempre stato direttamente proporzionale alla sua incostanza. Se la prima stagione risultava "asciutta" nella sua classicità quasi da film horror di serie B, nel corso delle stagioni si è cercato (con l'aumentare del pubblico) di far virare la serie verso un approccio più "filosofico", dove i dialoghi e i conflitti avevano sempre la precedenza sugli zombie e sui momenti più spiccatamente horror.
Questa "evoluzione", accompagnata ad un utilizzo di dialoghi piuttosto banali e piatti ha finito per relegare la serie ad un prodotto banale, per famiglie, poco esaltante, annacquato. Nessuno dei personaggi finiva per risaltare: tutti simili, stereotipati, con poco da raccontare nonostante la dose eccessiva di dialoghi. Non stupisce quindi come nel corso delle prime stagioni Daryl, pur nel suo essere personaggio non di primissimo rilievo, sia stato quello più riuscito, più razionale, con un'evoluzione coerente.
I momenti migliori erano quindi relegati a 2/3 puntate, più "potenti" delle altre e più d'impatto, dove il telefilm sembrava ricordarsi di essere una serie horror, momenti che lasciavano intravedere un potenziale grandissimo affossato da scelte discutibili che resettavano immediatamente la situazione per tornare alla solita infinita dose di dialoghi inutili.
Ad un certo punto, quasi sorprendentemente (anche grazie al cambio di showrunner), la serie subisce una nuova svolta: il gruppo di Rick comincia a diventare meno coeso e più "cattivo", alcuni personaggi cominciano a prendersi delle responsabilità facendo scelte scomode, altri rivelano la loro indole (Carol che si trasforma in un Rambo femminile senza scrupoli), finalmente la serie torna per certi versi a quel concetto originario di "sopravvivenza" che era parte fondamentale della prima stagione (pensiamo a Rick che paradossalmente si trasforma lentamente ma insesorabilmente nel nuovo Shane, capendo che purtroppo era la sua visione ad essere sbagliata e non quella dell'ex amico), ritrovando anche l'horror e lo splatter messi un po' troppo da parte.
Se quindi in passato il gruppo di Rick era "fregato" dal suo buonismo e dall'incapacità di decidere in situazioni difficili, adesso la loro risolutezza e la loro esperienza li porta non più ad essere vittime (del Governatore, alla prigione) per gli altri sopravvissuti ma mine vaganti (Terminus) e addirittura carnefici (Alexandria).
Chi non si trasforma muore, chi resta troppo legato al suo passato pre-apocalisse non resettando la sua moralità finisce per lasciarci le penne, è questa la nuova filosofia della serie e ad Alexandria questa nuova visione finisce per avere le sue conseguenze più evidenti. Certo, non sempre è così (l'irritante prete), ma chi non accetta il nuovo mondo finisce per rimanerne schiacciato.
Purtroppo questa nuova evoluzione e questa "visione" non sempre è stata accompagnata da una scrittura eccellente, questa quinta stagione ci ha restituito una serie di buon livello, che però spesso si è persa in un bicchier d'acqua: basta pensare ad esempio a come si è risolta la situazione dell'ospedale (e anche la scena clou in se, girata piuttosto male), a quanto sia stata risolta frettolosamente la parte di Terminus...
Per fortuna questi errori (presenti in gran numero nella prima parte della stagione) sono stati limitati con la seconda parte dove il livello delle puntate è rimasto (stranamente) piuttosto costante, dove la tensione è sempre stata quasi presente e la minaccia incombente, anche senza un vero nemico (anzi il vero nemico erano proprio i protagonisti), anche senza chissà quale originalità.
In questo tipo di serie (le zombie stories non è che possono parlare di tante cose, gira e rigira gli argomenti sono quelli) non è importante quello che dici ma come lo dici, ed Alexandria è stata gestita decisamente bene, almeno fino al season finale...
La puntata finale di stagione aveva il compito gravoso di risolvere determinate situazioni destinate a risolversi in modo brusco, a rimettere in luce alcuni personaggi visti nel corso delle stagioni precedenti (Morgan) e a "spiegare" un mistero che ormai ci portiamo avanti da tempo.
In realtà nessuna delle cose è stata risolta in modo definitivo, anzi, come è consuetudine della serie la questione principale viene risolta in un arco di tempo brevisssimo (belli i minuti finali) e con deus ex machina sconfortanti (Glen che torna come se nulla fosse quando non si capisce come l'abbia spuntata perchè il tutto è avvenuto fuori dallo schermo, la parte di Daryl in macchina). I misteri? Li teniamo per la prossima stagione, come al solito. Il solito cliffhanger che non è un cliffhanger
The Walking Dead insomma con la quinta stagione subisce un'impennata ed un'evoluzione e allo stesso tempo mantiene gli stessi difetti che l'hanno relegata a serie di buon livello, sempre lì per spiccare il volo, che puntualmente non è arrivato.
Ci sono buoni segnali (W) per il futuro comunque.
- Evoluzione nella narrazione e nella caratterizzazione di alcuni personaggi
- Tensione maggiore rispetto alle stagioni precedenti
- Più splatter
- Prima parte di stagione soporifera
- Troppi deus ex machina e alcune scene pensate male
- Alcuni personaggi inutili
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