Dopo la buona impressione ricevuta con Redemption (2012), mi son detto: "vediamoci anche Berandal (2014), che se ne parla lo stesso bene". Secondo capitolo di quella che, molto probabilmente, diventerà una saga indonesiana da esportazione. Lo davano qualche sera fa in TV, sull'ormai specializzata Rai 4, nicchia del cinema asiatico d'autore, e ho colto l'occasione.
Ritroviamo il nostro poliziotto Rama, campione di Pencak Silat, l'arma umana inarrestabile, stavolta nella parte dell'infiltrato. Neppure
il tempo di uscire dalla trappola del palazzone che giá bisogna
sacrificarlo per una nuova missione. Da una prigione a un'altra.
Stavolta in un vero carcere indonesiano, che non è mica un salotto. In questo dovrá accattivarsi le simpatie del
figlio di un Boss, per riuscire ad entrare nell'organizzazione che
corrompe la polizia. Per costruirsi una buona copertura si
farà anche qualche anno di carcere, prima di uscire e iniziare a fare il
lavoro sporco come tirapiedi e picchiatore della mala. Senza l'affetto della famiglia, da solo in un covo di lupi. Nessuna umana pietà, direbbe
Iena Plissken. Chi te l'ha fatto fare Rama, di arruolarti nella polizia indonesiana? Quasi quasi era meglio stare con i cattivi.
Suo fratello che fine ha fatto? Solo un nefasto passaggio in apertura. Giusto una comparsata per farcelo sapere e "levarcelo" di torno. Una particina (quasi parallela) anche per Yayan Ruhian; Mad Dog nel primo ("boss" finale nonché coreografo marziale) e Coso in questo... Non è che non ricordo come si chiama, è che si chiama proprio Koso (con la K). Anch'io all'inizio credevo che nessuno ricordasse il suo nome, perchè lo chiamavano tutti coso.
Un film che pare la trasposizione cinematografica, non ufficiale, del successo videoludico Sleeping Dogs. Tra botte da orbi, inseguimenti in auto con la guida a destra e... botte da orbi nelle auto con la guida a destra, una trama leggermente più curata del primo... Poche armi da sparo, in questo "scontro tra gentiluomini", di nuovo fase a "livelli" e personaggi caratteristici. Ah, e naturalmente il consueto fiume di sangue al limite dello splatter.
L'idea vincente è quella di non cullarsi sul successo del primo capitolo, girando un finto sequel che sa di Remake, ma confezionare un film nuovo, con nuovi personaggi (eccetto il protagonista). Abbandonato il tema assedio claustrofobico si vira su una storia metropolitana in stile John Woo. Massiccia dose di arti marziali sincronizzate, come un ballo di morte, ma anche spettacolari inseguimenti in auto per la città. Tutto rigorosamente senza controfigure. Uno stile ibrido tra cinema americano e asiatico. Un'altro paio d'ore di intrattenimento in attesa, per quello che si può capire, del terzo capitolo. Scommettiamo che gli americani compreranno il brevetto?
Nessun commento:
Posta un commento